Un Negroni, grazie! Cent’anni di una storia tutta italiana
di Simone Pazzano
Ultima Modifica: 31/07/2019
Cento sono gli anni che ha. Venti sono quelli che beveva in un giorno il suo inventore (ebbene sì). Tre gli ingredienti e tre le città che, in parti uguali, hanno dato vita a un mito italiano. Parliamo del Negroni, il cocktail divenuto celebre in tutto il mondo e che ha fatto la storia dell’aperitivo.
Quest’anno si celebra il centenario del cocktail inventato dal conte Camillo Negroni al Caffè Casoni di Firenze. Un drink che, nonostante le tante mode che periodicamente colpiscono il mondo della mixology, non è mai invecchiato. Il Negroni ha sempre mantenuto intatto il suo fascino. Sarà per la sua ricetta robusta ma semplice, sarà per la sua storia, che ora vi raccontiamo.
Cento anni di storia
L’invenzione del Negroni risale al periodo che va dal 1917 al 1920. Non è possibile risalire infatti alla data precisa, si considera come più probabile riferimento il 1919. Amante dei cavalli e delle belle donne, il conte Camillo Negroni viveva all’insegna dell’avventura e dell’eleganza. Frequentava i salotti aristocratici più importanti e bar molto raffinati, tra cui il Caffè Casoni, a Firenze. Ed è proprio qui che un giorno, di ritorno da uno dei suoi innumerevoli viaggi, chiese al barman e amico Folco Scarselli una modifica al solito drink, un mix di bitter e vermouth rosso che era consuetudine all’epoca. Il conte chiese di renderlo più robusto aggiungendo del buon gin, testimonianza dei suoi trascorsi londinesi. Da quella semplice richiesta è nato il più celebre tra i cocktail. In poco tempo infatti sempre più persone hanno cominciato a chiedere a Folco Scarselli il drink “alla maniera del conte Negroni“. O più semplicemente, un Negroni.
Venti Negroni al giorno per il Conte
Questo è sicuramente il numero che incuriosisce di più, tra quelli snocciolati all’inizio. Venti Negroni al giorno? Com’è possibile? Roba da coma etilico, vien da pensare. In realtà no, perché non è proprio come crediamo noi. Tutto nasce da una lettera che un caro amico e antiquario scrisse al Conte Negroni. In un passaggio del testo Francis Harper si raccomandava infatti di non bere più di venti Negroni al giorno. Questo ci fa chiaramente capire, come sottolinea Luca Picchi nel libro “Negroni cocktail. Una leggenda italiana“, che all’epoca il celebre cocktail veniva servito in altri bicchieri, in dosi ridotte rispetto a quelle a cui siamo abituati noi oggi. Il Conte doveva essere abituato infatti a berlo in calicini da cordiale, quindi da 3 cl. Ma venti era semplicemente il limite raccomandatogli dall’amico: in realtà si racconta che il conte fosse abituato a consumare anche quaranta drink al giorno.
Tre ingredienti, tre città: come si fa il Negroni
Come anticipato, ricetta più semplice – e quindi efficace – del Negroni non c’è. Come si prepara il Negroni? Una parte di bitter, una di vermouth rosso, una di gin. Il grande successo del drink risiede molto probabilmente proprio nella semplicità, nel gusto deciso ma fresco e bilanciato. Un cocktail che ha portato l’Italia nel mondo non solo per la sua storia e per merito del suo inventore, ma anche per i suoi ingredienti. Se parliamo di bitter e di vermouth rosso, parliamo inevitabilmente di grandi aziende italiane. Parliamo di Campari e Martini, ma anche di Cinzano. E proprio gli elementi portanti di questo cocktail sono legati alle città italiane più importanti dell’epoca. Se tutto è cominciato in un caffè di Firenze è anche grazie ai contributi importanti arrivati da Torino e Milano.
Negroni: ricetta originale
1/3 Vermouth rosso
1/3 Bitter
1/3 Gin
Americano e Negroni Sbagliato
Il vermouth rosso (vino liquoroso e aromatizzato) è infatti una creazione piemontese. Un prodotto tipico che ha portato nel mondo il nome di importanti aziende di Torino: come Cinzano e Martini & Rossi. Il bitter è invece il frutto del genio creativo di Gaspare Campari, fondatore dell’omonima azienda di Milano. Due eccellenze italiane che inizialmente si sono incontrate proprio nel Torino-Milano, cocktail a cui è seguito l’Americano, creato con un’aggiunta di soda.
Infine, chi non vuol fermarsi, a Milano può tornare per ripercorrere i passi di un errore che, a suo modo, ha contribuito ulteriormente alla fama del Negroni. Al Bar Basso negli anni Sessanta, il bartender Mirko Stocchetto al posto del gin ha messo per errore dello spumante Brut. In questo modo è nato il Negroni Sbagliato.
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