Rapporto Symbola: Il Made in Italy è innovativo, versatile e vincente sui mercati globali - InformaCibo

Rapporto Symbola: Il Made in Italy è innovativo, versatile e vincente sui mercati globali

di Informacibo

Ultima Modifica: 11/07/2013

Treia (MC) Seminario estivo 2013. Mentre la lunga e forte crisi che stiamo attraversando si ripercuote con forza sulla nostra economia interna, dal nostro export arrivano segnali incoraggianti. Che smentiscono la vulgata secondo la quale l’Italia sarebbe un paese senza futuro, ma anzi dimostrano che l’Italia sa essere innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente. Soprattutto sui mercati globali. Tanto da esprimere, nonostante la crisi, quasi mille prodotti con saldo commerciale attivo da record e da mettere a segno un attivo di 183 miliardi di dollari.

È questo il Paese che emerge dal rapporto I.T.A.L.I.A. – Geografie del nuovo Made in Italy, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison e presentato a Treia (MC), in occasione dell’apertura dell’XI Seminario estivo di Symbola.

Un rapporto che, senza nascondere le difficoltà del nostro mercato interno, misura la competitività del sistema produttivo italiano non con parametri antichi e obsoleti, come la quota di mercato detenuta sull’export mondiale, ma con un nuovo indicatore capace di cogliere e leggere in modo assai più fedele e puntuale quanto si muove nella nostra economia. Se adottiamo come metro della competitività la bilancia commerciale dei singoli prodotti, emergono in tutta evidenza la creatività e la duttilità del Made in Italy, la capacità del nostro sistema produttivo di reagire di fronte al mutare degli scenari internazioni e di fronte alla crisi.

Insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea, infatti, l’Italia è uno dei soli 5 Paesi del G-20 ad avere un surplus strutturale con l’estero nei prodotti manufatti non alimentari. In altri termini, escludendo l’energia e le materie prime agricole e minerarie, l’Italia è uno dei Paesi più competitivi a livello mondiale. Vantiamo quasi 1.000 prodotti in cui siamo tra i primi tre posti al mondo per saldo commerciale attivo con l’estero. Fanno meglio di noi solo Cina, Germania e Stati Uniti. Il risultato è, come anticipato, un saldo positivo di 183 miliardi di dollari al 2011. Una tendenza che si conferma anche nel 2012, quando siamo stati il secondo Paese europeo, dopo la Germania, per attivo manifatturiero con i Paesi extra-UE.

Di fronte a una crisi durissima e a un mondo che cambia – commenta Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola – c’è un’Italia che nonostante le sirene del declino si ostina a fare l’Italia e per questo trova il suo spazio nel mondo. C’è un’Italia che sa innovare senza perdere la propria anima, che ha capito che nel mondo del XXI secolo, se uno spazio c’è per il nostro Paese è quello della qualità. È l’Italia che scommette sulla qualità, sulle competenze radicate nei territori e mantenute salde con la coesione sociale e la cura del capitale umano. Che presidia la nuova frontiera della qualità ambientale. Che sa dare valore alla propria bellezza, intercettando la grande, e crescente, domanda di Italia che viene da ogni angolo del pianeta. Raccontare questa Italia è l’ambizione di questo rapporto”.

Il Rapporto I.T.A.L.I.A. coglie gli aspetti vincenti del modello di sviluppo italiano, fatto di imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti, territorio”, sostiene Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere. È una caratteristica originale, che rende altamente competitivo il nostro Paese. L’Italia è uno dei soli cinque Paesi (con Cina, Germania, Giappone e Corea) ad avere un surplus strutturale con l’estero nei prodotti manufatti non alimentari. In questa nostra peculiarità, allora, occorre continuare a credere e investire. Partendo dai giovani, che nascono già “dentro” un modello di sviluppo sostenibile, che consuma di meno, valorizza il territorio e utilizza tecnologie verdi. Sono proprio loro il primo, straordinario veicolo di innovazione delle imprese e della società su cui il Paese può fare affidamento”.

