La Cina e il Vino italiano. Focus della Fondazione Italia Cina a Gusto in Scena. Iniziative a Vinitaly
di Informacibo
Ultima Modifica: 28/03/2013
Parma 28 marzo 2013. Mentre l’industria alimentare italiana, per la crisi, è bloccata sul mercato interno l’export galoppa.
E in questo quadro molti puntano gli occhi sulla Cina.
La Cina infatti, con il Pil in crescita, nonostante la crisi mondiale, continua a rappresentare una grande opportunità per il nostro Paese. Negli ultimi anni le aziende italiane sono passate, solo a Shanghai e nella Cina orientale, dalle 230 presenze del 2006 alle oltre 900 attuali. Nel 2011 il volume degli affari commerciali tra Italia e Cina è stato di circa 51 miliardi di dollari.
Ma per entrare commercialmente in Cina non tutto è facile, per questo bisogna prepararsi con grande attenzione e umiltà.
Un settore che potrebbe avere sbocchi ancora più positivi in questo Paese è quello del Vino.
Quattordici le grandi testate cinesi in arrivo in Italia
Dal 2 al 9 aprile prossimo tra Siena, Firenze, Perugia, Modena e Verona prende vita la seconda fase del progetto “Vini italiani in Cina”, realizzato da Enoteca Italiana come soggetto attuatore e promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico in convezione con Federvini e Unione Italiana Vini. Quattordici le grandi testate cinesi coinvolte in un tour italiano tra cantine e caseifici, curiose di conoscere da vicino l’Italian appeal, noto per la capacità di trasmettere tradizioni e passioni attraverso le grandi eccellenze dei nostri prodotti.
La stampa cinese visiterà in otto giorni importanti aziende come la Cantina Marchesi Antinori (Bargino, Firenze), Cantine Cecchi (Castellina in Chianti, Siena), Cantine Dei(Montepulciano, Siena), Cantina Contucci (Montepulciano, Siena), Il Carapace (Montefalco Perugia), Borgo Scopeto (Castelnuovo Berardenga), dove oltre a degustare grandi vini avranno l’occasione di apprezzare uno dei più affascinanti resort italiani, un caseificio del Consorzio del Parmigiano Reggiano per vedere la lavorazione del formaggio simbolo italiano e persino un acetificio. Poi ci sarà anche occasione per ammirare il Museo del Vino di Torgiano Lungarotti che propone oltre 2800 manufatti, esposti secondo criteri museografici moderni e di grande rigore scientifico e, per finire, ultima tappa a Verona per la 47° edizione del Vinitaly.
La Cina l’Enoteca Italiana e Vinitaly
E proprio al prossimo Vinitaly, dal 7 al 10 aprile a Verona, l’Enoteca Italiana trasferisce nel proprio stand(Pad 8 stand b16) la sua sede cinese Shanghai Yishang Wine Business Consulting: un’imperdibile occasione per i tanti importatori cinesi presenti alla fiera di Verona e soprattutto per le aziende italiane che vogliono ricevere le giuste informazioni per importare il proprio vino in Cina.
Dal canto suo la rivista Il Mio Vino alla vigilia del Vinitaly ha fatto uscire un manuale su “come superare la muraglia: guida pratica per vendere il vino in Cina” (vedere qui http://www.gooditalianwines.com/newsletter_cina02.pdf).
Da tempo anche il Gambero Rosso, come ha ricordato in un suo intervento a Parma il Presidente Paolo Cuccia: “Il vino è il principale ambasciatore italiano nel mondo – aveva spiegato Cuccia- per questo curiamo con attenzione le relazioni tra i nostri produttori e il mercato asiatico e un ruolo importante lo riveste “Vini d’Italia” (quella dei Tre bicchieri) che si conferma una guida di riferimento anche in Cina e che è stato tradotto in cinese per il secondo anno consecutivo con una tiratura di 60mila copie”.
Un Focus sul Vino della Fondazione Italia Cina a Venezia durante Gusto in Scena di Marcello Coronini
Una vera e propria lezione su come lavorare per rapportarsi con il Paese della Grande Muraglia si è svolta recentemente a Venezia in un Convegno promosso dal critico enologico Marcello Coronini durante la sua manifestazione Gusto in Scena.
Di particolare interesse è stata la relazione tenuta da Francesco Boggio Ferraris, direttore della Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina. “Per avere successo e fare breccia su questo mercato è importante infatti non solo conoscere e adattarsi agli usi e alle consuetudini locali ma soprattutto -ha detto Boggio Ferraris- avvicinarsi ad una cultura così diversa da quella occidentale cercando di contenere le emozioni e imparando ad ascoltare. Senza avere fretta, perché non bisogna essere impulsivi per conquistare la fiducia dei consumatori cinesi.
