Locali etnici: metà dei ristoranti presentano irregolarità
I Carabinieri del Nas di concerto con il Ministero della Salute hanno effettuato sequestri per oltre 128 tonnellate
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 16/06/2019
Il bilancio dell’operazione dei carabinieri del Nas in tutta Italia a difesa della salute e per il rispetto delle norme da parte di ristoranti ed esercizi pubblici è allarmante: cibi scaduti, scongelati e ricongelati, mancato rispetto delle norme igieniche, etichette incomprensibili, importazioni vietate. Chiuse o sospese 22 attivita’, riscontrate 477 violazioni di legge. Irregolarità anche nel 41% dei controlli a grossisti e depositi di alimenti etnici.
Ben 128 tonnellate di prodotti ittici, di carne e vegetali in cattivo stato di conservazione sequestrate, per un valore di 232mila euro.
Il commento del ministro della Salute, Giulia Grillo
“Ben vengano le cucine etniche, a tutti piace il sushi, ma “all you can eat” non può fare rima con rischio di intossicazione alimentare: le regole valgono per tutti” –dichiara il ministro Giulia Grillo-. Non si mette a rischio la salute dei cittadini con pratiche illegali per mantenere i prezzi stracciati. Spesso manca la conoscenza del nostro sistema di regole che è tra i più avanzati a livello mondiale e su questo bisogna lavorare. Grazie ai nostri Carabinieri del Nas che fanno luce su un settore in grande espansione e di grande richiamo soprattutto per le generazioni più giovani. A tutela di tutti sia ben chiaro che etnico non deve far rima con fuorilegge”.
La strategia dei controlli del Comando Carabinieri di concerto con il Ministero della Salute
Nell’ambito di una consolidata strategia dei controlli, di concerto con il Ministero della Salute, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, nel mese di maggio, ha eseguito mirate verifiche in campo nazionale presso strutture appartenenti alla filiera della commercializzazione e somministrazione di prodotti alimentari etnici, ovvero di produzione e preparazione enogastronomiche essenzialmente riconducibili a culture di Paesi extra europei.
Particolare attenzione è stata riservata agli esercizi di ristorazione veloce e a quelli che adottano la formula “all you can eat” per accertare che mantengano i livelli essenziali di corretta prassi igienica e la fornitura di materie prime idonee ad assicurare un livello accettabile di sicurezza per il consumatore – chiarisce il generale di divisione Adelmo Lusi
Nel solo mese di maggio 2019, periodo nel quale è stato rafforzato il dispositivo di controllo allo specifico settore, i NAS hanno effettuato 515 ispezioni che hanno determinato l’accertamento di irregolarità in 242 strutture (pari al 47% circa degli obiettivi controllati). L’incidenza delle non conformità è sicuramente maggiore nel settore della ristorazione, dove il 48% dei locali controllati ha presentato delle irregolarità, mentre tale valore si riduce al 41% nei controlli a grossisti e depositi di alimenti etnici.
“Il piano di controlli – specifica il generale Lusi – è stato realizzato con una metodologia finalizzata alla verifica del puntuale a rigoroso rispetto delle procedure di preparazione, conservazione e somministrazione degli alimenti, dello stato igienico e strutturale dei locali di ristorazione e degli esercizi di vendita al dettaglio di prodotti preconfezionati, del mantenimento della catena del freddo soprattutto in relazione ai cibi da mangiare crudi, estendendo la vigilanza anche ai canali di importazione e distribuzione delle derrate alimentari e delle materie prime provenienti da Paesi esteri, gestiti da aziende di commercio all’ingrosso, di deposito e di trasporto”.
Tra le criticità riscontrate, sono stati rilevati alimenti in cattivo stato di conservazione, procedure preventive di autocontrollo aziendali inosservate o addirittura mai predisposte, utilizzo di alimenti con etichettature non in lingua italiana o prive di informazioni utili per ricostruirne la rintracciabilità, in alcuni casi materie prime di origine animale provenienti da Stati asiatici importate in violazione ai divieti esistenti.
Plaude al blitz della polizia la Coldiretti Puglia
In Puglia la percentuale di esercizi commerciali etnici che somministrano o preparano da asporto cibo straniero è cresciuta in cinque anni del 33%.
Del resto, questo tipo di ristorante ha sempre maggiore appeal per i pugliesi: a Bari le aperture sono cresciute del 58.8%, a Brindisi del 39,5%, a Foggia del 28,2% e a Taranto del 27,6%. Fanalino di coda Lecce, con il 20,6%.
Tra le situazioni più significative accertate dai NAS si evidenzia Pescara
Denunciato il legale responsabile di un ristorante etnico per aver detenuto alimenti in cattivo stato di conservazione ed insudiciati nonché proposto alla clientela prodotti ittici congelati presentati come freschi.
Sequestrati Kg. 200 di alimenti e chiusa l’attività di somministrazione a causa delle carenze igienico-strutturali ed organizzative accertate (mancata applicazione piano di autocontrollo, omessa attuazione delle procedure sulla tracciabilità degli alimenti, locali destinati alla manipolazione degli alimenti in condizioni sanitarie pessime).
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