Vent’anni di Dop e Igp: l’Emilia-Romagna detiene record europeo con 43 specialità - InformaCibo

Vent’anni di Dop e Igp: l’Emilia-Romagna detiene record europeo con 43 specialità

di Informacibo

Ultima Modifica: 05/07/2016

Nascevano nel 1996 le prime denominazioni e indicazioni d’origine e da subito l’Emilia-Romagna si è distinta con ben 13 prodotti: le Dop Parmigiano-Reggiano, Prosciutto di Parma, Grana Padano, Prosciutto di Modena, Culatello di Zibello, Coppa, Salame e Pancetta Piacentini, Casciotta di Urbino, Olio  extravergine di oliva di Brisighella; le Igp Marrone di Castel Del Rio e Fungo di Borgotaro . Un ruolo di leadership che negli anni si è rafforzato.

Oggi infatti l’Emilia-Romagna detiene il record europeo di prodotti Dop e Igp con ben 43 specialità.
Per questo, in occasione del ventennale, la Regione Emilia Romagna si è fatta promotrice a Piacenza di un forum nazionale dedicato a questo comparto del food, strategico per impatto economico ed export, ma importante anche da un punto di vista culturale e identitario.

Ad affiancare la Regione, il Consorzio dei Salumi Dop Piacentini. Piacenza è infatti ancora oggi la sola provincia in tutta Europa ad avere tre salumi Dop: Coppa, Pancetta e Salame Dop piacentini.

 

“L’agroalimentare, è la seconda voce del nostro export e il 2015 è stato un anno record con un valore di quasi 5,8 miliardi e una crescita del 6,2%ha sottolineato il presidente della Regione Stefano Bonaccini – ma possiamo crescere ancora, perché nel mondo la domanda di qualità e di tipicità è in crescita. Come Regione vogliamo sostenere questo processo anche grazie alle risorse del Psr 2014-2020, la cui applicazione procede a pieno ritmo e che può contare su un plafond di circa 1,2 miliardi di euro. A fine 2016 avremo messo a bando il 60% delle risorse. Vogliamo agire con velocità, per superare definitivamente la crisi e creare posti di lavoro. L’agroalimentare può dare un contributo importante”.

Tra le risorse che il Programma regionale di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna mette a disposizione, quelle per la promozione. Il primo bando si è appena chiuso con la presentazione di 34 domande di sostegno, presentate da vari consorzi e associazioni, anche con progetti in comune, e prevede un finanziamento complessivo di oltre 4 milioni.

 

“Siamo la regione con il più alto numero di Dop e Igp in Europa. Un primato che dice molto sulla vocazione alla qualità di questo territorio; qualità delle materie prime e delle tecniche di produzione – ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli nella sua relazione introduttiva – tutti fattori di competizione sui mercati, ma anche di salvaguardia del territorio rurale, del paesaggio, dell’ambiente. Filiere di qualità servono anche a costruire un più alto valore aggiunto. E’ essenziale però che questo si traduca in un’equa distribuzione dalla terra alla tavola, a cominciare dagli agricoltori, primo e fondamentale anello.”
Abbiamo voluto festeggiare un compleanno molto importanteha detto il presidente del Consorzio di tutela Salumi Dop Piacentini Antonio Grossetti – e rendere omaggio agli artigiani che hanno saputo resistere a fatica, crisi, cambiamento dei consumi. Se oggi possiamo essere orgogliosi di ciò che siamo diventati è soprattutto grazie a loro, che ci hanno sempre creduto e che sono stati capaci di fare squadra.”

Al centro del convegno le prospettive future dei prodotti a indicazione d’origine, fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano e importante strumento di penetrazione sui mercati anche esteri. “Credo sia arrivato il momento di una rilancio delle Denominazioni d’origine anche sul piano commerciale – ha sottolineato Paola De Micheli, sottosegretario al Ministero dell’economia – fino ad ora le Dop sono state infatti soprattutto garanzia di qualità e di origine. Ora, anche nel nuovo contesto commerciale internazionale, è giunto il momento di rafforzare le politiche di marketing e di promozione. In questa direzione il ruolo dei Consorzi può essere importante”.

 Un’analisi condivisa anche da Luigi Verrini, componente della Commissione prodotti tutelati Ue, che ha ricordato i passi avanti compiuti dal ‘92 (anno del primo regolamento europeo in materia) a oggi. " Grazie a un consumatore sempre più consapevole, – ha detto – le Indicazioni d’origine e i grandi brand commerciali non sono più in contrapposizione, ma complementari”.

"I prodotti Dop e Igp siano la punta avanzata dell’agroalimentare italiano". Lo ha affermato Nicola Levoni, presidente di Assica. “Grazie anche a questi prodotti oggi possiamo vantare circa un miliardo di euro di esportazioni, la cui quota dei tutelati risulta di circa il 17% del totale.  Il problema principale è la conoscenza del significato delle denominazioni. Dopo oltre 20 anni, è noto solo al 15% circa dei consumatori europei (33% circa in Italia)".

”Essenziale a questo riguardo il ruolo dei Consorzi, che – come ha sottolineato Davide Nini, presidente del Consorzio Prosciutto di Modena – “devono svolgere un grande lavoro di comunicazione per traferire ai consumatori il concetto che la Dop garantisce non solo la qualità del prodotto, ma dell’intero processo di cui esso fa parte, dall’allevamento fino alla trasformazione".
 

Le Dop e le Igp sono attribuite dalla Ue (la Comunità europea ha istituito i primi regimi di qualità nel 1992, ma i primi riconoscimenti risalgono al 1996) a prodotti le cui caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono prodotti. In particolare per le Dop è previsto che tutte le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano in un’area geografica delimitata; per le Igp questo requisito è limitato ad almeno una fase del processo produttivo. Se l’Emilia-Romagna può contare su 43 Dop e Igp  (ma è in fase di istruttoria a Bruxelles un altro riconoscimento: quello per l’Anguria Reggiana Igp) in Italia le Dop e Igp sono 282, e in Europa 1352 (compresi i Paesi terzi).

Si tratta di un settore che in Italia coinvolge tra aziende agricole e di trasformazione oltre 81 mila aziende per un giro di affari di 6,38 miliardi (alla produzione). In Emilia-Romagna le imprese coinvolte nelle diverse filiere Dop e Igp sono oltre 6500 e il giro d’affari alla produzione è di 2,5 miliardi. L’Emilia-Romagna dunque pesa da sola per circa il 40% del totale nazionale.

I primi quattro prodotti per valore economico sono: Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma Dop, Aceto Balsamico Igp e Mortadella Bologna Igp.

Considerando le prime 20 province in Italia per impatto economico del settore, nei primi dieci posti ci sono Parma (1°) con 950,8 milioni di euro e 12 prodotti; Modena (2°) con 375,8 milioni e 15 prodotti; Reggio Emilia (4°) con 355 milioni e 12 prodotti; Bologna (8°) con 290 milioni e 22 prodotti.

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Capo Redattore