Vendemmia 2024, il Gruppo Piccini 1882 delinea un panorama promettente - InformaCibo

Vendemmia 2024, il Gruppo Piccini 1882 delinea un panorama promettente

di Simone Pazzano

Ultima Modifica: 11/09/2024

Soddisfacente per quantità e qualità. Queste le parole con cui Mario Piccini descrive la vendemmia 2024. Per l’amministratore delegato del Gruppo Piccini 1882, realtà vitivinicola toscana con ramificazioni in diverse regioni d’Italia, la vendemmia è appena iniziata con la raccolta delle uve Vermentino destinate alla produzione di spumante, ma dopo anni di alti e bassi, il 2024 sembra promettere una svolta positiva, offrendo un quadro che mescola ottimismo e cautela.

Un’annata di riscatto

Mario Piccini non nasconde la sua soddisfazione e lascia trapelare un certo ottimismo. “Finalmente, dopo sette anni di vendemmie alterne per quantità o qualità non in linea, possiamo quest’anno tornare ad una vendemmia soddisfacente da entrambi i punti di vista“, spiega, attribuendo questo miglioramento a un equilibrio climatico favorevole: “Le piogge primaverili hanno mitigato l’eventuale stress idrico e l’estate calda e asciutta ha favorito la produzione di uve sane e mature“.

Questa combinazione di fattori ha creato le condizioni per quello che Piccini definisce un risultato promettente: “Ci aspettiamo una qualità buona se non ottima su gran parte delle denominazioni che fanno capo ai marchi del gruppo Piccini 1882“.

Mario Piccini

Maremma: tra promesse e sfide

In Maremma la situazione presenta diverse sfumature. Pasquale Presutto, agronomo di  Tenuta Moraia, offre un quadro dettagliato: “La stagione è partita in primavera con ottime prospettive, le piogge primaverili hanno creato riserve sufficienti per affrontare l’estate senza soffrire lo stress idrico. La fase di fioritura si è sviluppata con regolarità e, grazie al tempo asciutto in giugno, non abbiamo avuto grandi problemi di malattie fungine“.

L’estate però ha portato alcune difficoltà: “Qualche problema – spiega – è arrivato a causa delle alte temperature prolungate in luglio e agosto: l’invaiatura sui rossi è stata piuttosto disomogenea, in particolare per il Sangiovese, mentre il Vermentino essendo più precoce non ha patito alcun problema in questo senso“. Nonostante queste difficoltà, l’agronomo mantiene un cauto ottimismo: “Bene le varietà internazionali, che procedono verso il finale di maturazione aiutate dall’escursione termica notturna, che da metà agosto è tornata piuttosto regolare“.

Chianti Classico: verso un’annata memorabile

Le prospettive per il Chianti Classico sembrano particolarmente rosee. Parlando di Fattoria di Valiano, Presutto dipinge un quadro decisamente favorevole: “La vendemmia si prevede fra gli ultimi giorni di settembre ed i primi di ottobre, prospettandosi come una delle migliori degli ultimi decenni“.

Il Sangiovese – spiega l’agronomo entrando nel dettaglio delle condizioni che hanno favorito questa situazione eccezionale – ha beneficiato del clima asciutto e caldo, con qualche leggera pioggia estiva al momento giusto, la fase di sfogliatura ritardata ha evitato bruciature sui grappoli che si presentano sani e nella giusta quantità. Le temperature notturne, che si sono abbassate notevolmente a partire dalla metà di agosto, permetteranno una perfetta maturazione delle uve“.

Presutto guarda quindi al futuro con ottimismo: “Se non interverranno fenomeni atmosferici avversi, potremo avere un’annata di Chianti Classico da ricordare a lungo“.

Etna: un’isola di eccellenza

Spostandoci in Sicilia, la tenuta Torre Mora sull’Etna offre un interessante contrasto con il resto dell’isola. L’enologo Alessandro Barabesi sottolinea l’unicità del territorio etneo: “In questa annata caratterizzata da temperature molto elevate e siccità prolungata, l’Etna si distingue ancora per le sue peculiarità che ne fanno un’isola nell’isola, grazie alle sue caratteristiche pedoclimatiche uniche“.

La denominazione Etna, che si sviluppa in larga parte sul versante nord del vulcano, ha risposto al meglio alle difficoltà grazie all’altitudine dei vigneti compresi tra 600 e 900 m sul livello del mare, con conseguente ampia escursione termica in estate e alle riserve di acqua negli strati profondi del terreno, conseguenza dello scioglimento della neve presente in alta quota fino a giugno inoltrato.

