Pellegrino1880: "Presto un progetto per valorizzare il turismo a Pantelleria" - InformaCibo

Pellegrino1880: “Presto un progetto per valorizzare il turismo a Pantelleria”

La cantina vinicola sta per presentare al Comune di Pantelleria un progetto che creerà un punto di attrazione turistico e far conoscere l’isola attraverso i vini e piatti panteschi.

di Emanuele Scarci

Ultima Modifica: 09/06/2021

La pandemia ha colpito i vini al ristorante ma non il Passito di Pantelleria e il Marsala. I vini simbolo di Cantina Pellegrino1880.

“Nel 2020 i vini che hanno sofferto di più sono quelli che destiniamo alla ristorazione – sottolinea Benedetto Renda, amministratore delegato di Cantina Pellegrino -, quindi Nero d’Avola, Grillo, Syrah, Catarratto. Invece il rientro dei consumi tra le mura domestiche, durante l’emergenza sanitaria, ha rilanciato il Moscato, il Passito e anche il Marsala base, usato nella pasticceria domestica”.

famiglia pellegrino
La famiglia Pellegrino

Pantelleria e Marsala sono il core business di Pellegrino. Insieme rappresentano il 55% del giro d’affari. “Per i vini di Pantelleria la performance è stata eccellente (anche per i margini), tanto che temiamo di andare sotto con le giacenze prima della nuova vendemmia” aggiunge Renda.

Eppure a Pantelleria, isoletta a 110 km dalla Sicilia e di soli 80 km quadrati di superficie, Pellegrino non possiede un solo metro di vigna. Perché?

A Pantelleria abbiamo scelto di acquistare il 100% delle uve. Abbiamo scelto di non investire sui terreni ma sugli agricoltori: 350 di cui la maggioranza conferitori da 20 anni. In cambio offriamo ai coltivatori l’opportunità di assorbire sempre tutta l’uva prodotta, abbiamo creato un filo doppio con loro. Credo che questa filosofia sia stata vincente a Pantelleria.

E nelle altre tenute: a Kelbi, a Rinazzo e a Gazzerotta?

Nelle altre tenute gli ettari non sono di proprietà ma sono gestiti dai soci dell’azienda, dai familiari dell’azienda. Lì facciamo i vini top, quelli di tenuta, Grillo e Nero d’Avola. Gli attuali soci sono i successori del fondatore: 5 persone, tutte donne tra sorelle e cugine.

Pantelleria e Marsala a parte, com’è stato il 2020?

Un anno orribile che ha impattato sui nostri ricavi con un taglio del -10% a 17,5 milioni. Per circa il 30% fatturati all’estero. Il Mol dovrebbe attestarsi intorno al 14-15%. L’urto però è stato attenuato dalla nostra radicata presenza nella distribuzione moderna, sia in Italia che all’estero, dove però la presenza varia da paese a paese. Ovviamente abbiamo perso quote nella ristorazione, ma molto meno di chi invece era particolarmente sbilanciato in questo canale: si parla del 25-30% del fatturato. Siamo quindi soddisfatti di essere riusciti a limitare i danni in questo contesto.

Poteva andare peggio?

Senza dubbio. Abbiamo gestito il problema nel migliore dei modi possibili, controllando attentamente gli acquisti e tagliando i costi delle trasferte e del lavoro: la Cig è durata un mese e mezzo. Non ne potevamo fare a meno perché la produzione era stata già fatta e gli agenti non potevano viaggiare. Abbiamo operato anche sul versante delle giacenze con operazioni promozionali che avevano l’obiettivo di ricavare lo spazio necessario in cantina per la nuova annata. Nel banqueting, fascia media della qualità, paralizzata dalle restrizioni anti-covid, abbiamo condotto, fin da febbraio, delle operazioni di alleggerimento delle scorte.

In quali catene commerciali siete presenti in Italia?

In Italia serviamo praticamente tutte le insegne: Coop, Conad, Esselunga, Metro, Eurospin e tante altre. Per noi è facile entrare nella grande distribuzione: siamo il più grande produttore di Passito di Pantelleria e ci presentiamo con volumi tali da garantire, rispetto ad altri player, la stabilità delle forniture.

Com’è ripartito il 2021?

Grazie alle riaperture progressive, anche dell’Horeca in Italia e all’estero, stiamo crescendo e recuperando molto: +18/20% nei primi 5 mesi dell’anno.

Il confronto però andrà fatto con il 2019.

Ora che la tempesta è passata, do quasi per scontato che quest’anno ci allineeremo ai risultati del 2019. Le prenotazioni dei turisti (praticamente tutti italiani) in Sicilia e nelle isole minori hanno raggiunto livelli di grande interesse e la ristorazione è euforica della capacità di reazione della domanda. Tutto questo ci fa ben sperare e, se non interverranno passi indietro, sono confidente di poter ottenere gli stessi numeri del 2019.

Troppo presto per parlare di investimenti?

Il 2021 è un anno fase di riflessione: aspettiamo di essere più sereni prima di tracciare programmi sostanziosi. Al momento, uno dei progetti in cantiere è quello di potenziare la struttura di accoglienza di Pantelleria: non arriveremo alle 20 mila presenze registrate a Marsala nel 2019, ma contiamo di potenziare le strutture in misura significativa. Vogliamo diventare un punto di riferimento per il turista che sbarca a Pantelleria a cui vogliamo offrire tour dell’isola, tavoli di degustazione e scuole di cucina.

C’è un progetto concreto?


Assolutamente sì. Oggi a Pantelleria abbiamo un punto vendita che incide poco ma stiamo per presentare al Comune di Pantelleria un progetto che creerà, come dicevo prima, un punto di attrazione turistico. Far conoscere l’isola attraverso i calici e i piatti panteschi. Per i nostri progetti utilizziamo solo bandi con fondi Ocm che sono fondi europei gestititi dalla Regione siciliana. Difatti l’investimento a Pantelleria lo facciamo con questi fondi: ci hanno dato l’accesso a un finanziamento di 1 milione che investiremo tra quest’anno e il prossimo. Nel bando siamo risultati al 25esimo posto e l’investimento è per metà destinato a Pantelleria. L’altra metà, in nuove tecnologie nel resto dell’azienda: filtri, presse e quant’altro.

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