La “Transumanza” è diventata Patrimonio culturale dell’Unesco
La ministra Bellanova: “fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana”
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 11/12/2019
La “Transumanza”, pratica rurale tradizionale appartenente a Italia, Austria e Grecia, è stata iscritta nella Lista rappresentativa degli elementi dichiarati Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
La decisione è stata approvata oggi all’unanimità dai 24 Stati membri del Comitato intergovernativo, riuniti a Bogotà, in Colombia.
È la terza volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria e l’arte dei muretti a secco, che viene attribuito questo prestigioso riconoscimento a una pratica rurale tradizionale.
La candidatura della “Transumanza. Il movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi”, avanzata nel marzo 2018 dall’Italia come capofila insieme alla Grecia e all’Austria, è stata coordinata a livello internazionale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ha visto il coinvolgimento diretto delle comunità italiane afferenti alle Regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia e alle province di Trento e Bolzano, che in questi anni, insieme alle comunità di Austria e Grecia, come anche riconosciuto dall’Unesco, hanno saputo creare un network attivo per la valorizzazione e la salvaguardia di questa pratica, grazie al fondamentale apporto di famiglie e pastori che ne hanno mantenuto negli anni la vitalità, nonostante le difficoltà socio-economiche e lo spopolamento delle aree rurali.
Il commento della ministra Bellanova
“Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana – ha dichiarato la Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova – con la transumanza che diventa patrimonio immateriale dell’Unesco. Ringrazio le comunità e le istituzioni locali, gli esperti del MIPAAF, del MAECI e della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e tutti quelli che con il loro impegno hanno reso possibile un risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare il proprio patrimonio agroalimentare, i paesaggi rurali, le tradizioni e il nostro saper fare”.
Il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo
“È il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista – ha commentato da Bogotà il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo – e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agro-alimentare, dopo l’iscrizione nel Patrimonio Culturale Immateriale della Dieta Mediterranea, la Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”.
Pecoraro Scanio: “Pastori sono presidio del territorio e identità culturale italiana”
Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, e promotore della vittoriosa candidatura dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, saluta con soddisfazione la vittoria ottenuta oggi a Bogotà: “Ricordo la grande soddisfazione del 7 dicembre 2017 quando ottenemmo in Corea del Sud il riconoscimento per l’Arte del Pizzaiuolo Napoletano. Mi complimento per l’ottimo lavoro svolto dal Prof. Luigi Petrillo, curatore di questo come di quel dossier di candidatura. Le vie della transumanza sono un elemento della tradizione e del paesaggio italiano che coinvolge molte regioni e i pastori sono un presidio sul territorio che contribuisce anche ad arginare quella grande emergenza che è il dissesto idrogeologico”.
La “Transumanza” rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, noti come “stazioni di posta”. La transumanza quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte.
La transumanza ancora oggi praticata dove sono localizzati i Regi Tratturi
La transumanza è ancora oggi praticata sia nel Centro e nel Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise, Rivello in Basilicata, Lacedonia e Zungoli in Campania a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e nel Val Senales in Alto Adige.
I riconoscimenti Unesco dalla Dieta Mediterranea all’Arte del Pizzaiolo
Quanto ai riconoscimenti Unesco, nel 2010 è arrivata la proclamazione della Dieta Mediterranea, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella prestigiosa lista dell’Unesco; nel 2014 il riconoscimento della Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall’Unesco. Nel 2017 è stata la volta dell’Arte del “pizzaiuolo” napoletano e nel 2018 dell’Arte dei muretti a secco. Dei 10 elementi italiani riconosciuti dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale, ben 5 sono riconducibili al patrimonio rurale e agroalimentare, a conferma che in Italia l’agricoltura è un elemento caratterizzante la cultura del Paese.
In Italia rappresenta una ricchezza tenuta in piedi da 60 mila allevamenti
(la proposta di candidatura su Informacibo)
L’Italia candida la Transumanza a Patrimonio dell’Umanità Unesco
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