Retromarcia dell’Onu dopo l’alzata di scudi del mondo alimentare
La riunione dell'Assemblea Generale dell'Onu del 27 settembre sulle malattie non trasmissibili si concluderà con una dichiarazione politica, nè risoluzione e nessun voto
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 19/07/2018
Dopo l’alzata di scudi, ieri, dell’intero comparto agroalimentare italiano, arriva la retromarcia dell’Onu: dal Palazzo di Vetro, a New York, fonti diplomatiche hanno assicurato -secondo l’Ansa- che la riunione del 27 settembre si concluderà con una dichiarazione politica, da adottare per consenso, su cui in questi giorni sono in corso negoziati. Nessun voto contro dunque, né rischi di equiparazione degli eccessi nei consumi alimentari ai danni del fumo. A fare le prime precisazioni era stato, ieri sera, Francesco Branca, direttore del dipartimento di nutrizione dell’Oms per la salute e lo sviluppo, sottolineando che l’Onu non criminalizza specifici alimenti, ma fornisce indicazioni e raccomandazioni per una dieta sana.
Tutto archiviato dunque quello che noi ieri abbiamo definito una crociata pseudo-salutista dell’Onu?
Nessuna tassa o etichetta che porterebbbe a danneggiare alcuni simboli del made in Italy alimentare come pizza, parmigiano, prosciutto e olio extravergine? Staremo a vedere.
Il problema dell’etichettatura
Tutto sembra risolto anche se i problemi rimangono aperti a cominciare dal problema dell’etichettatura. Su questo aspetto una chiara dichiarazione arriva dal fronte del Consorzio del Parmigiano Reggiano, è Riccardo Deserti, direttore del Consorzio, a riflettere sull’eventuale adozione di norme di etichettatura su alcuni prodotti. “Questo punto apre il rischio che a livello mondiale si alimenti un ‘sistema Arlecchino’ – dice Deserti– con grande confusione o, ancor più grave, che taluni Paesi strumentalizzino tale raccomandazione per introdurre nuove barriere commerciali. Un pericolo – sottolinea – che ci preoccupa”.
Niente allarmismi, dunque, ma i problemi rimangono sul tappeto.
Su InformaCibo: Una crociata pseudo-salutista dell’Onu contro grassi e zuccheri potrebbe danneggiare alcuni simboli del made in Italy alimentare come pizza, parmigiano, prosciutto e olio extravergine. Gli assessori all’agricoltura e sanità dell’Emilia Romagna: “si creano inutili allarmismi”.
Il Presidente dell’Aicig Cesare Baldrighi: “un danno incalcolabile per il nostro comparto agroalimentare se passa il messaggio che gli alimenti della nostra Dieta Mediterranea sono dannosi per la salute, bastano tre regole semplici, nessun divieto, solo equilibrio”
“Equiparare i gioielli dell’agroalimentare italiano e della Dieta Mediterranea alle sigarette è un paragone inaccettabile – commenta il Presidente Baldrighi – la posizione di Aicig su tale questione è fermamente contraria: essa da sempre si adopera per trasferire una formula di filosofia alimentare cha affonda le radici nelle consuetudini che le famiglie italiane hanno sviluppato nei secoli. Ancora di più nel XX secolo, quando la Dieta Mediterranea è stata studiata e promossa proprio per i suoi principi salutistici, ferma restando l’osservanza delle giuste quantità consigliate nelle tabelle nutrizionali. L’Associazione che presiedo, ad oggi rappresenta 67 realtà consortili relative a denominazioni agroalimentari italiane, rappresentative di circa il 95% delle produzioni italiane ad indicazione geografica. Di queste, la maggioranza sono relative a prodotti caseari (23 denominazioni), tuttavia importante è altresì la presenza di prodotti a base di carne (11 denominazioni) e olii (8 denominazioni). Ovvero le produzioni che sarebbero coinvolte da tale provvedimento se esso venisse recepito a livello nazionale”.
“Per avere benefici dai nostri prodotti della tradizione e alimentarsi con equilibrio, continua il Presidente Baldrighi, occorre seguire tre regole basilari, ovvero mangiare le quantità ideali per il proprio organismo in rapporto all’età, all’altezza, al lavoro svolto, poi variare la dieta e fare movimento. Se si rispettano queste tre regole, rispettiamo la nostra salute e la cultura del cibo italiano”. Cultura a cui il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e quello dei Beni culturali e del turismo hanno dedicato il progetto ‘Anno del Cibo Italiano’, proprio per valorizzare uno dei driver turistici più importanti indicati da turisti di tutto il mondo come una delle ragioni principali del proprio viaggio nel nostro Paese. “Sacrosanto rendere le etichette più trasparenti possibile – conclude Baldrighi – ma è essenziale salvaguardare la nostra cultura agroalimentare”.
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