Riprendiamo da uno Speciale Ciao Italia uscito il 5 ottobre 2012
di Informacibo
Ultima Modifica: 12/10/2012
Lunedì 18 settembre 2012 il Presidente Ciccardini ha scritto una lettera al Ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, per ricordare il progetto della rete di distribuzione italiana (da realizzarsi con la collaborazione dei Ristoranti Italiani all’estero) che Ciao Italia da tempo propone al Ministero dell’Agricoltura ed alle altre autorità competenti.
A questo proposito, prima dell’estate, Ciccardini aveva avuto un incontro con il Presidente dell’Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che gli aveva comunicato un progetto dell’Unioncamere per la creazione di una rete di distribuzione italiana. Per questo motivo Ciccardini ha sentito il dovere di inviare al Dottor Dardanello una lettera a proposito della comunicazione fatta al Ministro dell’Agricoltura.
Per ben capire il punto della situazione vi portiamo a conoscenza del brano essenziale di quella lettera:
“Si parla molto in questi giorni della nuova ICE passata al Ministero degli Esteri, del grande momento dell’agricoltura italiana, degli strumenti necessari per affrontare con nuovi metodi il mercato mondiale.
Il Ministero dei Beni Culturali comincia a pensare che l’agricoltura sia un bene culturale da tutelare, il Ministero del Turismo comincia a pensare che l’agricoltura sia anche un bene turistico. Forse anche il Ministero dell’Agricoltura comincerà a pensare che l’agricoltura è un bene agricolo, che non esistono soltanto le pratiche a Bruxelles, ma esiste anche un mercato da conquistare.
Io ritengo che la tua Associazione, che unisce i produttori italiani, insieme all’Assocamere sia il motore imprenditoriale della nuova politica.
Forte della mia esperienza di trenta anni di lavoro fra i Ristoranti Italiani nel mondo, mi permetto di rivolgerti queste meditazioni estive per riconfermare la mia fiducia nel tuo progetto.
Devo qui ricordare che il Ministero dell’Agricoltura ha fatto l’Italia, assieme al Ministero della Pubblica Istruzione. Debbo ricordare la Maestrina della Penna Rossa del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, la volenterosa educatrice dei piccoli italiani inesistenti e, con essa, il mitico tecnico con la giubba di velluto delle Cattedre Ambulanti dell’Agricoltura, che ammaestrava i contadini analfabeti sulle rotazioni, le concimazioni ed i nuovi tipi di semente.
Debbo ricordare Serpieri e la sua bonifica integrale; Scapaccino l’ultimo apostolo delle Cattedre Ambulanti con Albertario nella Riforma Agraria e e nel Piano Verde; Marcora, che difese con successo l’agricoltura italiana dalle più forti ed agguerrite agricolture francese e tedesca. Così fu fatta l’Italia, anche se questi miti non resistettero al furore iconoclasta di Umberto Eco, che abolì il libro “Cuore” e di Marco Pannella che abolì il Ministero dell’Agricoltura. (Per la verità storica, una serie di Ministri precari fecero più male di Pannella!).
Ma, raggiunta la grande crisi, delocalizzate le industrie nei paesi dai salari minori, “l’itala gente dalle molte vite” riscopre l’Agricoltura e la ricostruisce più innovativa, più biologica, più genuina (e vorrei dire più virgiliana), meno povera e meno analfabeta. I cinesi ci possono togliere tutto, ma questo sole, questo clima, questo paesaggio, questi prodotti plurisecolari, nessuno ce li può togliere.
Basta avere una politica agricola (che purtroppo finora non vedo!).
Una politica di difesa della terra dal cemento. Una politica delle bonifiche integrali., per rendere produttivi nuovi terreni. Una politica di concessioni di terre gratuite o di prestiti senza interessi ai giovani (ricordate le leggi sulla piccola proprietà contadina?). Una politica di garanzia dei prodotti veri (dove invece siamo molto più avanti degli altri, per la tenacia della Signora Adinolfi, sconosciuta eroina dei Marchi di Qualità). Ed infine una politica di filiere e di mercati.
Il nostro tasso di sviluppo crolla, ma non nella agricoltura. La nostra produttività è all’ultimo posto tra le nazioni sviluppate, ma non in agricoltura. Le nostre esportazioni soffrono, ma non quelle agricole. La nostra ricerca e la nostra innovazione languiscono, ma non nei prodotti agricoli. L’agricoltura resiste e sarà la base del nuovo miracolo italiano.
