Mauro Rosati (Qualivita): "Basta fuffa: per comunicare il cibo bisognerà studiare sempre di più" - InformaCibo

Mauro Rosati (Qualivita): “Basta fuffa: per comunicare il cibo bisognerà studiare sempre di più”

Prodotti tipici come volano anche per far ripartire il turismo . Ma servono sostegno delle istituzioni in un momento drammatico per l'economia e una comunicazione più efficace e verticale

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 27/04/2020

“Basta fuffa”: risponde così Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita, alla domanda “Come dovrà essere la comunicazione della ripartenza riguardo al cibo? In che modo si potrà aiutare?”.

È lui il terzo ospite di Cucine in Quarantena, in una puntata del podcast tutta dedicata alle Dop e Igp italiane. Un mondo che in queste settimane sta vivendo una rivoluzione. Un universo che negli ultimi anni ha contribuito non poco all’immagine dell’Italia nel Mondo.

Per Rosati la quarantena significa lavoro intenso, anche se da casa, in un momento in cui Qualivita è più attiva che mai per collaborare con i consorzi,  ma anche occasione per immergersi di più nella natura della “sua” Toscana, per gustare cucina e piatti casalinghi e fare una nuova amicizia, con un cane trovatello (nella foto in alto).

La Dop Economy

La Dop Economy viene fotografata ogni anno dal Rapporto Ismea Qualivita, che delinea il valore e l’impatto territoriale dei prodotti tipici a indicazione geografica italiani certificati. Tutte le province in Italia hanno una ricaduta economica dovuta alle filiere DOP IGP Food e/o Wine, in un sistema che caratterizza tutto il Paese e genera un valore diffuso fra piccole realtà produttive e grandi distretti, anche se la concentrazione del valore è forte in alcune aree.

ismea qualivita
Fonte: Qualivita.it

In cinque regioni su venti si supera 1 miliardo di euro di valore alla produzione generato dalle IG, e guardando i dati colpisce che siano proprio principalmente le regioni più colpite dalla pandemia: Veneto (3,90 mld €), Emilia-Romagna (3,41 mld €), Lombardia (1,96 mld €), Piemonte (1,23 mld €), Toscana (1,11 mld €).
Le prime quattro regioni per impatto si trovano al Nord Italia e concentrano il 65% del valore produttivo delle indicazioni geografiche, mentre le prime cinque province superano la metà del valore complessivo generato a livello nazionale dalle
filiere Food e Wine DOP IGP: Treviso (1.763 mln €), Parma (1.389 mln €), Verona (1.155 mln €), Modena (782
mln €), Cuneo (686 mln €).

Dop, Lockdown e opportunità per il turismo

Un settore che al completo vale oltre 16 miliardi di euro di valore al consumo. La #DopEconomy italiana si conferma driver fondamentale e indiscusso dei distretti agroalimentari del nostro Paese.

E adesso cosa accadrà? Della Dop Economy fanno parte dentro consorzi e prodotti a largo consumo ma anche di nicchia. Alcuni quotidianamente nella tavole degli italiani, altre, costose e rare, dedicate prevalentemente a ristoranti e locali. “Sono soprattutto i freschi e i dedicati al canale ho.re.ca a soffrire maggiormente in questo momento” spiega Rosati.

Un esempio su tutti? “La burrata di Andria Igpstava conquistando il mercato internazionale ma in questo momento ha tutti i mercati chiusi, soprattutto internazionale e ristorazione”.

Piccole e medie imprese, che hanno creato eccellenze enogastronomiche che hanno contribuito a portare valore e a costruire un’immagine di qualità dell’Italia del mondo. Produzioni che hanno spinto anche nel Belpaese la nascita di un certo tipo di turismo, quello enogastronomico di qualità. E adesso?

“Io credo che se  il Governo e l’ Europa, che in questi anni ha investito molto sulla qualità, non hanno politiche di supporto, rischiamo di perdere molte aziende, perchè non tutti non hanno il passo per stare nella grande distribuzione”.

Di Dop Economy e potenzialità Rosati ha parlato anche in un recente webinar di Roberta Garibaldi. In che modo il mondo dei prodotti tipici potrà fare gioco anche per valorizzare il turismo in questo momento?
” Se io dovessi pensare a un turismo nuovo in Italia, penserei a quello che sta dentro le aziende agricole, all’ aria aperta, che sa godere di spazi adeguati. La nostra esperienza, penso a iniziative come Cantine Aperte o Caseifici Aperti, ci consente  un’offerta di qualità strutturata e organizzata su questo fronte, che potrebbe essere un leva per far ripartire turismo in Italia, rispetto al turismo di massa”.

Il mondo della comunicazione, ascoltando le riflessioni di Rosati nel podcast, avrà un ruolo importante: “Bisognerà raccontare meno fuffa – riassume – lo storytelling non permette più invenzioni o idee strane. Lo storytelling del cibo italiano dovrà essere più legato alla realtà, alla garanzia di autenticità ,sicurezza alimentare, certificazioni.  Un mestiere importante, bisogna studiare e usare le tecnologie. Lo slogan generico W il Made In Italy non funziona più, è troppo provinciale, elementare, generico. Ci buole altro per pensare ad altri tipi di contenuti”.

Tra questi, potrebbe trovare spazio anche un intero universo ancora poco sviluppato nella comunicazione che parla di Dop e Igp: il loro valore nutraceutico e il loro ruolo nella Dieta Mediterranea, Patrimonio Unesco. Un rapporto ancora poco sviluppato, fino ad ora, di cui si è occupata recentemente Qualivita in uno studio per gettare luce su questo tema e incentivare forme di comunicazione e approfondimento in questo senso.  La ricerca che vedete qui sotto.

https://www.informacibo.it/ricerca-qualivita-dop-e-igp-pilastri-della-dieta-mediterranea/

La Dieta Mediterranea insomma, è un tema tutto da sviluppare, e non un patrimonio da tenere su un piedistallo. I prodotti locali tipici certificati, rientrano a pieno diritto in questo stile di vita, benefico per la salute, e grande risorsa di marketing. Esistono oltre 10mila studi di Università, pubblicati su riviste scientifiche, che analizzano questi aspetti.

Vogliamo parlarne?

Intanto ascoltiamo Mauro Rosati nella terza puntata di Cucine in Quarantena, dove ci parla anche della “sua” ricetta locale, i pici all’Aglione, che sono anche di stagione. La ricetta la trovate in fondo al posto mentre per sapere che vino abbinare, ascoltate il podcast verso la fine. Buon ascolto!

Il podcast

La ricetta

Pici all’aglione della Val di Chiana: la ricetta tradizionale

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L'Autore

giornalista