Integrali, biologiche o ai cereali antichi: le farine che piacciono
Nuova, leggera, flessione dei consumi di pane e pasta ma prosegue il trend positivo per la pizza e per i prodotti sostitutivi del pane
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 24/06/2019
Farine, semole, sottoprodotti della macinazione: il volume dei prodotti dell’industria molitoria ha superato, anche nel 2018, 11 milioni di tonnellate, un quantitativo sostanzialmente stabile (-0,1%) rispetto all’anno precedente, mentre il fatturato è stimato in circa 3,539 miliardi di euro (+ 2,1 % rispetto al 2017), di cui: 1,667 miliardi di euro (- 0,4 %) nel comparto della trasformazione del frumento duro, 1,872 miliardi di euro (+ 4,4 %) nel comparto della trasformazione del frumento tenero.
E’ quanto emerge dall’assemblea generale annuale svoltasi in data odierna di Italmopa, Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Federalimentare – Confindustria) in cui sono stati illustrati i dati relativi all’andamento del comparto molitorio nel 2018.
Per quanto riguarda il comparto delle semole di frumento duro, il mercato interno ha fatto registrare, nel 2018, una flessione riconducibile ad una frenata della domanda dell’Industria pastaria (- 0,9%) mentre risulta in crescita il consumo di semola per la produzione di pane (+ 1,1 %) e per usi domestici (+ 1,4% ).
“Nel 2018” evidenzia Cosimo De Sortis, Presidente Italmopa “il comparto molitorio ha segnato, complessivamente, un andamento moderatamente positivo anche se permangono criticità legate alla nuova contrazione dei consumi interni di pane e pasta, prodotti di base di una sana alimentazione”.
“L’industria molitoria sta fornendo in modo fattivo e responsabile il proprio contributo rispetto ad iniziative della politica che appaiono orientate a riportare al centro del dibattito l’intera filiera, e non solo le esigenze dei singoli attori” prosegue De Sortis “Alla politica chiediamo scelte coraggiose e lungimiranti. La logica del provvedimento estemporaneo va bene se confinata alle emergenze, qui c’è invece una filiera da riorganizzare in un’ottica di sistema e con una visione di medio-lungo periodo. Il rischio è quello di avvitarsi in inutili contrapposizioni interne trascurando la crescente pressione competitiva che arriva da paesi che iniziano a presidiare in maniera preoccupante mercati tradizionalmente dominati dal Made in Italy“.
Conclude De Sortis: “Occorre pertanto ripensare in maniera sistemica l’intera filiera al fine di migliorarne la competitività, evitare di disorientare il consumatore con una informazione strumentale e incontrollata che deprime i consumi interni di pane e pasta e ambire, infine, ad una maggiore coesione tra gli attori a sostegno di obiettivi condivisi affinché ciascuna componente della filiera possa ottenere la giusta remunerazione e riappropriarsi dell’orgoglio del proprio lavoro”.
Trend positivo per pizza e sostitutivi del pane
Per quanto riguarda il comparto delle farine di frumento tenero, il mercato interno ha registrato, nel 2018, una sostanziale stabilità. La contrazione (- 1,8%) riguardante le farine destinate alla panificazione è stata pressoché interamente compensata da una maggiore domanda per le farine destinate alla produzione di:
– sostituti del pane quali crackers, taralli, friselle, grissini… (+ 3,8%)
– pizza e prodotti salati da forno (+ 1,6%)
– biscotti/lievitati/prodotti da forno/pasticceria (+ 2,6%)
Export in aumento
Relativamente al mercato estero, si è verificato, nel 2018, un incremento del 10% circa dei volumi delle esportazioni di farine di frumento tenero le quali, pur situandosi su livelli quantitativi ancora non significativi, hanno beneficiato, nel corso degli ultimi anni, di un trend in costante crescita.
Confermato l’interesse dei consumatori per i prodotti cosiddetti “salutistici”
Da sottolineare, infine, che è proseguito, anche nel 2018, l’incremento dei consumi di prodotti alimentari provenienti dall’utilizzo di tipologie di farine e semole considerate salutistiche dai consumatori. Il trend è risultato tuttavia più marcato nel comparto delle farine di frumento tenero rispetto a quello delle semole di frumento duro e ha riguardato soprattutto la farina integrale e la farina ottenuta da produzioni biologiche, ambedue con tassi di crescita superiore al 10% rispetto al 2017.
Tali prodotti non possono ormai più essere considerati di nicchia alla luce dei volumi commercializzati, del numero di referenze e della percentuale che essi ormai rappresentano nei fatturati dell’Industria molitoria.
Buone performance, anche se in percentuali meno significative, si registrano per quanto riguarda gli sfarinati ‘innovativi’ (ad esempio, le farine/semole di ‘grani antichi’) e per quelli derivanti dalla trasformazione di materie prime (frumento) nazionali o locali.
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