A patto che ci sia, però, una politica del mercato (e non c’è bisogno di chiamarla marketing).
Come si può essere la prima agricoltura non industrializzata del mondo, se non si curano i mercati? È possibile che la filiera, oppressiva e sfruttatrice, quando non anche mafiosa, sequestri l’80% del valore dei prodotti? È possibile che la distribuzione sia peggiore, per i produttori, di quella dell’800? È possibile che la grande distribuzione sia quasi tutta in mano agli stranieri? È possibile che Spagna, Germania (ed in modo diverso anche la Francia), abbiano le reti per distribuire il prodotto agricolo all’estero e l’Italia no? È possibile che le grandi multinazionali vendano prodotti agricoli italiani con il loro marchio?
È normale che le primizie della pianura Pontina, dove sta prendendo piede la camorra, siano oggetto di una discussione che dura da trent’anni sulla utilizzazione dell’aeroporto di Latina, mentre a Berlino, le primizie, colte la sera prima in Turchia, giungono in aereo, all’alba, a Berlino?
Eppure l’inventiva italiana ed il sacrificio degli emigranti hanno creato un fenomeno inestimabile. Da trenta anni dico: “L’Italia ha un impero e non lo sa!”. Ed aggiungo: “La rete dei Ristoranti Italiani all’estero è la più grande impresa italiana del XX° secolo”.
Marcora lo capì subito e creò Ciao Italia che dette ai Ristoranti Italiani all’estero l’orgoglio della qualità e del primato mondiale. Questo “impero regalato” torna d’attualità perché la rinascita dell’agricoltura, vera e perenne natura dell’Italia, ha bisogno di esso.
Selezionare 5.000 Ristoranti Italiani veri, fornirli di prodotti veri, interessarli a diventare rete, promuoverli a cooperatori della distribuzione, aiutarli a fare negozi, fornirli di strumenti e crediti cooperativi, modernizzarli con il franchising, dotarli di servizi informativi per conoscere prodotti e prezzi, aiutarli a creare ed a possedere il loro mercato, non è impossibile. Ma bisogna farlo ora, approfittando della crisi, per superare la crisi. Farlo bene, pensando all’interesse generale dell’Italia e non “all’affare”. E, soprattutto, farlo prima che lo faccia e lo rovini la mafia.
È un grande compito, è un grande orizzonte per l’Italia. E qui mi fermo, per non cadere nell’invettiva e negli atti di accusa, perché in questo momento sono necessari atti di buona volontà e di intelligenza, più che atti di recriminazione, che farebbero perdere tempo. Invece, bisogna fare presto. Con i migliori auguri di buon lavoro, Bartolo Ciccardini”.
Questa è la lettera del 18 settembre.
Novità al Ministero dell’Agricoltura
Il 26 settembre, otto giorni dopo, il Ministro rilascia un’intervista a Lorenzo Salvia, pubblicata su Il Corriere della Sera con il titolo: “Catania: l’export agricolo corre, ma serve una rete made in Italy”.
È straordinario constatare che, per la prima volta, ufficialmente un Ministro dichiara l’urgenza di una rete di distribuzione italiana.
Citiamo i brani più significativi dell’intervista.
Domanda: “L’ anno scorso l’ exportagroalimentare ha superato per la prima volta quello dell’ auto: 30 miliardi di euro contro 25. Eppure, ministro Mario Catania, siamo ancora indietro. Due giorni fa, proprio sul Corriere, Dario Di Vico ricordava come la Germania esporti il 27% della sua produzione alimentare, l’ Italia solo il 19%. Un altro «spread»? (…)
Risposta: «Il vero problema è la nostra debolezza nella grande distribuzione. Non ci sono catene italiane con una buona presenza all’ estero che possano promuovere i nostri prodotti. Auchan, che è francese ma in Italia è diffusa, è in contatto con Auchan Cina per selezionare e promuovere il made in Italy. Siamo ai palliativi». E quale può essere la soluzione? «Alcuni produttori stanno creando direttamente le loro teste di ponte nei grandi mercati stranieri. Depositi, distributori, e tutto ciò che serve per supplire all’ assenza di una grande catena. C’ è qualcosa a Mosca e a Shangai: siamo ai primi passi ma bisogna insistere. Altrimenti lasciamo campo libero ai falsi e alle imitazioni».
Non ci nascondiamo la nostra sorpresa e la nostra soddisfazione. Finalmente un Ministro dell’Agricoltura dice che l
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