Rapporto Svimez, nel 2020 “debole ripresa” e male il Sud
Il 2019 vede il Sud entrare in "recessione", con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord.
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 05/11/2019
Le “anticipazioni” di inizio agosto non avevano lasciato troppi margini a clamorosi quanto improbabili recuperi nei mesi successivi.
E il Rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno, che è stato presentato stamane alla Camera dei deputati, ha ribadito nella sostanza il delicato scenario emerso in estate.
Il Rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno
All’ indirizzo di saluto della vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni, e del presidente Svimez, Adriano Giannola, è seguita la relazione sull’economia e la società del Mezzogiorno nel 2019 a cura di Luca Bianchi, direttore Svimez con le conclusioni del ministro per il Sud, Peppe Provenzano.
“Il Mezzogiorno nella nuova geografia europea delle diseguaglianze” è stato questo il titolo scelto per presentare i dati di quest’anno. Un titolo che sintetizza l’analisi che la SVIMEZ ha fatto del doppio divario Nord/Sud e Italia/Europa, della rottura dell’equilibrio demografico, dell’aumento delle diseguaglianze tra cittadini e territorio.
Cresce il gap Nord Sud d’Italia
i dati sono eloquenti. Continua ad allargarsi la forbice tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Per il 2020 si prevede una “debole ripresa” con il Mezzogiorno che crescerà non oltre lo 0,2%.
Il 2019 vede il Sud entrare in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord.
Aumentano anche le differenze occupazionali nell’ultimo decennio passando dal 19,6% al 21,6%. Ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni. E dal 2000 in poi hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà dei quali giovani.
Abruzzo, Puglia e Sardegna sono state le regioni che nel 2018 hanno registrato il piu’ alto tasso di crescita, rispettivamente +1,7%, +1,3% e +1,2%.
Nel Molise e in Basilicata il PIL è cresciuto del +1%. In Sicilia ha segnato +0,5%. Dato negativo per Campania, a crescita zero nel 2018, e Calabria, che ha registrato una flessione del PIL di -0,3%.
Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati
Il commento del direttore Luca Bianchi
“I nuovi temi dell’antica questione meridionale impongono un cambio di prospettiva nell’analisi della stagnazione italiana”. Ha evidenziato, fra le altre cose, il direttore Luca Bianchi nella sua relazione. “Nell’ultimo ventennio, la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito anziché valorizzare le sue interdipendenze con il Centro-Nord. Il progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese. Il Nord Italia non è più tra le locomotive d’Europa, alcune regioni dei nuovi Stati membri dell’Est superano per PIL molte regioni ricche italiane. La stagnazione è aggravata dalla “trappola demografica” che riguarda tutto il Paese e, in particolare, il Mezzogiorno. Per effetto della rottura dell’equilibrio demografico (bassa natalità, emigrazione di giovani, invecchiamento della popolazione), il Sud perderà 5 milioni di persone e, a condizioni date, quasi il 40% del Pil. Solo un incremento del tasso d’occupazione, soprattutto femminile, può spezzare questo circolo vizioso. Dobbiamo tornare a una visione unitaria della stagnazione italiana, smarcandoci dalla lettura dell’aumento delle disuguaglianze esclusivamente legata al confine immutabile tra Nord e Sud. Per questo motivo vanno valorizzate le complementarietà che legano il sistema produttivo e sociale delle due parti del Paese”.
L’allarme di Svimez commentato dal presidente Conte
L’allarme lanciato da Svimez è accolto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che osserva come “la crisi occupazionale è un’emergenza nazionale” ma avverte che “se riparte il Sud riparte l’Italia” e annuncia che “a fine anno sarà varato il piano per il Sud” invitando a “valutare nel lungo periodo” il reddito di cittadinanza che, per Svimez, ha un “impatto nullo” sul lavoro.
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