Con un totale di 946 prodotti classificatisi primi, secondi o terzi nel saldo commerciale mondiale, l’Italia è seconda solo alla Germania nella teorica classifica della competitività delineata dal nuovo indicatore, e precede economie generalmente considerate più forti, come la Corea del Sud e la Francia.
Più nel dettaglio, il nostro Paese vanta 235 prodotti medaglia d’oro a livello mondiale per saldo commerciale. Nell’insieme queste 235 eccellenze fanno guadagnare all’Italia 63 miliardi di dollari. I nostri prodotti che si classificano al secondo posto nel mondo per saldo commerciale sono invece 390 e fruttano 74 miliardi di dollari. Le medaglie di bronzo dell’export italiano sono invece 321 prodotti che valgono un saldo commerciale complessivo di 45 miliardi. E poi ci sono altri 492 prodotti in cui l’Italia si è classificata quarta o quinta per saldo commerciale mondiale e che hanno aggiunto alla nostra bilancia commerciale altri 38,4 miliardi di dollari.

Oltre ai numeri, sono significativi anche i settori che generano questo surplus. La maggior parte delle nostre eccellenze manifatturiere non proviene solo da settori tradizionali, quali potrebbero essere il tessile o le calzature, ma arrivano dalla meccanica e dai mezzi di trasporto, dalle tecnologie del caldo e del freddo, dalle macchine per lavorare legno e pietre ornamentali, dai fili isolati di rame e dagli strumenti per la navigazione aerea e spaziale. Ai quali si affianca il presidio di quei settori in cui il Made in Italy è forte per tradizione, come il design o il lusso. Nell’insieme, insomma, si tratta di oggetti che disegnano la geografia di un nuovo made in Italy e che dimostrano quanto le nostre imprese siano state in grado di risintonizzarsi con successo sulle nuove frequenze del mercato globale senza perdere la capacità di creare bellezza.

Nella top ten dei nostri prodotti medaglia d’oro troviamo nell’ordine: le calzature con suola in cuoio naturale (2,7 miliardi), macchine e apparecchi per imballaggio (2,5 miliardi), piastrelle di ceramica verniciate o smaltate (2,5 miliardi), borse in pelle e cuoio (2,1 mld), occhiali da sole (1,9 mld), pasta (1,8 mld), cuoio a pieno fiore conciato (1,8 mld), barche e yacht da diporto (1,6 mld), conduttori elettrici (1,4 mld) e parti di macchine per impacchettare e altre macchine e apparecchi (1,4 mld). Ma non mancano anche primati più sfiziosi e curiosi, come quelli nel saldo commerciale delle giostre o dei bottoni.

Tra i prodotti secondi posti per saldo commerciale hanno particolare rilevanza i vini e gli spumanti, che portano al Paese un bottino di 4,7 miliardi di euro, rubinetti e valvole ( compresi quelli senza tracce di piombo), i mobili in legno, le parti di turbine a gas, trattori agricoli, macchine per riempire e imbottigliare ed etichettare, navi da crociera, lavori in alluminio, caffè torrefatto, lampadari, mobili in legno per cucine, pomodori lavorati, lastre e fogli in polimeri di etilene, granito lucidato e lavorato.
Per quanto riguarda i nostri prodotti medaglia di bronzo per saldo commerciale mondiale vanno citati le parti e gli accessori per trattori e autoveicoli, gli oggetti da gioielleria, ingranaggi e ruote di frizione per macchine, i prodotti di materie plastiche, divani e poltrone, parti di macchine a apparecchi meccanici, ponti con differenziali per autoveicoli, costruzioni in ghisa, ferro e acciaio, mobili in metallo e maglioni.

Da notare, inoltre, che la maggior parte dei prodotti italiani che competono nel mondo nasce da produzioni altamente specializzate e concentrate in distretti industriali, è ad esempio il caso delle calzature, delle pelli, delle piastrelle, o ancora delle giostre e delle imprese della packaging valley bolognese-emiliana.

Una menzione a sé merita anche il turismo

Non avremo mai un ritratto fedele delle performance del settore fino a quando verrà usato come indicatore il numero di arrivi. Al contrario, guardando ai pernottamenti, a fronte della sofferenza del mercato domestico, si evidenzia il primato italiano in Europa per pernottamenti di turisti extra UE. Come dire che nel Vecchio Continente siamo la meta preferita di americani, giapponesi, cinesi, australiani, canadesi, brasiliani, sudcoreani, turchi, ucraini e sudafricani. E nel 2011, con 387 milioni di notti all’attivo, l’Italia si è classificata terza in Europa per numero complessivo di pernottamenti di turisti stranieri e residenti, preceduta solo da Francia (a quota 400) e Spagna.

Agroalimentare, un settore vocato alla qualità.

