Quando lo Spritz è cattivo, e le sue varianti buone - InformaCibo

Quando lo Spritz è cattivo, e le sue varianti buone

Mescolare vini e liquori non deve mai essere una scusa per impiegare miscele dozzinali. Gli errori comuni e le varianti di uno dei cocktail più amati (e odiati): lo Spritz

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 21/08/2019

Un cocktail semplice amatissimo per l’aperitivo con pochi ingredienti: prosecco Doc, Aperol, soda e una fettina d’arancia: lo Spritz è diventato l’emblema dell’happy hour ma non sempre. Questo perché, se la ricetta originale dello Spritz punta su pochi ingredienti di qualità, nella “vita reale”, per alcuni locali è un modo come un altro per riciclare prosecco scadente, trasformando un cocktail fresco, dolce e profumato, in una specie di drink che sa da ghiacciolo all’arancia sciolto.

Fenomeno diffuso soprattutto dove la cultura del vino è meno presente. Negli Stati Uniti, dove capita lo Spritz sia un modo per mascherare vino dozzinale, il New York Times ha preso una posizione forte contro la versione dozzinale del cocktail.

Qualche giorno fa, la giornalista  Rebekah Peppler, citando una popolare marca statunitense di concentrati di frutta ha scritto: “L’Aperol Spritz non è davvero buono. (…) Servito in grossi bicchieri da vino brandizzati, l’aperitivo zuccheroso è accompagnato da prosecco di bassa qualità, acqua frizzante e una fetta d’arancia, e il risultato sembra un Capri Sun dopo un allenamento di calcio. Non in un senso buono”.

Apriti cielo: web in rivolta e proteste. Ma l’analisi di Peppler in realtà è proprio a favore dello Spritz, ma quello buono, quello fatto bene però. E deve aprire una riflessione verso le cosiddette “mode” che fanno si che tutti propongano lo stesso trend, senza voler o saperlo preparare bene.

Lo Spritz, quello buono

 


L’origine di questo drink è veneta, e il nome ha origine austriaca, dalla parola “spritzen”, che significa schizzo, visto che durante la dominazione austriaca gli austriaci appunto usavano diluire il vino con uno spruzzo di acqua.

I veneziani poi hanno arricchito questa base con un liquore. Oggi in prevalenza si impiega l’Aperol.

Le dosi per lo spritz  sono circa un terzo di liquore, un terzo di prosecco, due  cubetti di ghiaccio e un terzo di acqua minerale gassata, oppure soda o seltz.

Le varianti

hugo cocktail
Tra le varianti più conosciute dello Spritz c’è l’Hugo altoatesino

Ci sono poi le varianti: una delle più fresche e aromatiche è l’Hugo, una variante dello Spritz nata in Alto Adige, dal bartender Roland Gruber, che ha l’ intuizione di aromatizzare il classico calice di Prosecco con menta e sciroppo di melissa, che negli anni è stato sostituito dallo sciroppo di sambuco, come si beve oggi.

La ricetta originale dell’Hugo Cocktail è molto semplice quindi: 15 cl di Prosecco, 2 cl di sciroppo di sambuco (se si trova lo sciroppo di melissa, ancora meglio), una spruzzatina di soda, 2 foglie di menta, 1 spicchio di limone o lime, ghiaccio.

In Valtellina, a Bormio, c’è un ‘altra variante dello Spritz, con l’amaro Braulio, che nasce proprio li, al posto dell’Aperol e il resto degli ingredienti uguali. Un sapore molto aromatico e un modo diverso di apprezzare questo famoso amaro di montagna, amato soprattutto a chi non ama il sapore troppo dolce dell’Aperol.

Il Pirlo, lo spritz bresciano con il Campari
Il Pirlo, lo spritz bresciano con il Campari

Per lo stesso motivo c’è chi sostituisce il liquore arancione con il Campari, più strong e meno zuccherino. Quest’ultima versione, è chiamata anche Il Pirlo. Si dice sia nata nelle osterie bresciane, Una ricetta molto semplice, nata nelle antiche osterie bresciane quando nei primi anni del ‘900 a Brescia si usava bere vino bianco miscelato con vermut. Il suo nome nasce  dall’esprezzione dialettale “pirlare” che significa cadere e rialzarsi, ispirata al movimento del vermut quando viene versato nel vino. Si accompagna a una scorzetta di limone.

Quale sia lo Spritz preferito, si possono cambiare gli ingredienti ma non la loro qualità, Il liquore non può mascherare un vino dozzinale, e il rischio è trasformare un sapore in un pasticcio dolciastro. Se proprio non si ha prosecco Doc, sostituirlo si, ma con qualcosa di altrettanto valido, tipo spumtante brut o Franciacorta.

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