LA LIBERTA’ FA BENE ALLA SALUTE? Conad lancia #Liberalizziamoci
di Informacibo
Ultima Modifica: 17/01/2016
I farmaci di fascia C si possono vendere solo nelle farmacie. Ma per quale motivo? Perché sull'acquisto di farmaci primari devono rimetterci i cittadini, pagandoli di più? Risparmiare si può, serve solo più concorrenza.
Da questi concetti è partita da tempo la campagna Liberalizziamoci lanciata da Conad a cui hanno aderito la Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane e AltroConsumo.
Sabato scorso sui maggiori quotidiani italiani è uscita una pagina pubblicitaria della Conad dal titolo “LA LIBERTA’ FA BENE ALLA SALUTE? #LIBERALIZZIAMOCI
Un appello che chiede una reale liberalizzazione nel campo della vendita dei farmaci per “fare del bene a te e alla libertà del mercato”.
Sul web sono già apparse le adesioni di tanti cittadini. Vogliamo citare quella di Angelo Piscopiello, che scrive: “Ero e sarò cliente CONAD, specie dopo questa battaglia di civiltà giuridica per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Desidero dire che anche nei supermercati il farmaco viene distribuito sempre e solo da farmacisti abilitati, quanto e come quelli che operano in farmacia. Non è facile per le farmacie vedere che il blasone si indebolisce, sono incuranti dei dieci milioni di giovani che aspettano una prima occupazione…..”.
La piattaforma creata da Conad Liberalizziamoci
L’iniziativa è stata lanciata da Conad che ha promosso “Liberalizziamoci”, una piattaforma aperta a tutti.
La petizione è indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.
“Ogni anno le famiglie italiane spendono 3 miliardi di euro per l’acquisto di farmaci di fascia C, per i quali è necessaria la prescrizione medica, ma è esclusa la copertura del Servizio Sanitario Nazionale – si legge online – Se questi farmaci non mutuabili fossero venduti anche nelle parafarmacie – dove è già d’obbligo la presenza di un farmacista – si determinerebbe “un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva, con indubbi benefici per i consumatori”, come sottolineato dall’Antitrust”.
La petizione è stata dunque lanciata con una serie di motivazioni: per far abbassare il prezzo dei farmaci non mutuabili con obbligo di ricetta, perché tante famiglie non possono permettersi più terapie a pagamento, per “riconoscere piena dignità alla professione del farmacista che opera nella parafarmacia”.
Sono classificati in fascia C i farmaci non mutuabili con obbligo di ricetta: si tratta di circa 3800 specialità molto diffuse – ci sono antidolorifici, antinfiammatori, antidepressivi, anticoncezionali – per le quali non è previsto alcun rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale, ma è necessaria la prescrizione medica. Si stima che le famiglie spendano ogni anno 3 miliardi di euro per comprare questi farmaci, ma si potrebbe avere un risparmio se si consentisse anche alle parafarmacie la vendita in fascia C.
L’iniziativa lanciata da Conad ha raccolto il sostegno della Federazione nazionale parafarmacie italiane
“I nostri farmacisti sono iscritti allo stesso Albo professionale, hanno conseguito la stessa laurea, hanno uguale ruolo e competenze rispetto a coloro che lavorano nelle farmacie – dice il presidente della Federazione Davide Gullotta – A ben oltre 6 anni dalla nostra nascita oggi siamo un valido presidio sanitario, un interfaccia serio che con elevata professionalità dispensa consigli al cittadino consumatore: il nostro migliore biglietto da visita infatti sono i nostri clienti. Ed è per questo che scendiamo in prima linea di fianco a un alleato importante come la Conad, che fa di questa politica il suo obiettivo primario”.
Sito Conad
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