Il nostro agroalimentare è un comparto in cui la vocazione alla qualità è evidentissima. Non a caso il nostro paese ha una capacità di creare valore aggiunto pari a quasi duemila euro per ettaro: il doppio di quando mediamente registrato in Francia, Germania e Spagna, addirittura il triplo se confrontato con la Gran Bretagna. Non a caso con 252 prodotti registrati tra Dop, Igp e Stg, 521 tra vini a denominazione di origine controllata e garantita o a indicazione geografica tipica e 4.671 specialità tradizionali regionali, vantiamo il primato prodotti registrati e e siamo il primo paese dell’UE per numero di operatori biologici (oltre 48 mila). Quanto alle esportazioni siamo undicesimi al mondo per valore esportato, ma in 13 produzioni delle 70 monitorate abbiamo la leadership globale. Dal solo dall’export della pasta, nel 2011, abbiamo ricaviamo 1,3 miliardi di euro.

Infine, arte e cultura, un settore strategico e trainante. Mentre il Paese, nel 2012, perde lo 0,3% delle imprese, quelle del sistema produttivo culturale (tra industrie culturali propriamente dette, industrie creative – attività produttive ad alto valore creativo ma ulteriori rispetto alla creazione culturale in quanto tale – patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive) crescono infatti del 3,3%, arrivando ad essere quasi 460 mila, il 7,5% del totale delle attività economiche nazionali. Danno lavoro a quasi 1,4 milioni di persone, il 5,7% del totale degli occupati. Creano, direttamente, 75,5 miliardi di euro di valore aggiunto. E ne attivano nel resto dell’economia altri 133. In tutto fa 214,2 miliardi: il 15,3% circa del totale.

Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca

“Il problema dell’Expo” nell’intervento del presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca

“Una delle vie per fare l’Italia è trovare un antidoto alla nostra malattia più grave: il narcisismo istituzionale che alimenta una frammentazione spaventosa, in cui ognuno viaggia per proprio conto, ognuno pensa di essere possessore della ricetta migliore per la soluzione dei problemi che stiamo vivendo.
Se l’Italia deve fare l’Italia deve trovare una modalità attraverso cui incanalare tutta questa ricchezza diffusa di idee, per valorizzare la potenza di ogni singolo elemento nell’unità”. Lo ha detto il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca a Treia, all’incontro dedicato all’Expo 2015 del Seminario estivo di Symbola dal titolo “L’Italia deve fare l’Italia”.

“Il problema dell’Expo – ha detto Spacca – credo sia proprio quello della frammentarietà. A due anni dal punto di arrivo siamo ancora alle prese con questa ‘malattià che ci impedisce di trovare una sintesi. Occorre, se vogliamo arrivare al 2015 con un progetto forte e credibile, un colpo di reni. Dobbiamo far convogliare le diverse intelligenze che ciascun livello istituzionale sa esprimere, in una rappresentazione unitaria del nostro Paese e su questa far valere le specificità di ciascun territorio. Lo abbiamo già fatto all’Expo di Shanghai, un esempio che dobbiamo replicare con ancora più forza nel 2015 quando giocheremo in casa”.

Spacca ha poi espresso un plauso a Symbola che continua a scegliere le Marche per il suo seguitissimo Seminario estivo. “Le Marche – ha rilevato Spacca – sono la regione più adatta per ospitare questo evento, soprattutto ora che sono state riconosciute dall’Europa quale Regione imprenditoriale europea, prima regione italiana ad ottenere questo premio. Merito di alcuni fattori che possiamo vantare e che sono cari a Symbola: la capacità di interpretazione del futuro attraverso l’innovazione e l’apertura non solo ai mercati ma anche alla cultura internazionali; la capacità di interpretare l’innovazione non solo nei settori classici dell’economia, come il manifatturiero, o nei nuovi, come la cultura e il turismo, ma anche nelle nuove forme dell’economia sociale. E’ il caso della longevità attiva, tema che stiamo declinando in tutte le sue sfaccettature”.

“Il nostro futuro – ha concluso il governatore – è scritto sulla bellezza. Dobbiamo, con intelligenza e sensibilità, valorizzarla perché da qui potremo forse trovare la strada per uscire dalle difficoltà che stiamo vivendo. Questa è la via che ha scelto la Regione Marche: da una parte la difesa attiva del nostro passato e quindi del sistema manifatturiero – che nelle Marche è un sistema leggero ed eco sostenibile, perchè fatto di prodotti come le calzature, la meccanica leggera, l’abbigliamento, l’agroalimentare, il legno -, dall’altra la valorizzazione dell’ambiente, dei nostri beni culturali. E, soprattutto, il loro utilizzo intelligente”.

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