Too Good To Go, l’app contro lo spreco alimentare a Roma
L’app consente ai ristoratori di mettere in vendita a prezzi ridotti il cibo invenduto a fine giornata: ogni “Magic Box” acquistata permette di evitare l’emissione di 2 kg di Co2
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 19/09/2019
Too Good To Go, la app nata in Danimarca nel 2015 è sbarcata in Italia lo scorso mese di maggio. Ed ora è arrivata a Roma.
Permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel di recuperare e vendere online – a prezzi ribassati – il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato”.
Gli obiettivi di Too Good To Go
“Con oltre 8 milioni di ‘Waste Warrior’ in 10 Paesi d’Europa vogliamo combattere gli sprechi alimentari. Con Too Good To Go vogliamo scuotere le coscienze e dare la possibilità ai consumatori di fare qualcosa di concreto giorno dopo giorno, in maniera facile, veloce ed economica”, spiega Eugenio Sapora, Country Manager di Too Good To Go per l’Italia.
Eataly Roma, Too Good To Go è sbarcata ufficialmente nella Capitale
Ieri l’app antispreco è sbarcata ufficialmente anche nella Capitale: “Too Good To Go sta portando la sostenibilità e l’economia circolare sulle tavole degli italiani e adesso anche a Roma sarà possibile ridurre lo spreco alimentare in maniera semplice ed efficace”, ha precisato Sapora, presentandola nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ad Eataly Roma.
Ad aderire all’iniziativa a Roma ci sono, tra gli altri, i box di Mercato Testaccio, lo storico Gianfornaio, ma anche i supermercati di Carrefour ed Eataly, fino alle golosità giapponesi di Sushi Daily e Sushi Shop o la pizza a taglio di Alice Pizza. In totale, sul territorio romano sono già 200 gli store aderenti. Da sottolineare che ogni “Magic Box” acquistata permette di evitare l’emissione di 2 kg di Co2.
Fao, ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono gettate
Come sottolineano i dati FAO, ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono gettate nella pattumiera, uno spreco che ha dei costi non soltanto a livello economico (in Italia si calcolano oltre 15 miliardi di euro l’anno) ma anche ambientale: se gli sprechi alimentari fossero un paese, sarebbero il terzo più grande produttore di gas serra, considerando che anche tutte le risorse necessarie per produrlo.
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