Made in Italy addio:parla straniero anche il futuro di Nuova Castelli
Dopo l’Aceto Balsamico di Modena, Peroni, Grom, Brunello di Montalcino e Pernigotti, si allunga la lista di aziende tricolori cedute all’estero.
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 03/06/2019
Anche il futuro di Nuova Castelli parla straniero, come quello dell’Aceto Balsamico di Modena, Peroni, Grom, Brunello di Montalcino e Pernigotti. Solo per citare gli esempi più recenti. Ma è lunga la lista delle aziende italiane del food&beverage che, in questi anni, hanno venduto la maggioranza delle quote societarie a holding straniere.
L’ultimo “addio” si è consumato qualche giorno fa quando la multinazionale francese Lactalis ha annunciato l’ennesimo colpo in Italia rilevando l’intero capitale di Nuova Castelli, società di Reggio Emilia leader nella distribuzione dei formaggi Dop italiani e principale esportatore di Parmigiano Reggiano nel mondo con circa 105.000 forme all’anno. Lactalis ha portato a termine la missione contro tutto e tutti, sbaragliando la concorrenza tricolore che, se c’è stata, è stata annichilita da un gigante che ormai da anni fa shopping nel nostro Paese, dove controlla marchi storici come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Vallelata, Locatelli e Cademartori.
Le promesse di Lactalis
Acquistando l’intero capitale di Nuova Castelli, di cui l’80% era detenuto dal fondo di investimento inglese Chartherhouse Capital Partner, Lactalis ha inglobato un’azienda che ha 13 siti produttivi in Italia e tre all’estero, impiega un migliaio di dipendenti e nel 2018 ha fatturato 460 milioni di euro, di cui il 70% grazie all’export di prodotti Dop come il parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala campana e il gorgonzola. Il gruppo Laval, che nel nostro Paese impiega già 5.500 persone e dispone di 29 siti produttivi, ha fatto sapere – dopo l’annuncio dell’acquisizione – di essere pronto a sostenere i prodotti Dop italiani nel mondo”. “Con questa operazione – ha puntualizzato una nota del gruppo – Lactalis rafforza la sua leadership nella distribuzione dei formaggi italiani Dop sui mercati internazionali, dove è già protagonista con una presenza commerciale e distributiva in oltre 140 paesi”.
Proteste e perplessità
L’accordo sulla cessione – come era prevedibile – ha suscitato subito un vespaio di polemiche sui francesi, che in passato hanno dovuto affrontare l’accusa di aver messo in ginocchio i nostri produttori di latte con una politica dei prezzi iniqua e di aver gestito Parmalat con modalità “padronali” non rispettose di una società quotata. “Occorre fermare la svendita del Parmigiano Reggiano ai francesi per non ripetere gli stessi errori commessi in passato con la cessione della Parmalat”, ha dichiarato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. “Faremo di tutto per tutelare l’agroalimentare italiano dall’assalto delle multinazionali straniere”, ha rincarato la dose il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, che prometteva una difesa “senza se e senza ma” del Parmigiano.
La cordata nazionale, auspicata tra gli altri da Cia-Agricoltori Italiani e dalle Cooperative, non si è però materializzata. “Con l’accordo tra il colosso francese Lactalis e l’azienda emiliana Nuova Castelli produttrice di Parmigiano Reggiano, cambia la proprietà ma rimane sempre straniera. Questo ci sollecita ad aggregare meglio il nostro sistema per avere investitori italiani più competitivi”, ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Al coro dei critici si è unito anche Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia: “Il Parmigiano è il formaggio a maggior valore aggiunto più esportato e più imitato. Oggi stiamo trasmettendo tutto il know how produttivo a un’azienda del settore che già produce in diversi Paesi in cui il termine Parmisan non è minimamente tutelato. Questo vuol dire rischiare di legittimare la produzione di un prodotto Italian Sounding a sfavore del Made in Italy”.
Lactalis non fa paura
In favore del gruppo francese, si è però schierato il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio: “La Lactalis è già in Italia da molto tempo e ogni volta che ha comprato aziende italiane ha creato valore – ha spiegato -. Sono convinto che Lactalis porterà valore, occupazione e un maggiore impulso all’export del Parmigiano Reggiano perché ha una rete di vendita molto superiore alla Nuova Castelli, in quanto esporta in più di 100 paesi nel mondo”. L’acquisizione non spaventa nemmeno Cia-Agricoltori Italiani, e le sigle Fai Cisl, Uila e Flai le quali hanno sottolineato che la paura dell’invasione francese non è fondata. Anzi, la loro tesi è che la storia italiana di Lactalis in Italia ha dimostrato che gli investimenti realizzati nel nostro Paese hanno sempre generato valore con ricadute positive anche sul versante del lavoro.
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