La Fabbrica Italiana Contadina: la giostra dei sapori nel Superluogo bolognese - InformaCibo

La Fabbrica Italiana Contadina: la giostra dei sapori nel Superluogo bolognese

di Informacibo

Ultima Modifica: 12/11/2017

di Chicco Corini

Un Superluogo da presuntuosi? Forse sono un po’ sboroni questi <contadini> del Fico. Lo sapremo presto se il suffisso Super sarà la carta vincente. Che sia un Superluogo comunque lo dimostrano i numeri

Era diventato un non luogo. Però non nell’accezione  di Marc Augé. Si stava semplicemente spegnendo, progressivamente e visivamente svuotando.  I nonluoghi, antropologicamente parlando, sono invece quegli spazi sfavillanti di luci che illuminano i tanti automi che vagano nelle cattedrali della surmodernità. Per esempio, aeroporti e outlet che il sociologo francese   descrive come architravi di nuvole dove la gente vaga senza identità, senza storia, senza vera umanità. Stiamo, invece, parlando di un non luogo reale che  ha però una storia parallela a quella dei  nonluoghi della realtà quotidiana virtuale. 
 
Alcuni anni fa in quella periferia bolognese verso Ferrara, il CAAB (centro agroalimentare)  stava diventando un’area troppo grossa per un  volume d’affari in costante  riduzione  a causa della concorrenza dei tanti, e sempre più agguerriti,  nonluoghi   che si sono via via divorati il commercio di prossimità.  Cannibalismo commerciale che in poco tempo avrebbe ridotto quest’area di relazioni mercantili   in un deserto urbano.  E in questa steppa di 100 mila metri quadrati è cresciuto, negli ultimi cinque anni,   il FICO (Fabbrica Italiana Contadina) Eataly World, ovvero il più grande polo agroalimentare del mondo. Che si vuole far conoscere al mondo intero  con questo slogan: dal  campo alla forchetta. Una fantasmagoria del consumo del made in Italy  agroindustriale/enogastronomico che galleggia in una piatta realtà di periferia   che con le Due Torri ha  poco a che fare, se non per i tortellini. Ma lì c’era posto e proprio lì hanno provato a seminare idee nuove: rigenerazione urbana, così la chiamano.  Ma la foglia del Fico – chiosano a Bologna – coprirebbe altre colate di cemento e asfalto. Forse l’operazione non è a chilometro zero e a consumo di suolo zero. Vedremo. 
 
 Chi sono i primi <contadini> di Fico? Il Comune (Pd o ex Pd?)  ha portato in dote dieci  ettari  per siglare  intese  con Oscar Farinetti di Eataly, con la Coop, con  fondi d’investimento e altri privati. Ne è venuto fuori un Superluogo (neologismo, questo,  zampillato proprio a Bologna alcuni anni fa  in occasione di una rassegna di architettura). Un Superluogo da presuntuosi? Forse sono un  po’ sboroni  questi <contadini> del Fico. Lo sapremo presto se il suffisso Super sarà  la carta vincente.
Che sia un Superluogo comunque  lo dimostrano i numeri.  700 i posti di lavoro interni creati dall’apertura di Fico e 3.000 quelli generati nell’indotto. All'esterno di questo parco delle meraviglie, con brand più  industriali che artigianali, due ettari sono dedicati  a  coltivazioni e stalle con più di 200 animali di razze autoctone. All'interno (8 ettari di superficie) 40 vere fabbriche, 45 luoghi di ristoro, botteghe, un mercato oltre a sei aule didattiche, sei giostre educative, teatro, cinema, un centro congressi (con una capienza massima di mille persone) e una Fondazione, con quattro università correlate, dedicata all'educazione ambientale ed alimentare. Un inno alla biodiversità.
 
Nelle sei giostre educative Fico fa girare altri Super-numeri. <L’uomo e il fuoco: una storia iniziata 1 milione e mezzo di anni fa>; <L’Uomo e la terra: ti raccontiamo 14.000 anni di agricoltura>; <Dalla terra alla bottiglia: già 6.500 anni fa si beveva birra. L’olio d’oliva veniva prodotto in Israele 9.000 anni fa. E il vino? Si narra che addirittura nella Preistoria si mangiasse già uva selvatica fermentata>; <L’uomo e il mare: tuffati 20.000 leghe sotto i mari!>. 
 
Tutto questo è a disposizione dei visitatori di Fico che possono girare in lungo e in largo anche in sella alle biciclette ideate dalla Bianchi per l’occasione, oppure  fare un po’ di sport e giocare nella sabbia portata direttamente dall’Adriatico.  Manca il mare. Ci sarà comunque una piscina nell’hotel del Fico che è quasi pronto in questa agorà dell’iperrealtà.  Prima pensata come <cittadella del cibo>, poi realizzata come <Disneyland del cibo italiano>.  Dove si mangia e si beve tra marchi già famosi e altri un po’ meno. In un percorso di chilometri   che qualcuno ha già chiamato <Il trekking della Grande Abbuffata>.  Con qualche sosta di carattere culturale per spiegare a tutti i visitatori, grandi e piccini, cosa c’è dietro ad una piadina, quali sono le origini della tradizione contadina italiana e tanto altro: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. <L’uomo e il futuro: scopri le nuove frontiere dell’agricoltura>, è il titolo dell’ultima giostra.
 
Ma è sulla previsione dei  numeri dei visitatori futuri  (ingresso gratuito) che il Superluogo Fico si gioca tutto. L’asticella è fissata a quota 6 milioni di ingressi annui, così ripartiti: 2 milioni di stranieri e 4 di italiani, divisi in <turisti> e residenti dei comuni più vicini, con cui sono stati già stipulati degli accordi per trasporti giornalieri. E si guarda con molta fiducia  al popolo del divertimentificio romagnolo che è ben addestrato ai Superluoghi: l’abbondanza di cibo, il profumo della merce, il flusso quasi ipnotico della folla festaiola e la musica di fondo attirano e al contempo rassicurano il turista-spettatore-buongustaio. Buon appetito.
Quant’è fico questo Fico è già un Super-rap.

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