Padiglione Italia di Expo 2015: ha vinto un progetto tutto italiano - InformaCibo

Padiglione Italia di Expo 2015: ha vinto un progetto tutto italiano

di Informacibo

Ultima Modifica: 22/04/2013

Milano 22 aprile 2013. Alla Triennale di Milano venerdì scorso è stato premiato il vincitore della gara internazionale per la progettazione del Padiglione Italia di Expo 2015: ha vinto uno progetto tutto italiano firmato dal pool Studio Nemesi&Partners di Roma, Roma, Proger spa di Pescara e Bms progetti srl di Milano.

Hanno partecipato 68 progetti provenienti da tutto il mondo. Oltre al Palazzo Italia, circa 12 mila metri quadrati, dovranno progettare un’altra serie di padiglioni che ospiteranno attività espositive e istituzionali lungo un viale di 325 metri. Ma il Palazzo, sarà l’unico che «sopravviverà» all’evento quale lascito permanente della manifestazione alla città. Le imprese, ora, avranno 90 giorni per presentare il progetto esecutivo.

I vincitori hanno voluto, fin dall’inizio, che il padiglione rappresentasse una comunità riunita attorno alla sua piazza: l’articolazione volumetrica è basata su quattro blocchi principali, organizzati intorno ad un vuoto-piazza centrale, collegati tra loro da elementi-ponte; al loro interno sono organizzate le macro funzioni principali (area espositiva, auditorium, uffici e sale riunioni). Ribaltando il concetto tradizionale di scatola espositiva, il progetto vincitore accoglie il visitatore al piano terra con uno spazio aperto, permeabile e avvolgente, posto in continuità con il percorso espositivo principale del Cardo (l’asse centrale del sito di Expo 2015).

La superficie complessiva sarà pari a 12.800 mq, alta 25 metri, e si articola in sei piani (piano interrato, piano terra, 4 piani fuori terra, terrazza panoramica). Sono previsti: spazi espositivi (2.500 mq), una piazza coperta per eventi (1.920 mq), sale conferenze/meeting, uffici e spazi di rappresentanza (2.350), uffici staff, bar e ristorante panoramico (1.050 mq di spazi per la ristorazione). Alla giuria, che su 68 candidature pervenute ha selezionato i 5 progetti finalisti e il vincitore, «è apparso evidente come il nucleo architettonico nella sua complessità sia capace di restituire con immediata efficacia il senso della natura che “da rito antico si trasforma in rito della contemporaneità”. Un’architettura a nido – si legge nella motivazione della giuria sul progetto premiato – un’evidente trasposizione in nuce del vivaio, del senso civico dell’appartenenza ad una comunità».

Il team di architetti dello studio romano Nemesi, già vincitori con Morphosis del concorso per il nuovo headquarter Eni, sottolinea l’elevata «flessibilità» dell’edificio che in futuro, spenti i riflettori di Expo 2015 lascerà alla città «quattro edifici autonomi, intorno ad una piazza centrale, ognuno con un suo ingresso e impianto, riconvertibili ad uso urbano e capaci di dialogare con la città intorno», sottolinea l’architetto Michele Molè dello studio. Per la costruzione del padiglione è previsto un budget di 40 milioni di euro.

I quattro volumi architettonici, come se si trattasse di alberi (da qui il richiamo al concept del progetto, richiesto dal bando, legato all’«albero della vita»), presentano degli appoggi massivi a terra che simulano le grandi “radici” del percorso espositivo; gli stessi volumi, visti dall’interno della piazza, aprendosi e ampliandosi verso l’alto, si liberano poi con “chiome” leggere, attraverso superfici vetrate su cui si allungano “rami” che in maniera dinamica tessono la trama di queste chiome. La superficie esterna, infatti, è rivestita da fibre di materiale innovativo, che richiamano la rete sociale e naturale, con riferimento specifico al tema del «Vivaio» (anch’esso nel concept del bando di concorso).

L’edificio, come un nido verde urbano, è altamente sostenibile: un sistema di ventilazione e un impianto di serpentine per il riscaldamento e raffrescamento garantiscono temperature miti agli interni; una seconda pelle «ramificata» riveste la parete vetrata con una sorta di resina cementizia fibrosa (ductal); giardini pensili e una terrazza verde saranno punti di incontro ospitali. In particolare sulla terrazza sopra l’edificio verranno piantati degli alberi e su gran parte della copertura si aprirà il ristorante, un luogo dove passeggiare e fare l’esperienza culinaria più alta che il Padiglione Italia potrà offrire, guardando dall’alto lo spazio espositivo.

Secondo gruppo classificato quello guidato da Benedetta Tagliabue, al terzo posto Matteo Giorgio Paolo Fantoni. Quarti a parimerito i gruppi guidati da Giugiaro con Paolo Favole e Mario Bellini con Favero&Milan Ingegneria e Prisma.

Nel frattempo, il governo Monti «anche negli ultimi giorni darà sostegno all’accelerazione e alla messa in sicurezza dell’Expo». Lo ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’Expo, Paolo Peluffo, partecipando alla proclamazione del progetto vincitore del concorso per il Padiglione Italia. Recentemente il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e il sindaco Giuliano Pisapia, hanno chiesto una legge speciale per l’Expo: «Personalmente sono d’accordo – ha aggiunto Peluffo – capisco la richiesta e se il consiglio dei ministri la valuterà positivamente io sarò d’accordo».

I tempi, infatti, sono strettissimi ed ora, dopo la riconferma di Napolitano a Presidente della Repubblica, si aspetta il nuovo governo per le decisioni.

Mancano 745 giorni (oggi 22 aprile 2013) all’inizio di Expo 2015 e i cantieri devono partire entro la fine di quest’anno. «Non sono preoccupato per i tempi – ha detto l’ad di Expo 2015, Giuseppe Sala, in occasione della cerimonia – ma sono molto attento e chiedo di essere messo nella condizione di potere lavorare al meglio, e per questo ci vuole la partecipazione di tutti. L’Expo non è un gioco di società – ha aggiunto – è qualcosa di molto serio e garantisce lavoro e visibilità. Noi stiamo facendo la nostra parte e siamo già a 128 Paesi che hanno dato la loro adesione. Non bastano? Andremo avanti. Dalle aziende avremo 250 milioni. Non bastano? Andremo avanti, ma per fare questo ci vuole la partecipazione di tutti».

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Capo Redattore