Sveti Nikolaj, il vino che abolisce i confini
Ribolla-Rebula 100% Slovena, Sveti Nikolaj è il vino transfrontaliero firmato da Robert Princic, produttore del Collio e titolare dell’azienda vitivinicola Gradis’ciutta
di Simone Pazzano
Ultima Modifica: 26/07/2021
Quando beviamo un bicchiere di vino, non beviamo solo un bicchiere di vino. Quello che può sembrare un gioco di parole è in realtà il frutto di diversi fattori. Un vino è infatti il risultato di storia e caratteristiche di un territorio e delle vicende delle persone che lo vivono. Non un semplice procedimento tecnico, per quanto di qualità.
Ci sono vini che fin dalla loro nascita portano con sé un’importante eredità e diventano anche ambasciatori di un progetto, di una visione futura. È il caso di Sveti Nikolaj, l’ultimo vino firmato da Robert Princic, produttore del Collio e titolare dell’azienda vitivinicola Gradis’ciutta di San Floriano del Collio. Un vino bianco che si può definire “transfrontaliero” e che è un tributo alla storia di famiglia, oltre che un manifesto per un nuovo progetto di valorizzazione del vitigno.
Ribolla-Rebula 100% Slovena, Sveti Nicolaj è un vino nato dal desiderio di Robert Princic di omaggiare e valorizzare quei territori tra Italia e Slovenia che 74 anni fa sono stati divisi da un confine invisibile ma invalicabile e che ha mutato per sempre l’identità di molte famiglie.
Gli abitanti delle terre di collina che circondano Gorizia nell’arco di una notte si sono ritrovate a vivere in due territori, in due Paesi, in due Stati diversi e contrapposti, per spirito, identità e ideologia. Il confine tagliò i comuni, le strade, le case e le famiglie, così Giasbana, dove viveva la famiglia di mio padre e dove andò a vivere quella di mia madre, rimase in Italia, mentre il resto del comune di Cerò di Sopra divenne parte delle Jugoslavia. Il territorio e i vigneti che un tempo coltivava mio nonno furono quindi abbandonati dalla mia famiglia.
Robert Princic
Dal 2004, quando la Slovenia è divenuta parte dell’Unione Europea, Robert Princic ha ripreso progressivamente a coltivare queste terre riscoprendo una Ribolla di alta qualità, degna a suo avviso di diventare un vero e proprio Cru.
“L’esperienza maturata in questi anni e che mi ha portato a realizzare questo vino – spiega il produttore – ha confermato in me la profonda convinzione che il cuore della Ribolla, il luogo più vocato per la sua coltivazione sia proprio lì dove ha avuto origine: le colline della Ponca, ossia il Collio, il Brda Sloveno e le colline dei Colli Orientali. Ecco perché mi piace pensare a Sveti Nikolaj come un vino che racchiude un’intensa storia passata ma che è al contempo capace di offrirci una direzione per la valorizzazione futura di questo vitigno. Immaginare una denominazione ad hoc, con un orizzonte ampio, in cui il nostro sguardo possa spingersi a 360 gradi, senza confini di sorta: questo il mio auspicio, per poter dare a questo vitigno un’interpretazione autentica e fortemente territoriale”.
Un vino capace quindi di riconnettere una famiglia alle sue radici e alla sua storia, ma non solo. L’ambizione del produttore friulano è quella di di ridefinire per questo vitigno una nuova identità le cui parole d’ordine devono essere, oggi più che mai, la ricerca della massima qualità e il profondo rispetto per il terroir d’origine.
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