Niko Romito è il numero uno degli chef italiani per il Gambero Rosso
Lo incorona la guida "Ristoranti d'Italia 2019'. Grande attesa della Guida Michelin, a Parma, il 16 novembre
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 05/11/2018
I mesi di ottobre e novembre sono quelli dedicati principalmente alla presentazione delle Guide gastronomiche.
Mentre si è in attesa della più prestigiosa, la 64esima edizione della Guida Michelin, che sarà presentata a Parma, il prossimo 16 novembre, a Roma, dopo la “Top Italian Restaurants 2019” (la guida dei ristoranti all’estero), presentate la scorsa settimana, lunedì sera il Gambero Rosso ha presentato la guida “Ristoranti d’Italia 2019′.
Lo chef Niko Romito, 3 forchette, il punteggio più alto della Guida Gambero Rosso
Anche quest’anno di nuovo al vertice della lista delle “Tre Forchette” (punteggio 96) l’abruzzese Niko Romito.
Un altro riconoscimento per lo chef stellato abruzzese Niko, 44 anni, che gestisce insieme alla sorella Cristiana, a Castel di Sangro, il ristorante Reale.
Niko Romito, conquistò le Tre stelle Michelin nel 2014, e ha scalato anche la World’s 50 Best Restaurants posizionandosi quest’anno alla 36esima posizione.
Dopo Romito, a un punto di distanza, un trio perfetto: Massimiliano Alajmo de Le Calandre a Rubano (Padova); Massimo Bottura dell’Osteria Francescana a Modena; Heinz Beck de la Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri.
Seguono 94 punti, Don Alfonso 1890 a Sant’Agata sui Due Golfi (Napoli); Piazza Duomo ad Alba; Torre del Saracino a Vico Equense (Napoli); Uliassi a Senigallia (Ancona) e Antonino Cannavacciuolo a Villa Crespi a Orta San Giulio (Novara).
Poi Enoteca Pinchiorri a Firenze (93 punti), e a 92 Cracco a Milano, Laite a Sappada, Lorenzo a Forte dei Marmi, Madonnina del Pescatore a Senigallia, Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio, Seta del Mandarin Oriental Milano, La Siriola a San Cassiano, St. Hubertus ancora a San Cassiano meta gourmet altoatesina, La Trota a Rivodutri (Rieti), Da Vittorio a Brusaporto.
In totale sono 38 Tre Forchette compongono la squadra dei migliori ristoranti d’Italia. Ad arricchire il panorama italiano il premio “Novità dell’anno” Casa Rapisarda di Alessandro Rapisarda a Numana (Ancona); “Ristoratore dell’anno” Nuccia De Angelis di D.one Ristorante Diffuso a Roseto degli Abruzzi (Teramo); Miglior comunicazione digitale: Moreno Cedroni de La Madonnina del Pescatore a Senigallia (Amcona); Miglior servizio di sala: Il Faro di Capo d’Orso di Maiori (Salerno); Miglior servizio di sala in albergo: George’s del Grand Hotel Parker’s a Napoli.
Tutti meritevoli di rating d’eccellenza, come sottolinea il presidente Paolo Cuccia: “Gambero Rosso è riconosciuto a livello globale come marchio di garanzia delle eccellenze italiane“.
Un anno felice per Niko Romito il 2018: tre grandi progetti del tristellato abruzzese
13 agosto ha aperto a Castel di Sangro ALT, la “Stazione del Gusto”, il nuovo progetto dell’Academia Niko Romito nato per gli allievi e gestito direttamente da loro.
27 agosto ha aperto il nuovo ristorante Bulgari di Milano.
E sempre a Milano, ha aperto l’estate scorsa anche Bomba, il bistrot dei bomboloni gourmet.
Romito continua ad ampliare il suo progetto gastronomico, che ha il suo centro nel suo Reale a Castel di Sangro e si occupa già della ristorazione del Bulgari Hotel di Dubai e di quelli di Pechino e Shanghai.
Il legame di Niko all’Abruzzo e al territorio
C’è stato un momento, nella carriera di Niko Romito, in cui stava per volare dall’altra parte del mondo, con un buon contratto in tasca e un ristorante da dirigere in Oriente. Erano i tempi in cui il progetto che gravita intorno a Casadonna prendeva forma. Rifiutò l’offerta e decise di puntare tutto sulla sua regione, all’epoca gastronomicamente molto depressa. Da allora l’Abruzzo è fonte di ispirazione ed elemento identitario. Non solo per la cucina, che a quel territorio aspro guarda in modo obliquo, ma per l’anima che lo innerva, per quell’isolamento meditativo che alimenta tutto l’operato di Romito, in un corto circuito di energia che dall’uno va all’altro in doppia direzione, ha scritto il Gambero Rosso.
Se l’Abruzzo gastronomico oggi è in pieno sviluppo lo si deve a lui. E il Reale non potrebbe essere che lì, tra le montagne e il fiume Sangro
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