Rapporto Nomisma 2016: la cooperazione agroalimentare cresce a due velocità
di Informacibo
Ultima Modifica: 07/12/2016
Roma 7 dicembre 2016. Ieri a Roma Ersilia Di Tullio, Responsabile cooperazione di Nomisma, ha presentato l’ultimo Rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana istituito presso il Ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto dalle quattro Organizzazioni di rappresentanza e tutela delle imprese cooperative dell’agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed Unicoop).
Questo il commento della responsabile Cooperazione di Nomisma, Di Tullio: "Spunti interessanti provengono quest’anno dall’attività di analisi sulle top imprese dei principali settori cooperativi – ortofrutticolo, lattiero caseario e vitivinicolo – che nel periodo 2013-2015 hanno tenuto, con la sola eccezione del latte che soffre di una crisi generale. Cooperative dall’alto tasso di propensione all’export che, grazie alle vendite sui mercati internazionali, hanno contrastato i meno positivi risultati sul mercato interno, caratterizzato da una crisi dei consumi. I risultati migliori sul mercato estero sono legati alle esportazioni nei Paesi extra Ue, oggi più dinamici e attrattivi del mercato comunitario".
Queste le indicazioni provenienti dal Rapporto 2016.
Cresce il fatturato medio delle cooperative agroalimentari italiane (+2,7% nel 2015) e accelera il loro dinamismo sui mercati esteri, con un export che si stima arriverà a 6,6 miliardi di euro nel 2016 (+1,5% sul 2015; 6,5 miliardi). E se nel 2015 il giro d’affari si attesta a 34,8 miliardi di euro mostrando una leggera flessione (-3,6%) sul 2013, legata al calo dei prezzi e alla contrazione dei consumi (soprattutto per latte, carne e zucchero), rimane invece stabile l’occupazione (+0,4%) e il monte complessivo delle retribuzioni. Prosegue inoltre il processo "muscolare" delle imprese cooperative che oggi sono meno, ma concentrano maggior fatturato e numero di addetti.
Secondo la ricerca realizzata da Nomisma, nel 2015 sono 4.722 le imprese attive associate, con 90.542 addetti e 771mila adesioni.
"Dall’analisi del rapporto – ha detto il presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri – emerge la vitalità della realtà produttiva della cooperazione che costituisce il 32% della produzione lorda vendibile agricola nazionale e il 23% del fatturato alimentare italiano sul versante della trasformazione dei prodotti, attraverso una rete d’imprese particolarmente virtuose, caratterizzate da una mutualità dei conferimenti pari all’82% e che arriva al 92% al Sud Italia. Un’intensità di autogoverno che pone la cooperazione italiana tra le più avanzate in Europa nell’apporto delle materie prime da parte dei soci. Tuttavia i dati evidenziano ancora problemi irrisolti che le cooperative devono affrontare con decisione per contrastare lo squilibrio tra il Nord e il Sud, nonostante si riconoscano traguardi significativi raggiunti negli ultimi decenni da molte aziende leader in filiere strategiche".
Si conferma infatti il primato del Nord Italia, dove cresce il numero delle imprese (pari al 46% del totale) che generano l’82% del fatturato della cooperazione. In particolar modo, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, pur essendo presenti sul territorio con appena il 31% delle cooperative totali, insieme esprimono il 77% (26,7 miliardi) del giro d’affari complessivo della cooperazione agroalimentare italiana. Regioni, queste ultime, a cui si deve gran parte della centralità della cooperazione nel sistema primario, con il 20,1% del giro d’affari totale dell’agroalimentare nazionale.
Rispetto allo scorso rapporto emerge un complessivo consolidamento delle dimensioni medie delle imprese, riconducibile in parte a processi di aggregazione e fusione, che ha portato le cooperative ad aumentare il fatturato medio (passato da 7,2 milioni di euro a 7,4 milioni) e il numero medio degli addetti (da 18,3 a 19) nel triennio 2013-2015.
Fra i principali settori cooperativi figurano alcune eccellenze dell’agroalimentare nazionale.
Il primato per fatturato generato spetta alla zootecnica da carne (9,2 mld di euro di fatturato nel 2015, pari al 27% di quello della cooperazione agroalimentare italiana associata), cui appartengono alcune imprese leader nazionali nella trasformazione di carni avicole, bovine e suine, che rientrano nella top 50 delle imprese alimentari italiane. Al secondo posto l’ortofrutta (8,4 mld, pari al 24% del fatturato totale), specializzata nella valorizzazione di prodotto fresco e trasformato, seguito dal lattiero-caseario (6,4 mld, 18%), in cui sono presenti imprese del latte alimentare e nella produzione e commercializzazione dei principali formaggi Dop italiani (come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Asiago, ecc.) di cui la cooperazione detiene quote superiori al 60%.
Seguono le cooperative dei servizi (5,1 mld, 15%), che svolgono la funzione di vendita di mezzi tecnici, gestione del prodotto e assistenza tecnica per le imprese agricole e le cooperative del vitivinicolo (4,3 mld di euro, 12% del fatturato totale ) che sono fra le maggiori imprese nazionali del settore. In particolare nel ranking delle top 10 aziende vitivinicole italiane rientrano quattro “cooperative avanzate” (con ricavi superiori a 20 milioni di euro nel 2015): Cantine Riunite &CIV, Caviro, Cavit e Mezzacorona. Numeri più contenuti infine per l’olivicolo (245 mln di euro), che è al primo posto per numero di adesioni (42% del totale della cooperazione).
Andrea Olivero, sulla situazione che si prospetta nel post referendum
''Per quanto riguarda il comparto agricolo, alle necessità pressanti delle imprese che per continuare a competere e a crescere hanno bisogno di una situazione di certezza, cercheremo per quanto possibile di non buttare a mare nulla di quello che abbiamo fatto'', e Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali (che ha sostituito il ministro Martina), aggiunge ''sono particolarmente preoccupato perché negli ultimi mesi eravamo riusciti ad ottenere deleghe importanti dal parlamento per riforme in settori strategici''.
Poi Olivero specifica:''Speriamo che la nuova compagine di governo sia all'altezza di questa sfida e che quindi possa andare a fare quelle decretazioni che sono necessarie perché non si debba ripartire da capo e nulla di quello che si è fatto in questa legislatura possa andare perduto''.
Sulla ricetta da seguire per proseguire e migliorare il lavoro della cooperazione non ha dubbi:''Si continua con la capacità di andare ad aggregare, abbiamo un bisogno disperato di aggregazione, di aggregazione del prodotto e delle imprese per poterci andare a presentare in alcuni mercati e soprattutto per poter in qualche modo fare valore''. ''Abbiamo compreso fino in fondo in questi anni – prosegue – che solo se ci si mette insieme si riesce ad avere quella massa critica tale da potere avere un peso nella determinazione dei prezzi'', poi conclude: ''La cooperazione da questo punto di vista sta facendo fino in fondo la sua parte, noi la vogliamo accompagnare e spronare affinché ancora di più possa diventare da questo punto di vista per noi il volano di quel made in Italy fatto da tante piccole imprese che devono sapere che piccolo è bello ma solo quando ci si unisce''.
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