Viaggio in Tunisia tra vestigia romane e arabe e il deserto
di Informacibo
Ultima Modifica: 05/01/2015
di Luciano Scarzello
Il deserto e’ una sensazione che si percepisce, ma non si vede, quando si atterra a Sfax o Tunisi, pronti ad immergersi nel sud della Tunisia. In un paese che sta conquistandosi con fatica, ma anche con fiero coraggio, una democrazia che per troppo tempo era stata solo illusione, è palpabile la voglia di avviare una fase nuova della storia di un paese che per molto tempo ha dominato il nord Africa e per troppo ne è stato dominato.
Per comprenderlo basta passeggiare tra le rovine delle Terme di Cartagine, per capire come questo popolo riuscì a tener testa alla Roma dell’Impero per alcuni secoli, riuscendo a far tremare quello che fu la più’ potente macchina militare della storia. L’imponenza delle rovine che si ergono a fianco di raffinate testimonianze di un’architettura di stampo orientaleggiante, ricordano come sin dalla notte dei tempi le terre di Tunisia abbiano rappresentato il ponte tra culture diverse ma sempre capaci di trovare punti di contatto.
Da qui alla vociante Medina di Sidi Bou Said o ai lunghi viali di Tunisi, il passo e’ breve, anche se pare di viaggiare tra i secoli solo percorrendo pochi chilometri. Sono infatti i toni del verde, che dominano la mezzaluna fertile del Nord Africa, a rilevare una cultura moresca che ha rappresentato e rappresenta per i tunisini una chiara manifestazione di appartenenza ad una storia secolare che continua a scrivere nuovi capitoli. Un verde che e’ in primo luogo aspirazione ad un’acqua che nel continente africano ha spesso rappresentato causa primaria di guerre intestine anche tra popoli che si credevano fratelli, pur consentendo all’agricoltura dei paesi nordafricani una importante fonte di reddito. Un verde che e’ ispirazione anche al cristallino del mare, anch’esso risorsa sempre più importante, dato il rilievo dei flussi turistici, nel delineare i profili un’economia tunisina giovane e in crescita.
Basta però imbarcarsi – da Tunisi – su un volo diretto a Tozeur, da secoli importante stazione di posta per raggiungere l’agognato Mediterraneo, che la Tunisia conosciuta sino a questo momento muta radicalmente la sua fisionomia. Il deserto diviene infatti l'elemento centrale di culture berbere abituate al nomadismo ma che riesce a condizionare abitudini alimentari, fisionomia dei villaggi, conformazione sociale di un territorio abituato ad essere terra di mezzo: già mare per coloro che si sono avventurati tra le sabbie in direzione nord e realtà di Riviera per coloro che hanno deciso di puntare a sud, di lasciare quanto sino a ieri appariva scontato ma che tra le dune diverrà rischio e avventura.
E' la seconda volta che torniamo in Tunisia e se nel precedente viaggio alcuni anni fa la metà più importante furono Tunisi e Hammameth, al nord, stavolta tocca proprio a Tozeur e al deserto che di lì inizia scendo ancora verso sud, ovest ed est in direzione della Libia. Oltre alla sabbia eterna qui sono le palme a costituire una delle maggiori attrazioni. La città è circondata da oltre 1000 ettari di palmeti e rinomatissimi sono i datteri in particolare i “Deglet nour”, molto gustosi. Esiste anche un famoso museo dedicato proprio alla pala e alla sua storia ed evoluzione nei millenni.
Molto caratteristico il centro storico dove le strette strade che raccontano dei secoli della dominazione araba, i suoi muri e le facciate degli edifici sono state decorate con originali mattoni gialli e marroni dando vita ad uno dei più caratteristici e famosi stili architettonici della Tunisia.
Salendo a Chebika, lungo i pendii di Mides o Tameghza, o avventurandosi tra le dune di Jmel, le nostre guide turistiche non mancano di ricordarci come questi luoghi furono le quinte per i primi epici capitoli della saga del celbre film “ Star Wars”. E’ davvero immergendosi tra le dune a bordo dei nostri fuoristrada che si percepisce una dimensione differente, più distaccata dal nostro quotidiano, con un panorama dominato dai toni dell’ocra che non consente di viaggiare con la fantasia quanto piuttosto in se stessi. Un viaggio possibile grazie ai silenzi, a panorami che nascondono l’essenza del nostro presente, a popolazioni che affiancano la naturale ritrosia dei posti di passaggio alla cordiale ospitalità, non appena vanno a sciogliersi i primi timori.
Ospitalità che è tutta racchiusa anche negli straordinari piatti di una terra che deve confrontarsi con una natura poco generosa di frutti ma che, grazie al continuo passaggio carovaniero e ad una posizione baricentrica tra l’area mediterranea e le aride terre della pastorizia nomade, ha saputo trovare equilibri e mix tra culture gastronomiche differenti. Nessun segreto, se non ingredienti di assoluta qualità e semplicità, cucinati portandosi dietro una capacità di contaminazione che ha secoli sulle spalle di sperimentazione. Anche a tavola il meeting pot tunisino rappresenta quindi un valore aggiunto, per un bilancio di viaggio che permetterà di portare a casa non solo ricordi ma intense sensazioni.
La Tunisia è un'ottima meta per un viaggio anche d'inverno. Il clima è mite e i prezzi dei viaggi in genere sono molto convenienti.
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