Pizza Unesco: da NY riparte la campagna per 1.500.000 firme - InformaCibo

Pizza Unesco: da NY riparte la campagna per 1.500.000 firme

di Informacibo

Ultima Modifica: 06/06/2016

New York 5 giugno 2016.  La pizza, orgoglio napoletano, campano e italiano, dopo Sidney (leggere qui su INformaCIBO) lo scorso 2 giugno è tornata a New York  per festeggiare i 70 anni della Repubblica e rilanciare la campagna #PizzaUnesco in vista della candidatura nelle liste UNESCO del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

“Siamo già a quota un milione e 50 mila firme. Vogliamo arrivare a un milione e cinquecentomila per il Pizza Village di settembre ma soprattutto in vista di novembre 2017 quando il dossier #pizzaUnesco andrà all’esame del comitato giudicante dell’agenzia dell’ONU”, ha detto l’ex ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, di nuovo a New York e di nuovo nella pizzeria Rossopomodoro a Greenwich Village, che della campagna e’ uno dei principali partner.

E intanto da Napoli il premier Matteo Renzi ha aggiunto la sua voce al coro che attribuisce al capoluogo campano la paternità della pizza: “I ragazzi pensano che sia un prodotto estero, ma la pizza è stata inventata qui, a Napoli”, e più precisamente in uno dei forni che stanno restaurando nel parco della Reggia di Capodimonte”.
 

13 Stati coinvolti per la Pizza Unesco
Grazie ai presidi Rossopomodoro, 13 stati sono stati già coinvolti nella grande sottoscrizione: oltre l’Italia, Gran Bretagna, Francia, Olanda e Germania, Giappone e Taiwan, Turchia, Australia, Stati Uniti, Uruguay, Argentina e Brasile mentre la raccolta sta per partire in Islanda, Danimarca, Corea del Sud e Arabia Saudita. Ma c’e’ di piu’: Pecoraro Scanio vorrebbe firme (“almeno una”) da tutti i 190 e passa paesi membri dell’Onu, ed ecco perche’ ha coinvolto la rete diplomatica italiana – l’ambasciatrice all’UNESCO Vincenza Lomonaco e a New York il numero due della Rappresentanza Inigo Lambertini, un napoletano doc. “Serve il sostegno della rete diplomatica perche’ la pizza di Napoli e’ la candidata della Repubblica italiana”.

Ed e’ vero che la pizza a New York ha una lunga tradizione di storia grazie all’emigrazione italiana e a ristoranti come Lombardi, il primo a essere autorizzato ad aprire nello stato di New York nel 1905, ma poi si arriva a paradossi di qualche americano che a un meeting dell’ICE nel 2000 chiese agli interlocutori italiani: “How do you say pizza in Italian?”. Il fatto e’, come ha detto Lambertini, che troppe pizzerie negli Usa “hanno perso la strada per chi viene da Napoli”. Ed ecco il senso dell’iniziativa, per tutelare marchio e know how. “Spero di essere a Parigi in occasione del voto”, ha detto Lambertini.

La proposta parte da lontano. Pecoraro Scanio avvio’ la procedura a Parigi gia’ nel 2006. Nel marzo 2011 il Ministero per le politiche agricole formalizzo’ la domanda perche’, nonostante la pizza sia dal 2010 “specialità tradizionale garantita”, e’ necessario fare di piu’ per proteggere un capolavoro del “made in Italy” dal fenomeno troppo noto dell'”Italian sounding”. Da anni la richiesta e’ ferma anche perche’ l’Italia ha troppi beni tutelati.

La svolta c’e’ stata con la candidatura ufficiale del Comitato UNESCO italiano. Ma anche l’appuntamento dell’Expo e’ stato importante, un altro volano per sponsorizzare l’arte della pizza come patrimonio UNESCO presso tutti i paesi ospiti.

Tutti a firmare per la Pizza napoletana nella lista del patrimonio Unesco 
(foto Informacibo by saporie)

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Capo Redattore