Migliorare la competitività del latte italiano. Allarme della Distribuzione Moderna
di Informacibo
Ultima Modifica: 23/02/2016
Roma 23 febbraio 2016. Il mercato del latte è in piena crisi: fine quote latte, embargo russo, diminuzione export, caduta consumi nazionali. Questi i maggiori temi affrontati questa mattina al convegno "La sfida della competitività per il latte italiano" svoltosi al Senato della Repubblica e organizzato da Adm-Associazione Distribuzione Moderna in collaborazione con Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad, col patrocinio del Senato e del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
La mattinata di lavori è iniziata con l'illustrazione dei risultati dell'analisi economica della filiera del latte italiano che Adm ha commissionato al professore Roberto Della Casa, docente di Marketing e Gestione dei prodotti agroalimentari presso l’Università di Bologna, per avere un quadro realistico dell'assetto economico della filiera lattiero-casearia.
La fotografia mostra tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) che detengono il primato della produzione nazionale di latte, dove si concentra il 68% della produzione nazionale e degli allevamenti di maggiori dimensioni. A farla da padrone è il Nord Italia, con ben l'84% del totale degli allevamenti vaccini italiani contati in circa 33mila unità, di cui l'81% è di piccole dimensioni (meno di 60 capi e produzione complessiva di latte sotto le 500 tonnellate annue). Queste aziende realizzano complessivamente il 27% del totale. Solo il restante 19% degli allevamenti è, invece, di medio-grandi dimensione e realizza il 73% della produzione nazionale di latte.
In questo quadro, ha affermato Francesco Pugliese (nella foto), Presidente dell'Associazione Distribuzione Moderna "il nostro sistema latte fatica a mantenere il confronto con le produzioni degli altri Paesi, facendo emergere i deficit strutturali che ne limitano efficienza, produttività e competitività. Se vogliamo che il settore del latte si affermi come un elemento di punta dell'agroalimentare italiano, servono quindi interventi di respiro strategico. Noi siamo disposti a fare la nostra parte – ha affermato il presidente della distribuzione moderna – mettendoci in gioco in una logica di filiera nella quale ciascuno ne tragga un vantaggio, ma tutti devono assumersi le proprie responsabilità. La Gdo (grande distribuzione) lo ha già fatto nella valorizzazione dei prodotti Dop e Igp, con una campagna di comunicazione che ha coinvolto migliaia di punti vendita in tutta Italia, e su questo piano possiamo lavorare per la promozione del prodotto italiano".
"Impossibile risolvere i problemi del settore -ha precisato il presidente ADM- senza riconoscere l'interdipendenza tra attori della filiera, e tra le filiere stesse".
L'intervento del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina
“Il sistema agroalimentare deve fare il salto di mentalità e iniziare a pensarci come soggetto unitario o le dinamiche di competizioni sovranazionali, che ora hanno debolezze, non è detto che prima o poi non alzino la posta mettendo in difficoltà aziende che oggi si sentono tranquille. Nessuno si senta al riparo”, ha detto il ministro Martina, che ha lanciato un appello anche al comparto della distribuzione affinché si “modernizzi”. “Non abbiamo il fisico per reggere il colpo. Vale a maggior ragione per la zootecnia, e in particolare per il lattiero caseario”, ha sottolineato l'esponente di governo.
L'Italia, nonostante lo sviluppo degli allevamenti di maggiore dimensione, è ancora deficitario e ha bisogno di ricorrere all'importazione per colmare circa 1/6 del fabbisogno, con un aumento delle provenienze da alcuni Paesi dell’Est Europa a scapito di fornitori classici come Germania e Francia. In Europa l’aumento della produzione, in combinato disposto con il calo della domanda (le vendite di latte nel nostro Paese sono diminuite del 4-5% nel 2015) e i cambiamenti delle tendenze nell'alimentazione e la nutrizione, con una "progressiva disaffezione verso tutte le fonti proteiche di origine animale", sta determinando una riduzione dei prezzi del crudo alla stalla: nei principali Paesi europei (Francia, Germania, ma anche Slovacchia e Repubblica Ceca) nel 2015 ha toccato quota -20%.
“Siamo difronte a gigantesco problema europeo, non solo italiano, e in Europa ci sono stati commissari che alla richiesta di discutere su questo tema negavano la crisi”, ha aggiunto Martina.
“In vista del Consiglio europeo di marzo stiamo lavorando a un pacchetto di proposte strutturali che giovedì manderemo a Bruxelles, proposte di sistema per alzare l'asticella delle politiche europee di gestione di questa materia. Ci sono nodi che non si possono sciogliere se non a livello europeo”.
Il mercato oligopolistico in Italia, dalla parte dell’industria di trasformazione, vede nelle mani di tre principali player oltre il 50% del fresco e più del 60% nell'Uht. Di fronte a questi cambiamenti il settore del latte italiano si trova in una posizione critica: soggetto a mutamenti di contesto, con una serie di deficit strutturali di sistema ancora molto pesanti che ne riducono la competitività.
Fattore, quest'ultimo, importante, ma che a detta di Pugliese "non può essere scaricato sul consumatore finale. È arrivato il momento di fare meno chiacchiere e ragionare di più sui fatti. Non si può fare senza l'Europa, e non solo nell'ambito del latte, ma in tutte le filiere dell'agroalimentare, dove non siamo autosufficienti”.
In primo piano: il Presidente ADM, Francesco Pugliese e il ministro Maurizio Martina
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