Viaggio in Lazio per conoscere l’Olio Extravergine di oliva della Tuscia e della maremma laziale
di Informacibo
Ultima Modifica: 22/01/2016
di Luciano Scarzello
Pur se in una zona ricca di minerali (tra tutti l’allume e la tolfa), esiste un autentico petrolio biondo che rende ricca la Maremma laziale : non si estrae dal terreno ma viene raccolto nei frantoi.
E’ il pregiatissimo olio extra vergine d’oliva, che ha fatto di questo angolo di terra uno dei centri di riferimento e maggiormente vocati per la coltivazione delle olive e per la qualità dei suoi prodotti. Le particolari condizioni climatiche, le caratteristiche del terreno, l’esposizione al vento e l’affinamento delle tecniche colturali, hanno permesso un governo del processo di fabbricazione dell’olio una delle caratteristiche peculiari dell’attività agricola di questo angolo d’Italia, abitato da uomini e donne abituati dal tempo a non arrendersi a quanto Madre natura metteva loro a disposizione, ma impegnandosi ad un continuo e incessante lavoro.
Che ne ha visto evolvere importanti civiltà nei tempi antichi, di cui le vestigia etrusche rappresentano il carattere più evidente, e che ne assicurano un presente dove l’agricoltura e la tutela ambientale marciano di pari passo per affiancare alle tradizionali attività economiche del settore primario importanti ricadute in termini commerciali, artigianali, di servizio e turistiche.
Tanti i luoghi comuni e i miti da sfatare. Quando si pensa alla Maremma laziale, che rientra comunque nel territorio più vasto della Tuscia con capoluogo Viterbo, si immagina il verde di un’area che si protende naturalmente verso il mare, abitata dai caratteristici butteri. Ma non vi è luogo comune più falso del parallelismo tra i caratteristici “butteri”, i mandriani a cavallo che battono in sella l’area posta tra l’Alto Lazio e la bassa Toscana, e i cowboy statunitensi. Se questi ultimi governano i capi su spazi amplissimi, affiancando raramente l’attività agricola estensiva, i butteri non disdegnano mai di integrare l’attività di allevamento con la coltivazione delle varietà più pregiate e caratteristiche della macchia mediterranea, di cui proprio l'olio è l’assoluta regina ma senza disdegnare cereali e frutteti. In riferimento proprio all'olio la denominazione di origine “Canino”, che prende nome dall'omonima località, ha caratteristiche molto importanti. Il colore è verde smeraldo con riflessi dorati, l'odore fruttato che richiama il frutto raccolto al momento ottimale di maturazione e il sapore deciso con retrogusto amaro e piccante. Ideale per chi ama gli oli più “tosti” nel sapore. Il riconoscimento della denominazione è del 1996 . Rilevante anche l'offerta gastronomica a partire dalla carne bovina, le verdure come l'asparago e il finocchio senza dimenticare il tartufo nero. Sempre per quanto riguarda l'olio esiste anche la più recente dop Tuscia e tra le due tipologie esistono molte similitudini.
Lo conferma Andrea Battaglini, titolare del frantoio “Antica Tuscia” precisando che il mercato è sia interno che estero e con buoni risultati in fatto di vendite.
Torniamo al turismo: da sfatare è innanzitutto il mito che siano le coste le aree predilette dai visitatori. In questi spazi il turismo è attività praticata lungo tutto l’anno, anche quando gli ombrelloni sono già da tempo chiusi. Anche se c'è, indubbiamente, da potenziare quello extrastagionale. La straordinaria ricchezza artistica e culturale di borghi quali Tarquinia o Tuscania, valgono di per sé il viaggio. Gli amanti della natura non potranno poi che perdersi nel Parco Archeologico di Vulci che, confina con l'oasi naturalistica del WWF, affiancando un’antica città etrusca alla meraviglie che la biodiversità di flora e fauna è riuscita a preservare in stagni e aree boscate.
La località di Canino è legata anche alla storia. Per volere di Napoleone l'illustre fratello Luciano- che fu il vero organizzatore del colpo di Stato del 1799 che permise proprio a Napoleone di prendere il potere in Francia- venne nominato Principe con il nome di questa cittadina. Esiste un'associazione che ne tutela la storia e la memoria e lo stesso Luciano Bonaparte è sepolto a Canino.
Il parco di Vulci si estende invece lungo il confine occidentale della provincia di Viterbo, comprendendo i comuni costieri di Montalto di Castro e Tarquinia e le aree pianeggianti d’entroterra di Canino e Tuscania, seguendo così le valli dei fiumi Fiora, Arrone e Marta. Per una piacevole gita fuori porta o un soggiorno per comprendere l’essenza più autentica della Maremma laziale, i borghi di Piansano, Arlena, Tessennano, Farnese, Cellere e la stessa Canino possono rappresentare un’alternativa ancora tutta da scoprire ma di sicuro piacere.
Per info. Tel. 06-62280434 www.myloveitaly.com
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