Un cocktail per l’Expo: la carta di Baritalia
di Informacibo
Ultima Modifica: 05/05/2015
Milano Expo 2015. Nel 1899 viene stampato a Parigi il ricettario “Les Boissons Américaines”. L’autore è Niels Larsen che, sull’onda del successo ottenuto dalle bevande alcoliche americane durante l’Exposition Universelle del 1889, intende fornire ai barman francesi uno strumento di lavoro in vista della successiva esposizione parigina del 1900.
Più di un secolo dopo, in previsione di Expo Milano 2015, Bargiornale ha raccolto le migliori ricette presentate a “Un cocktail per l’Expo” di Baritalia, ovvero il primo laboratorio itinerante di miscelazione al quale hanno partecipato alcuni tra i migliori barman italiani, giovani talenti e signore dell’arte di fare drink.
Le specialità in carta
Nello speciale menu, in italiano e in inglese, che trovate su Bargiornale (e potete scaricare dal sito) pubblichiamo le 36 ricette ritenute più interessanti da una giuria composta da barman, chef, pasticceri e addetti ai lavori di tutta Europa.
Nel leggerla troverete alcune eccellenti interpretazioni di classici nazionali come Americano, Bellini e Negroni, rivisitazioni in chiave italiana di pietre miliari come Mai Tai, Mint Julep e Boulevardier, e dessert drink, ovvero alternative, in forma liquida, ai classici dopo pasto ispirate a panettone, pastiera, cheesecake e altre delizie della pasticceria nazionale e internazionale. I drink sono stati divisi in più categorie, secondo l’unico criterio che tutti sono in grado di decifrare: il gusto. Si va dai miscelati più secchi a quelli più amabili, dalle ricette fruttate e floreali a quelle dove emergono più le note di legno e di spezie. Le sezioni del menu, visto che si parla di nuovi classici, sono intitolate a film che hanno reso gli italiani celebri nel mondo. Infine, per non perdere le tracce non solo del drink, ma di chi li ha creati, abbiamo inserito a fianco di ogni ricetta il nome dell’autore.
Sappiamo tutto di battaglie e guerre, ma sulla storia dei cocktail, anche dei più celebri, c’è ancora molta ricerca e lavoro da fare. Questo è un piccolo passo per il bartending, un grande passo per l’umanità. Quantomeno per quella fetta di umanità che ama “l’Italia che fa bere bene”.
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