Il risultato è promettente: “Sia le uve bianche (Carricante) che le rosse (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio) si presentano sane e in buona quantità. Iniziamo a raccogliere le uve dedicate alla base spumante ai primi di settembre, per poi proseguire con bianchi e uve destinate all’Etna rosato nella seconda settimana del mese e chiudere con i rossi tra fine settembre e primi di ottobre“.

Aglianico del Vulture: difficoltà e speranze

La situazione si fa più complessa quando si parla dell’Aglianico del Vulture. In questo caso, Barabesi non nasconde le difficoltà: “Nella nostra tenuta Regio Cantina, la siccità ha colpito duramente. In Basilicata, le ultime piogge significative risalgono persino a febbraio“. Una situazione che ha avuto un impatto significativo sulla vite: “In queste condizioni di stress, la vite tende naturalmente a privilegiare la propria sopravvivenza a scapito del frutto, producendo grappoli di dimensioni più ridotte e in quantità minore“.

Ma non tutto è perduto. Barabesi tiene viva la speranza: “Ciò causerà una produzione più limitata, sebbene ci auguriamo che le piogge di settembre possano portare a temine una maturazione regolare. L’Aglianico, infatti, è una delle ultime varietà a ricevere la vendemmia (tra fine ottobre e primi di novembre), pertanto, potrebbe esserci ancora margine per recuperare ed avere un’annata di qualità, seppur limitata nella quantità“.

Chianti DOCG: ritorno alla normalità

Per quanto riguarda il Chianti DOCG, Alessio Ciomei, enologo di casa Piccini, offre una panoramica rassicurante: “Siamo ormai a ridosso della raccolta nell’area del Chianti DOCG, che con i suoi oltre 15.000 ha di superficie rappresenta una delle più estese denominazioni per quanto riguarda i rossi. I nostri conferitori si concentrano in larga parte nelle province di Siena e Firenze con qualche presenza in provincia di Arezzo. Nelle tre aree l’andamento stagionale è stato piuttosto omogeneo, con una limitata incidenza di peronospora tra fine giugno e inizio luglio, che comunque è andata ad incidere esclusivamente sulla quantità prodotta”.

Ciomei evidenzia un miglioramento significativo: “Dal punto di vista quantitativo si è tornati agli standard usuali, con un +30% rispetto alla difficilissima annata 2023. Nonostante le vigne più alte abbiano sofferto la siccità, la qualità dell’uva si presenta ottima“.

Montalcino: superare le avversità

A Montalcino, la stagione ha presentato alcune difficoltà iniziali, come spiega Santo Gozzo, enologo di Villa al Cortile: “L’annata è stata caratterizzata da una fase di pressione umida a cavallo tra fine giugno e inizio luglio che ha alimentato un focolaio di peronospora. A differenza però di quanto accaduto lo scorso anno, quando la malattia si è manifestata precocemente in fase di fioritura, i danni sono stati limitati ad una perdita di produzione, senza effetti sulla qualità delle uve“.

Le condizioni climatiche successive hanno giocato a favore della qualità: “In compenso, la stagione ha sempre goduto di una forte escursione termica, durante il periodo più caldo, che ha permesso alle viti di gestire al meglio la maturazione. Come spesso accade a Montalcino risulteranno decisivi al fine della qualità gli ultimi 20-30 giorni che ci separano dalla vendemmia. Ciononostante, ad oggi possiamo associare la qualità della vendemmia 2024 alla 2019 per limitarci a quelle più recenti“.

vigne Piccini 1882

Il quadro che emerge dalla panoramica offerta dal Gruppo Piccini 1882 è quello di una vendemmia 2024 che si preannuncia generalmente positiva, pur con le dovute variazioni regionali. Dalle colline del Chianti alle pendici dell’Etna, passando per la Maremma e la Basilicata, ogni territorio presenta le sue peculiarità e le sue sfide. L’elemento comune sembra essere un cauto ottimismo, accompagnato dalla speranza che gli ultimi giorni prima della raccolta possono fare la differenza nei territori in cui l’annata è stata più complicata del previsto. Il cambiamento climatico continua a presentare sfide importanti, ma la resistenza dei vitigni italiani e l’esperienza dei viticoltori sembrano giocare un ruolo chiave nel navigare le difficoltà di questa stagione.

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L'Autore

Giornalista

Giornalista e digital strategist per ViaBagutta Comunicazione. Scrivo di food & beverage per testate di settore come Informacibo.it e Osserva Beverage de La Repubblica. Curo "Onde", una newsletter dedicata ai temi della comunicazione e "Blu Mediterraneo", community per gli amanti del mare.