La filiera del luppolo italiana trova “casa” in Umbria
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 20/07/2021
La filiera del luppolo italiano diventa sempre più una realtà. E la regione Umbria si candida a diventare la “casa” di un progetto di filiera strategica a livello nazionale che è stata presentata lunedì 19 luglio a Perugia.
In Umbria, infatti, è sorto un nuovo gruppo imprenditoriale che colloca la regione come punto più avanzato nella nascente Filiera del Luppolo italiano.
Una nuova associazione per la filiera del luppolo italiano
Dall’unione di Luppolo Made in Italy, il primo progetto in Italia che ha sperimentato con successo questa nuova coltura, insieme al Gruppo Cooperativo Agricooper e alla Deltafina srl è nata una nuova associazione di imprese che ha tutte le carte in regola per portare il luppolo italiano alla conquista del mercato globale.
A presentare gli obiettivi della nuova associazione di imprese è stato Stefano Fancelli, presidente della Rete Luppolo Made in Italy e dell’omonima società, Luppolo Made in Italy che svolgerà il compito di capofila dell’Associazione.
“Un progetto di filiera che è cresciuto molto in questi anni e oggi fa un grande salto di qualità. Siamo passati dalla fase pioneristica a quella strutturata, con pazienza e tenacia abbiamo costruito qualcosa di solido. Ed ora la Misura 16.4.1 del Piano di Sviluppo Rurale è un punto di svolta per lanciare il cuore oltre l’ostacolo”.
La coltivazione del luppolo in Umbria
La coltivazione professionale del Luppolo in Umbria interessa già oggi 3,5 ettari sperimentali. Le prime coltivazioni hanno dato risultati straordinari in termini di qualità del prodotto. Lo hanno evidenziato le analisi condotte in collaborazione con il Cerb dell’Università di Perugia.
Il progetto ha permesso di sperimentare concretamente la coltura in 9 impianti disseminati in Alto Tevere, nella zona del lago Trasimeno e nella Valle Umbra.
Nel prossimo anno è previsto l’avvio di nuovi luppoleti, che andranno ad aumentare la capacità produttiva per far fronte a una domanda sempre crescente per soddisfare il mercato dei birrifici artigianali e degli appassionati homebrewer.
Obiettivo è quello di arrivare in Umbria dagli attuali 3,5 a 150 ettari in tre anni.
Ogni anno vengono importate in Italia oltre 4 mila tonnellate di luppolo, pari ad una produzione che supera i 2 mila ettari, mentre la capacità produttiva nazionale è ancora ferma a circa 55 ettari pienamente produttivi (fonte CREA) e il fabbisogno immediato per la produzione italiana è stimata dalla stessa ASSOBIRRA in non meno di 500 ettari.
L’obiettivo è cogliere la domanda che c’è al livello di mercato globale di un luppolo italiano di alta qualità, cha dalle analisi, basate sui dati delle organizzazioni internazionali (IGH) e delle aziende multinazionali del settore, può collocare l’Italia tra il 2 e il 5%, a regime, della produzione mondiale.
Una Filiera capace di produrre più di 200 milioni di valore.
Il modello produttivo della Rete è perciò un modello distribuito e orientato a garantire la piena sostenibilità superando la caratteristica di monocoltura impattante che caratterizza il Luppolo in gran parte delle aree tradizionalmente vocate.
Condividi L'Articolo
L'Autore