Sartori ai tempi del Coronavirus
Intervista a tutto campo ad Andrea Sartori, presidente della veronese Casa vinicola Sartori su mercato vinicolo, Coronavirus, opportunità e riflessioni sul futuro
di Emanuele Scarci
Ultima Modifica: 30/03/2020
Ordini cancellati, anche quelli in consegna, e ristorazione ferma nei principali Paesi nelle ultime due settimane: quanti riapriranno alla fine e quando saranno in grado di pagare le fatture? Se lo chiede Andrea Sartori, presidente della veronese Casa vinicola Sartori.
Lo tsunami Coronavirus è ancora in fase ascendente ma le aziende hanno perso la bussola. “Chi è presente nella grande distribuzione e nelle enoteche paradossalmente va meglio perché sono canali aperti e i consumatori stoccano – aggiunge Sartori – ma non sappiamo per quanto tempo andrà avanti. Il resto però è tutto fermo. Pur avendo importatori e distributori, non è facile capire dove si trovi il vino. Facciamo simulazioni, ma le variabili sono talmente numerose che spesso sospettiamo di fare astrologia”.
L’anno scorso la cantina di Santa Maria di Negrar ha chiuso in bellezza, con 18,5 milioni di bottiglie vendute, per il 75% all’estero, e 52 milioni di ricavi. Sartori tratta i grandi vini della Valpolicella: Amarone, Recioto, Valpolicella Superiore. Ma anche i classici veronesi: Lugana, Custoza, Bardolino Chiaretto, Ripasso, Bianco e Rosso veronese.
Le etichette sulle quali l’azienda oggi punta sono Regolo Valpolicella Superiore Doc Ripasso e Marani Bianco Veronese Igt, vini-brand molto rappresentativi del bouquet Sartori. “Con questi due vini – spiega l’azienda veneta – lavoriamo ai confini del disciplinare, sempre usando varietali e vitigni di Verona, ma con la mano più libera per creare uno stile e una riconoscibilità caratteristica che l’azienda vorrebbe fossero, un giorno, espressione diretta del suo stile elegante della sua identità di winemaker”.
Nella morsa della pandemia
Nessuno però sfugge alla morsa del Covid-19. Fare ipotesi attendibili sui danni della pandemia non è al momento possibile. Ma volendo assumere che gli effetti del contagio possano chiudersi entro giugno, per Sartori il calo del fatturato potrebbe essere del 20-30%.
Il fatto di esportare il 75% dà qualche opportunità in più rispetto ad altri che sono concentrati in Italia. Ma anche la ripresa del turismo internazionale a Verona è fondamentale. Per esempio “nella manifestazione di Verona Lirica – sottolinea Sartori che è anche presidente del Consorzio di tutela della Valpolicella – l’80% del pubblico arriva dall’estero e anche il flusso turistico sul lago di Garda per il 90% proviene d’Oltralpe”.
E che dire dei programmi per il 2020? “Avevamo fatto alcuni cambi nella struttura vendita per realizzare un grande anno – ricorda l’imprenditore -. Inoltre il 2020 era un anno con alcune grandi manifestazioni fieristiche del vino che si aggiungevano a quelle classiche. Per esempio, in luglio è in agenda Vinexpo Hong Kong e in novembre l’esordio di Wine to Asia a Shenzen promossa da Veronafiere, manifestazione alla quale ho dato l’adesione anche come presidente dell’associazione Italia del Vino”.
L’Associazione Italia del Vino comprende 21 grandi produttori italiani, tra cui Santa Margherita, Ferrari, Duca di Salaparuta, Giv, Librandi, Zonin.
Quanto all’Italia, Vinitaly è stata rinviata al 2021 causa coronavirus, ma Veronafiere punta a una manifestazione innovativa da tenersi in autunno. “Se l’idea è quella di utilizzare la piattaforma esistente di wine2wine mi sembra un’ottima soluzione”.
La Cina è in via di riapertura: può trainare la ripresa mondiale del dopo covid-19?
“I nostri uomini da Shanghai ci dicono che lentamente la vita sta riprendendo – risponde Sartori – anche se temo che i dati cinesi sulla pandemia siano sottostimati. Il dato di fatto però è che l’economia rimane inchiodata. Le prove? La carenza di componenti dal Celeste impero ha bloccato l’industria automobilistica mondiale e la stessa Apple non riesce a mandare avanti la produzione nella telefonia”.
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