Lo studioso della Fondazione Italia-Cina si è soffermato sulle peculiarità vinicole e gastronomiche della Cina spiegando le strategie di posizionamento e di brand naming attraverso la lente di una cultura antica di migliaia di anni.
L’incontro ha confermato come la Cina rappresenti un porto importante per le aziende italiane del settore enologico. Il maggiore potere di spesa aumenterà il consumo di prodotti di alta qualità come il vino e l’upper middle class è la fascia che nel prossimo decennio rappresenterà 200 milioni consumatori di medio reddito rispetto ai soli 60 milioni della prima fascia. Un mercato dunque che fa gola, dove oggi si contano 960.000 persone con patrimonio superiore a 1 milione di euro e 60.000 super ricchi con più di 10 milioni euro. Gran parte dei consumatori qui comprano in internet e non manca una fascia di “occasionali” che acquistano il vino rosso convinti di sue proprietà salutistiche
Per conquistare i palati di quest’area l’attenzione ai temi legati alla salute è fondamentale, come lo è sapere che non esiste una sola cucina cinese, bensì otto, ciascuna con una sua identità. La prima è localizzata nell’ area centrale Sichuan e caratterizza gran parte della Cina sud occidentale, è piccantissima e speziata tanto che il suo peperoncino è uno dei più potenti. Sha dong è la seconda, più delicata con piatti freddi. La cucina dello Jansu è quella di Shanghai ed è più fusion, quella di Guandon è la cantonese ed è definita la più lontana dai nostri gusti. La cucina settentrionale è nota per i piatti carne e noodles in abbinamento a vini rossi fermi e corposi. Ad ovest i piatti si fanno più speziati e piccanti e si cercano vini rossi più dolci. Quella orientale ha piatti leggeri e freschi con riso, si preferiscono i vini fruttati con pochi tannini e quindi soprattutto i bianchi. In quella meridionale inoltre vi sono piatti dolci che vanno bene con vini bianchi fruttati. La Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina fondata da Cesare Romiti nel 2003, ha consentito dunque di inquadrare lo stato dell’arte e di analizzare le migliori strategie di posizionamento alla luce di specifici studi.
Al termine del focus sono intervenuti alcuni produttori italiani presenti chiedendo informazioni e notizie. In particolare Umberto Cerratti, patron dell’azienda vinicola Pasquale Cerratti (http://www.agriturismocerratti.com/ di Bianco in provincia di Reggio Calabria), è intervenuto per sottolineato l’importanza di avere un rapporto diretto con i buyer cinesi mettendosi a disposizione per creare un rapporto con l’UnionCamere Calabria e la stessa Provincia di Reggio Calabria, “la nostra Provincia ha vini eccellenti che i cinesi non potranno che apprezzare” ha detto Cerratti. La provincia di Reggio Calabria era presente a Venezia con cinque aziende del territorio e con l’assessore provinciale alle Attività produttive, Domenico Giannetta e il coordinatore della segreteria dell’assessorato, Vincenzo Barca.
Per entrare nel mercato cinese ci sono potenzialità da una parte ma anche le difficoltà non mancano. C’è da sottolineare che il nostro vino riscuote interesse dei cinesi, anche se va detto che ci sono Paesi più avanti rispetto all’Italia come la Francia e l’Australia.
Il commento di Coronini
«La Cina è attualmente una delle mete più ambite dai produttori italiani, ma anche una delle destinazioni più complicate da raggiungere con successo – spiega Marcello Coronini, ideatore della manifestazione Gusto in Scena- La difficoltà di interagire con una cultura così differente e in un periodo di contrazione degli scambi globali, certo non favoriscono sviluppi commerciali duraturi.
A Gusto in Scena abbiamo voluto dare una mano ai produttori che hanno preso parte all’evento, stringendo una collaborazione con la Fondazione Italia Cina, organo istituzionale preposto allo sviluppo e al coordinamento delle relazioni culturali, turistiche e commerciale tra i due Paesi».
Al di là delle difficoltà questa fase di risveglio verso la Cina va incoraggiata anche dalle istituzioni perchè il made in Italy e il vino italiano piace. Per i cinesi di fascia alta infatti, il vino italiano significa lusso, tradizione, storia e l’etichetta racconta l’impegno antico delle famiglie italiane produttrici di vino. L’impegno di tutti ora è quello di essere sempre più attrattivi per i buyers del Paese del Dragone.
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