Marco Lavazza e Paolo Barilla: quale sarà il futuro del cibo?
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 19/06/2019
Lo scenario del mercato dell’alimentare sta cambiando profondamente. Nuovi stili di vita condizionano la frequenza e le occasioni di consumo, mentre i consumatori sono tentati da una molteplicità di culture alimentari a volte molto differenti dalla nostra.
Sarà duraturo questo scenario?
E il consumatore è disposto a giocare il suo ruolo nella partita della sostenibilità?
E le Aziende come possono reagire e come stanno reagendo?
Queste ed altre sono le domande che si sono posti ieri, 18 giugno, oltre 100 imprenditori del settore alimentare, nel corso di un convegno che si è tenuto a margine dell’Assemblea annuale degli associati di Unione Italiana Food, l’associazione alimentare che in Europa rappresenta il maggior numero di categorie merceologiche.
Il convegno è stato moderato dal prof. Carlo Alberto Pratesi, docente di Marketing, Innovazione e Sostenibilità presso l’Università Roma Tre e hanno preso parte alla tavola rotonda anche Francesco Morace, Fondatore Future Concept Lab, Fabio Iraldo, Prof. Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Andrea Torlonia cofondatore di Start up Bootcamp Food Edition, oltre al Presidente e il Vice Presidente dell’Unione, rispettivamente Marco Lavazza e Paolo Barilla.
L’ assemblea dell’ Unione Italiana Food 2019: da Consumatori a “ConsumAutori”
“In un contesto di consumi totalmente cambiato, rispetto a quello a cui siamo stati abituati fino a pochi decenni fa, non è assolutamente facile avere delle proiezioni affidabili: basta guardare a quello che avevamo immaginato qualche anno fa potesse accadere oggi – commenta il prof. Pratesi – Abbiamo sbagliato quasi sempre. Immaginavamo che l’aspetto salutistico del cibo si scindesse totalmente dall’aspetto gourmet, e invece la ricercatezza nei prodotti alimentari, l’unicità di alcune produzioni, stanno diventando un driver molto importante per il consumatore”.
I giovani si rispecchiano in modelli dai consumi e dalle abitudini alimentari esotiche e a volte, addirittura estremiste in alcune scelte, sia dettate da motivazioni morali, sia, semplicemente dalle mode del momento. E la facilità di reperire questi alimenti, attraverso la distribuzione e il food delivery tramite app e altri strumenti digitali, rende più diffusa questa abitudine di consumo.
Allo stesso tempo però aumenta la sensibilità verso l’ambiente, da parte di tutte le fasce di età di consumatori, ma anche da parte dei produttori che si trovano a rispondere, nei fatti a questa situazione. Ma questo cambiamento è anche molto veloce. Così commenta Francesco Morace: “Millennials e centennials hanno comportamenti di consumo diversi rispetto alle generazioni precedenti, anche in ambito alimentare. Per poterli attirare come consumatori occorre conoscerne le caratteristiche che variano di decennio in decennio, si pensi ai ragazzi che oggi sono 18enni e che sono già esperti di cibo e cucina, si pensi alla Masterchef generation”.
Le Aziende infatti stanno investendo più che mai nella ricerca e nell’innovazione proprio per andare incontro a queste nuove tendenze e soprattutto sul tema della sostenibilità, stanno dimostrando di voler modificare radicalmente il proprio modo di scegliere le materie prime e i sistemi di lavorazione dei loro prodotti.
“Rispetto al passato le aziende sono più interessate a investire e a parlare di sostenibilità, anche perché rilevano una maggiore sensibilità da parte del mercato – commenta il prof. Fabio Iraldo, – d’altra parte sono anche più timorose di esporsi senza sufficienti evidenze scientifiche e certificazioni. Si va dall’esigenza di visibilità che si aveva all’inizio degli anni 2000, quando è esplosa la spinta di sostenibilità delle aziende, a quella della credibilità”.
E un ruolo nuovo e importante lo hanno anche gli investimenti in food tech e innovazione che le aziende sempre più affidano all’ecosistema delle start up. “Per questo motivo – spiega Andrea Torlonia – è molto importante che le aziende riescano a conoscere queste possibilità e a poterne sfruttare le potenzialità. In questo senso mi auguro che anche in Italia aumenti la disponibilità degli investitori a rivolgersi a questa tipologia di soluzioni tecnologiche, ormai molto comuni in tante parti del mondo”.
I commenti di Marco Lavazza e Paolo Barilla
Anche secondo Marco Lavazza, Presidente di Unione Italiana Food, le Aziende stanno giocando bene la loro parte, a fronte di un panorama di consumi molto mutevole e il cui sviluppo è difficile da prevedere: “C’è una maggiore curiosità da parte del consumatore che vuole essere informato e le aziende hanno il dovere e la responsabilità di farlo. Sono diversi i modelli di approccio al cibo, i ritmi di vita sono cambiati, con esigenze profondamente diverse rispetto al passato e la richiesta di una maggiore facilità di conservazione e disponibilità nel momento del consumo. In tutto questo il digitale sarà sempre più centrale e le aziende dell’agroalimentare ne sono coscienti. Continuiamo a investire nell’innovazione, la sola risorsa in grado di intercettare le nuove tendenze e tradurle in concreto”.
Tuttavia, anche se i temi della sostenibilità sono sempre nelle agende media e sempre più presenti sui social, non è così scontato che questi temi vengano affiancati alle tematiche dell’alimentare. Lo confermano le parole del Vice Presidente dell’Associazione, Paolo Barilla, che a distanza di dieci anni dalla fondazione del Barilla Center for Food & Nutrition, fa notare come “Secondo una ricerca pubblicata pochi giorni fa, le nuove generazioni si dimostrano sì volenterose nel desiderio di cambiare le proprie abitudini in modo più sostenibile e favorevole all’ambiente, ma nella sostanza non sono consapevoli di quali debbano realmente essere gli obiettivi né che il loro raggiungimento passi anche dall’adozione di un sistema alimentare sostenibile. Ecco perché molto c’è ancora da fare per diffondere una consapevolezza corretta su questi temi, senza confondere battaglie ideologiche teoricamente giuste con esigenze contingenti che non possiamo non affrontare. E’ necessario in questo senso un approccio che sia veramente integrato e che non tralasci risvolti essenziali”.
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