Due itinerari estivi e le guide per approfondire
di Alice Bignardi
Ultima Modifica: 30/07/2019
Ecco due itinerari da fare in estate, uno a Roma e uno a Tindari, in Sicilia, ispirati da due antologie molto particolari: Roma d’autore e Sicilia d’autore, di Morellini Editore. Non classici itinerari, ma storie e racconti su come si vive e cosa si impara quando si trascorre abbastanza tempo in un posto, insieme a chi lo conosce e ce lo insegna. Noi abbiamo tratto da queste raccolte due itinerari. Il primo percorre Roma in bicicletta (tranquilli, non si sale sui colli), il secondo arriva a Tindari, in provincia di Messina, a far visita alla Madonna Nera del Santuario.
A Roma, in bicicletta sul Grande Raccordo Anulare
Non è per ciclisti suicidi, a Roma esiste un G.R.A. dedicato alle biciclette. Più di 44 Km di pista ciclabile a Roma, tutta dentro Roma. Un modo per spostarsi in città, quello in bici, che gli stessi romani conoscono molto poco. Ancora meno saprebbero dare indicazioni su questo tour di Roma in biciletta, ma niente paura: le tappe sono tutte spiegate sul sito. La vespa in estate rinfresca e fa dolce vita, ma la bici è ecologica ed economica. Non temere il sampietrino, pedala!
Un grande raccordo ciclabile intorno alla Roma più suggestiva, tutto in piano, che parte dal Colosseo e prosegue per altre 12 tappe. Si passa per il Circo Massimo, per la Porta di San Sebastiano, nel Parco della Caffarella fino all’arco di Travertino, anche se per un breve tratto bisognerà sopportare un po’ di traffico. Poi si passa per l’area degli Acquedotti, dove l’artista ne La Grande Bellezza dava le capocciate al muro.
Poi si arriva al Quadraro, dove si trova MURo, museo di street art a cielo aperto e, continuando senza far fatica, si prosegue fino a Torpignattara, un quartiere che dire multietnico è dire poco, dove potreste fermarvi a mangiare non una carbonara ma più facilmente un sontuoso e ricchissimo piatto di cous cous e agnello.
A questo punto, se cercate un po’ di fresco, potreste andare a visitare le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro. A 16 metri di profondità, affreschi meravigliosi di ricchi cristiani di millecinquecento anni fa, decisamente da non perdere.
Si torna in sella per arrivare a Villa Gordiani, dove troverete oltre che un magnifico parco, anche un lago con una storia di sorprese e resistenza.
Il rientro passa per il Pigneto, San Giovanni e chiude il cerchio di un giro turistico di Roma particolare, davvero insolito e da non perdere.
Su tutti questi luoghi, sulle bicilette e molto altro, potete leggere le storie di Roma d’autore, un’antologia di Morellini Editore che non parla di strade e itinerari, ma di storie e personaggi.
Vite di romani di nascita e romani acquisiti che si ritrovano a vivere in questo dedalo di meraviglie che è Roma, con il traffico, le buche e tutto il resto; i soprannomi ridicoli, le notti che la città si svuota, le ambulanze e gli allarmi che saltano tranne quando entrano i ladri; i vicini che hanno cent’anni da cent’anni e quando hanno voglia ti raccontano quello che vogliono e i ragazzi spericolati che si mettono nei guai in una città in cui un po’ bisogna imparare a cavarsela da soli.
La gita a Tindari e la Madonna nera
Piccolo borgo in provincia di Messina, frazione di Patti arrampicata sui Nebrodi a picco sul mare, da Tindari ci si affaccia su una vista mozzafiato. Ma se è il Tirreno che state guardando, dovreste voltarvi verso i resti archeologici della colonia greco romana che un tempo fu e il Santuario della Madonna di Tindari.
Risalenti al II e III secolo a.C., i resti del teatro, della basilica e delle mura dell’antica città sono meravigliosi. Si cammina sotto ad archi che ancora resistono e su mosaici che rappresentano la trinacria e conservano ancora i loro colori originari.
Come si chiamano gli abitanti di Tindari? Tindàridi, tindaroti, tindaritani, tindaridei o, in siciliano, tinnaroti. Molti di loro hanno almeno una volta nella vita rivolto una preghiera alla Madonna Nera del Santuario, nera perché scolpita nel legno di cedro del Libano. Sullo spiazzo fuori dalla chiesa, bancarelle e venditori si accalcano intorno ai fedeli che lasciano la frescura del Santurario. Si ritrovano senza pensarci a comprare le spilline con il viso della Madonna Nera disegnato sopra e ad appuntarsele come facevano le nonne a una spallina del reggiseno, per tenerla vicino al cuore.
Anche la nonna di Emanuela Abbadessa, la scrittrice del primo racconto di Sicilia d’autore, faceva così.
Se ci si volta a guardare la basilica, si rimane accecati da sole che si riflette sull’oro dei fondi o sulle statue bianche che sorvegliano l’ingresso. Più alta che larga, la chiesa non riesce a ospitare troppi visitatori. Due di quelli che riuscirono a entrare, fanno parte del racconto del Miracolo della Madonna di Tindari.
Sono la figlia, che si era ammalata ed era guarita, e la mamma, che insieme a lei era andata a ringraziare la Madonna di averle fatto questa gentilezza. Senonché, mentre prega, la fedele alza gli occhi, vede la faccia nera della Madonna e pensa tra sé e sé che si tratta di una Madonna bruttarella, soprattutto per via del colore della sua pelle; ma non fa a tempo a finire di pensare l’insulto che la bimba, sfuggita alla sua attenzione, si affaccia a una finestrella che dà sullo strapiombo, perde l’equilibrio e cade giù. Inutile tentare di recuperarla, di possibilità di sopravvivere a una caduta del genere non ce ne sarebbero state, a meno di un miracolo. Così, la mamma, che si trovava già lì, si rivolge alla Madonna e le chiede una seconda gentilezza. La Vergine mette da parte l’orgoglio e salva la bimba, che da allora rimane nella storia dei miracolati.
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