Lo stato di salute del vino tricolore Docg, Doc e Igt
Presentato l’Annual Report 2018 di Valoritalia, la società leader nelle attività di controllo sui vini certificati
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 20/06/2019
Oltre 1,5 miliardi di bottiglie certificate per un controvalore di 6,3 miliardi di euro; 220 denominazioni controllate (171 Dop e 49 Igp), pari al 42% del totale nazionale per una quota sulla produzione che sfiora il 50%; 47.000 campioni analizzati per 12.000 verifiche (30% in cantina, il 70% in campo); 2.900 non conformità rilevate, delle quali poco meno di 300 classificate come gravi e segnalate all’Icqrf.
Sono questi i principali numeri dell’Annual Report 2018 di Valoritalia presentato a Roma. Una vera e propria fotografia sullo stato di salute del vino tricolore di qualità scattata dalla società leader in Italia nelle attività di controllo sui vini Docg, Doc e Igt che a partire dal 2017 fornisce le principali indicazioni di carattere statistico sull’universo enoico a Denominazione d’Origine e sugli andamenti di settore.
Il Presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio
“I preziosi dati contenuti in questo studio – ha dichiarato Liantonio – sono il risultato di una decisa crescita professionale, organizzativa e culturale che in soli 10 anni dalla sua fondazione ha consentito alla società di affermarsi come il più importante player di riferimento nelle certificazioni dei vini di qualità. Un’attività, quella della certificazione, che rappresenta non solo il mezzo attraverso il quale verificare il rispetto delle norme e dei disciplinari, ma anche e soprattutto lo strumento posto a garanzia degli stessi produttori e dei consumatori. Per i primi, perché sanno di muoversi all’interno di un sistema di regole comuni a tutte le imprese che utilizzano quella specifica denominazione; per i secondi perché hanno l’assoluta garanzia che il vino a Denominazione d’Origine acquistato rispetti gli standard qualitativi previsti dal disciplinare”.
Una macchina organizzativa che, con oltre 80mila operatori accreditati, è oggi in grado di gestire 5mila tipologie di vino appartenenti a 220 denominazioni distribuite su tutto il territorio nazionale, senza dimenticare le oltre 2.800 aziende certificate con gli standard del Biologico e di SQNPI (1.750 aziende biologiche e 1.055 certificazioni integrate) che completano il quadro sintetico delle attività di Valoritalia. Il tutto supportato da un sistema informatizzato chiamato “Dioniso”, che rappresenta una sorta di cruscotto operativo della società.
Il Direttore Generale di Valoritalia, Giuseppe Liberatore
“Sul piano generale – ha precisato Liberatore – l’intera viticultura italiana è stata indubbiamente condizionata da una vendemmia 2017 molto scarsa, con inevitabili riflessi sull’andamento di mercato di un consistente numero di denominazioni. Tuttavia, lo scorso anno si è verificata anche una netta inversione di tendenza, con un incremento di produzione sul 2017 pari a circa il 32%, ma con punte che in alcune IGT hanno superato il 50%. Più stabile è invece l’andamento riferito all’imbottigliato, che ha mostrato nel complesso un incremento medio dell’1,5%. In un quadro sostanzialmente positivo, quindi, mi preme sottolineare alcuni dati che ben sintetizzano le tendenze di mercato. Il primo è la conferma di un trend più che positivo per i vini bianchi e per gli spumanti, cresciuti tra il 2015 e il 2018 rispettivamente del 26% e del 24%. Il secondo, speculare al precedente, è la flessione dei vini rossi (-6%) e dei passiti (-24%). Infine, il terzo è la riprova del grande successo del “sistema Prosecco”, cresciuto in pochi anni del 27% e superando gli oltre 565 milioni di bottiglie nel 2018. Una vera locomotiva per tutto il Made in Italy”.
“Anche la comunicazione – ha concluso Liberatore – è parte attiva della nostra missione. Esattamente un anno fa abbiamo avviato una nuova stagione, pubblicando il primo volume del nostro Annual Report, il numero zero della nostra rivista ValoriMag e iniziato a promuovere la visibilità sui social, e per il futuro puntiamo a incrementare ulteriormente questi sforzi. Per questo motivo abbiamo deciso di affidare a Nomisma un’indagine, probabilmente la prima del suo genere in Italia, che analizzi la percezione del consumatore in merito alla certificazione dei vini. Uno studio che costituirà la base della nostra futura comunicazione”.
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