Mafia style: la Coldiretti apparecchia la tavola del crimine
Ci sono mozzarelle sbiancate con la soda, pesce vecchio rinfrescato con un lifting al cafados, pane cotto in forni clandestini con legna tossica
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 25/08/2019
E’ allarme “mafia style” per l’agroalimentare italiano con milioni di euro di giro d’affari generati dall’uso di nomi legati alla criminalità.
Ci sono mozzarelle sbiancate con la soda, pesce vecchio rinfrescato con un lifting al cafados, porcini spacciati per italiani, pane cotto in forni clandestini con legna tossica sulla tavola allestita da Coldiretti in occasione della presentazione del sesto Rapporto Agromafie in Italia, realizzato in collaborazione con Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nel settore agroalimentare.
Secondo lo studio, le notizie di reato nel settore agroalimentare, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali sono aumentate del 59% nel 2018.
Ettore Prandini Presidente della Coldiretti
“Lo sfruttamento di nomi che richiamano la mafia è un business che provoca un pesante danno di immagine al Made in italy sfruttando – afferma Prandini – gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose, banalizzando fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti”.
Truffe boom per vino, carne e conserve
I prodotti più colpiti da truffe e reati sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere alla circolazione delle merci e dei capitali.
Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo
Il crimine nel piatto Coldiretti ha apparecchiato la tavola de Il crimine nel piatto”, servendo, dall’antipasto al dolce, i casi più eclatanti di prodotti contraffatti e dannosi, illegali o frutto dello sfruttamento del lavoro.
“Le agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti bianchi, dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe e inganni solo per ragioni speculative – afferma la nota diffusa da Coldiretti -. Il menù Il menù del crimine vede fra gli antipasti la mozzarella sbiancata con carbonato di soda e perossido di benzoile oppure le frittelle di bianchetti, conosciuti a Napoli come cicinielli, vietati dal regolamento UE 1967/2006 che ne mette fuori legge la cattura, lo stoccaggio, l’immagazzinamento e la vendita che purtroppo però ancora avviene attraverso le vie illegali”.
Se poi si passa ai primi sulla tavola del crimine si può trovare il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya. Tra i secondi attenzione al pesce vecchio “ringiovanito” con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di restituire al branzino o alla sogliola di turno una freschezza apparente.
C’e’ anche la bistecca di animali macellati clandestinamente, senza alcun controllo sanitario sia sulla carne sia sui locali nei quali viene sezionato o sulle procedure igieniche usate dai “macellai”. Due le possibili opzioni di contorno: tartine di tartufi cinesi spacciati per italiani visto che il “Tuber indicum” è simile del tartufo nero nostrano (al quale assomiglia nell’aspetto senza però possederne le straordinarie qualità organolettiche) e i funghi porcini secchi romeni serviti come nazionali. Il tutto innaffiato da vino scadente adulterato con lo zucchero, la cui aggiunta è vietata in Italia. Per condimento occhio, soprattutto tra i low cost, all’olio di semi colorato alla clorofilla ‘venduto’ per extravergine: un pericolo presente anche al ristorante dove ancora vengono portate in tavola vecchie oliere e bottiglie senza il tappo anti rabbocco, vietati da anni. Ad accompagnare i piatti illegali c’è poi il pane cotto in forni clandestini dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche. Come dolce e frutta, occhio ai biscotti con il miele “tagliato” con sciroppo di riso, mais o zucchero per gonfiarne il volume con sottoprodotti che costano un decimo del vero miele. E banane dell’Ecuador, prodotte del lavoro minorile come denunciato dal ministero del Lavoro Usa.
I prodotti mafia style
Cresce il “marketing” legato alla mafia. E si moltiplicano i nomi di cibi e di locali che più o meno esplicitamente evocano la criminalità organizzata. Il ristorante parigino “Corleone” di Lucia Riina, figlia del defunto boss, è solo l’ultimo arrivato, ma gli esempi sono numerosi, a partire dalla catena di ristoranti spagnoli “La Mafia” che fa accomodare i clienti sotto i murales di gangster come Vito Cascio Ferro, Lucky Luciano e Al Capone.
Coldiretti: pizzerie “Cosa Nostra” in Messico
Ristoranti e pizzerie “Cosa nostra” si trovano dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia, mentre a Phuket in Thailandia funziona addirittura un servizio take away. In altri Paesi ci sono insegne del tipo “Ai Mafiosi”, “Bella Mafia” e “Mafia Pizza” ma se dai locali si passa ai prodotti la musica non cambia. In Norvegia, ad esempio, sul sito della Tv pubblica il celebre cannolo siciliano è stato presentato come “Mafiakaker eller cannoli”, ossia “Il dolce della mafia, i cannoli”. Il caffé Mafiozzo e il vino del Padrino In Bulgaria si beve il caffé “Mafiozzo”, in Gran Bretagna si possono gustare gli snack “Chilli Mafia”, in Germania si trovano le spezie “Palermo Mafia shooting”; a Bruxelles c’e’ la salsa “SauceMaffia” per condire le patatine, mentre in Usa, nel Missouri, si vende la salsa “Wicked Cosa Nostra”.
In terra tedesca si beve anche il “Fernet Mafiosi”, con tanto di disegno di un padrino, mentre sul collarino della bottiglia è raffigurata una pistola, sotto la scritta “Stop!”.
C’e’ anche il vino Syrah “Il Padrino”, prodotto nella Santa Maria Valley California, mentre online è possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa.com con sottofondo musicale a tema e storia dell’autrice del blog che racconta di come non sapesse di essere la moglie di un mafioso e di aver gestito con lui per anni un ristorante. Prima che la sua metà venisse uccisa da un killer.
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