Prosciutto di Parma: calo delle vendite in Italia di circa il 25-30%
L’attuale emergenza sanitaria ha modificato le abitudini di consumo degli Italiani, spostando l’ago della bilancia verso la grande distribuzione e i negozi tradizionali. Ma il calo dell'export e l'Ho.Re.Ca fermo pesano sul bilancio
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 17/04/2020
Il Coronavirus e le restrizioni per arginare la pandemia hanno modificato le abitudini di consumo degli Italiani, spostando l’ago della bilancia verso la grande distribuzione e i negozi tradizionali, con un’impennata delle consegne a domicilio per la spesa, il vino e il cosiddetto food delivery.
Un cambio degli equilibri che però non basta a riparare le perdite dovute di fatto al fermo del canale Ho.Re.Ca, che rifornisce locali e ristoranti. Almeno per quanto riguarda il Prosciutto di Parma Dop, realtà che impiega 50mila addetti nell’intera filiera, e che conta 140 Aziende produttrici per 8.900.000 prosciutti marchiati con l’indicazione geografica nel 2019.
“Negli ultimi mesi, abbiamo registrato un drastico calo delle vendite in Italia di circa il 25-30%. – commenta il presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma, Vittorio Capanna. – I produttori di Prosciutto di Parma che lavorano con il canale Horeca non possono infatti rifornire ristoranti, bar, hotel, a causa delle disposizioni ministeriali che ne hanno disposto la chiusura; inoltre, in numerosi casi, tale chiusura comporta anche il mancato rimborso dei crediti per precedenti forniture”.
Cambia il mondo di rifornirsi anche al supermercato o al negozio, come spiega Capanna: “Per quanto riguarda la distribuzione moderna, a fronte di una performance molto positiva per il segmento dell’affettato del nostro prodotto – in aumento del 20% sul mercato italiano nel mese di febbraio – le vendite al banco assistito sono drammaticamente calate di circa il 60-70%, in parte dovuto alla chiusura di tale servizio in alcuni punti vendita, e in parte imputabile ai consumatori che evitano situazioni di affollamento in negozio e scelgono tipologie di prodotto con una shelf life più lunga e più “igieniche” dal punto loro di vista. Continuano invece in modo soddisfacente le vendite nei negozi tradizionali, anche se la loro numerica è molto ridotta rispetto al passato e pertanto è un canale che incide poco sulla commercializzazione complessiva del Prosciutto di Parma”.
Export in calo per l’emergenza sanitaria
Per quanto riguarda le esportazioni, dopo un febbraio in cui le vendite sono proseguite bene, in particolar modo in Germania e negli Stati Uniti, probabilmente per un’impennata delle vendite nei supermercati a scapito del canale HoReCa, in queste ultime settimane il Prosciutto di Parma ha assistito a una riduzione degli ordini e a un calo delle vendite di circa il 30-35%.
“Allo stato attuale, possiamo pertanto stimare che le esportazioni di Prosciutto di Parma in questo periodo sono decisamente in calo rispetto al passato. L’export è pesantemente condizionato dall’attuale emergenza sanitaria che rende difficile qualsiasi valutazione. – è il commento di Capanna – È tuttavia un dato di fatto che il canale foodservice sia fermo, mentre le vendite nel canale retail stanno andando bene, in particolare il Prosciutto di Parma in vaschetta“.
Una situazione che, se in Europa – dove le vendite sono distribuite per il 75% circa nel retail – può ancora reggere, nei Paesi oltreoceano diventa invece molto grave poiché il foodservice assorbe almeno il 60% delle vendite, con punte del 80% se si pensa ai mercati asiatici.
La distribuzione del Prosciutto di Parma tocca per il 71% il mercato italiano e per il 29% quello estero, per un giro d’affari complessivo di 1,5 miliardi di euro, e 260 milioni di euro di fatturato delle esportazioni. Il mercato del pre-affettato conta 82 milioni di confezioni vendute nel 2019 (27% in Italia e 73% all’estero). Il principale mercato di riferimento estero per la Dop italiana sono gli Stati Uniti con 604.000 prosciutti, seguiti da Germania (444.000), Francia (419.000)
e UK (286.000).
La solidarietà per combattere Covid-19
Intanto il Consorzio del Prosciutto di Parma ha deciso di devolvere 500.000 euro suddivisi tra l’Ospedale Maggiore di Parma e l’Azienda USL per gli ospedali di Borgotaro e Vaio per aiutare queste strutture sanitarie dedicate in modo specifico a contrastare l’emergenza Coronavirus.
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