Pomodoro da industria, Confagri ER: programmazione 2020 nel Nord-Italia
Obiettivo: 30-35mila ettari di superficie coltivata e resa minima di 720 quintali a ettaro, per garantire una congrua remunerazione ai produttori
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 13/12/2019
«Centrare la programmazione 2020 del Pomodoro da Industria nel Nord-Italia. Obiettivo: 30-35mila ettari di superficie coltivata e resa minima di 720 quintali a ettaro, per garantire una congrua remunerazione ai produttori. Bisogna evitare di sottoscrivere un quantitativo di pomodoro contrattato superiore a quello che può essere di fatto trasformato dalle industrie del Nord, come è successo nella campagna del 2019. Prioritaria è anche la ridefinizione della tabella qualitativa».
È l’appello di Giovanni Lambertini, presidente della sezione Pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna, in relazione al documento condiviso con Cia e presentato nei giorni scorsi al Tavolo Agricolo regionale che riunisce Organizzazioni di produttori e Industrie di Trasformazione.
La trattativa deve chiudersi entro gennaio
Si fa così sempre più serrata la trattativa per la definizione del contratto quadro d’area Nord-Italia per la campagna del pomodoro da industria. «La trattativa deve chiudersi entro gennaio – commenta il presidente Lambertini – altrimenti le necessità organizzative mineranno, come spesso è successo in passato, gli accordi. Se la filiera ha a cuore se stessa è necessario che con responsabilità tutte le parti riconoscano le priorità delineate nella posizione che Confagricoltura e Cia hanno già condiviso, in primis la ridefinizione della tabella qualitativa che deve prevedere criteri oggettivi. Lo chiediamo da anni non possiamo più consentire che questo elemento divenga uno strumento, in fase di campagna, per tarare il prezzo in funzione della disponibilità del prodotto. Pretendiamo che il grado brix indicato a base 100 sia di 4,8° Bx, che corrisponde al dato medio calcolato su base storica e torniamo a chiedere che ci sia anche la possibilità che un ente certificatore terzo effettui controlli».
Quindi: chiarezza sugli ettari da destinare alla produzione ed estrema trasparenza sui quantitativi contrattati da parte delle Organizzazioni di Produttori, con un ruolo potenziato dell’Organizzazione interprofessionale in termini di controllo attraverso la verifica della congruità e la conformità dei contratti, prevedendo anche la possibilità di applicare di unregime sanzionatorio: questo un altro elemento che le due associazioni ritengono inderogabile.
«Il potenziale produttivo va adeguatamente gestito – continua Lambertini – centrare la programmazione è fondamentale per arrivare a definire il quantitativo di pomodoro che sia in grado di garantire, a tutta la filiera, e in particolare alla parte agricola oggi quella più in difficoltà, una congrua marginalità e a scongiurare eventuali produzioni invendute.
Anche considerando il mercato mondiale, in questo momento tonico, e l’andamento delle ultime campagne, riteniamo che sarebbe ottimale una programmazione dei quantitativi attorno a 25-26 Mq con una variabilità, statisticamente confermata, del ±4%. Il che significa che (considerando una resa di 720 q/Ha) si dovrebbe arrivare a un obiettivo di circa 35-36.000 Ha di superfici dedicate».
Lambertini rivolge un messaggio chiaro a produttori e industriali
«Questi ragionamenti hanno una loro validità solo se tutti gli elementi della filiera lavoreranno in sinergia e con la massima trasparenza. Un’ulteriore richiesta è quella relativa alle certificazioni: i produttori non possono più accollarsi ulteriori oneri per fornire crescenti garanzie relative a un prodotto che già rappresenta il top di gamma a livello globale, se i costi che loro sostegno in tal senso non divengono parte integrate della contrattazione e non si traducono in un plusvalore anche per loro».
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