Il web fa bene agli agricoltori locali. Cresce L’Alveare che dice si
Nel 2019 i piccoli produttori della rete de L’Alveare che dice Sì hanno guadagnato attraverso le vendite online quasi quattro milioni di euro.
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 14/02/2020
L’agricoltura funziona anche online e, soprattutto nelle grandi città industrializzate, c’è voglia di prodotti autentici e filiera corta. I consumatori sono sempre più sensibili alla provenienza di frutta, verdura e non solo, e alla genuinità di quanto acquistato.
È quanto emerge dai dati dell’Alveare che dice Sì, piattaforma online per gli acquisti di prodotti locali direttamente dal produttore, che arriva quest’anno a 138.000 utenti iscritti e supera i 2000 produttori registrati. Gli Alveari che in Italia permettono di vendere e comprare prodotti locali e genuini salgono a 177; ogni mese vengono effettuati oltre 11.500 ordini tramite piattaforma o app mobile e i produttori registrano un fatturato totale di oltre 3.900.000 euro. A Milano la maggiore concentrazione di Alveari, 29 solo in città.
Cosa si vende online
Ma cosa vendono i contadini online? Ecco qualche dato: innanzitutto le uova sono in assoluto il prodotto più venduto. Segno del fatto che i consumatori sono stati correttamente sensibilizzati sulla differenza tra le tipologie di allevamento, e sulla necessità di evitare di acquistare uova da allevamenti intensivi. Seguono, nell’ordine: carote, finocchi, zucchine, patate, kiwi, porri, fragole, arance navel, hamburger.
Frutta e verdura costituiscono il 70% della spesa dei membri degli Alveari, che si dimostrano sempre più attenti a provenienza e genuinità dei prodotti. Tramite la piattaforma o la app mobile di Alveare sono in media 11.500 gli ordini mensili fatti dai consumatori. I contadini della rete hanno visto crescere le loro vendite del 62% rispetto all’anno precedente, con un fatturato che sfiora i 4 milioni di euro.
Come funziona per i produttori
Ogni produttore ha il suo spazio dedicato sul sito, dove può creare il suo catalogo e organizzare le sue vendite negli Alveari. Il produttore fissa liberamente i suoi prezzi, definisce i suoi minimi d’ordine, i suoi stock e la sua disponibilità a partecipare alle distribuzioni. I consumatori acquistano online e se quando il minimo d’ordine è raggiunto il produttore è tenuto a consegnare personalmente i suoi ordini in distribuzione. In questo modo i contadini arrivano nel punto di distribuzione della spesa solo con ciò che è stato effettivamente venduto: si elimina così ogni rischio di spreco alimentare. La distribuzione della spesa diventa anche un momento di conoscenza, scambio ed educazione alimentare.
Il modello economico
In un Alveare il produttore vende direttamente i suoi prodotti ai membri, senza intermediari. Sul venduto, paga poi una spesa di servizio che corrisponde al 20% del fatturato. Il 10% va alla casa madre per coprire le spese di gestione del sito, assistenza tecnica e commerciale, il 10% al gestore dell’Alveare, che organizza le vendite e raduna la comunità.
L’80% del prezzo del prodotto rimane al produttore
Lombardia regione più virtuosa, con oltre 58.000 utenti iscritti
La spesa degli italiani è sempre più green. Sono infatti 177 i gruppi d’acquisto che l’Alveare che dice Sì ha aperto su tutto il territorio italiano, da Aosta a Palermo. La regione che si conferma più attenta alla valorizzazione dei prodotti di filiera corta si conferma la Lombardia, dove sono presenti ben 77 Alveari di cui 29 a Milano, con 571 produttori lombardi coinvolti e 58.000 utenti iscritti al portale.
Sul podio salgono anche Piemonte, con 48 Alveari (di cui 18 a Torino), e Toscana (17 Alveari di cui 8 a Firenze). Seguono il Lazio con 10 Alveari, l’Emilia-Romagna con 8 e il Veneto con 7 gruppi d’acquisto.
Il primo negozio fisico della rete: l’esperimento a Milano
La crescita degli Alveari in Italia ha portato nel 2019 anche ad un primo esperimento di vendita offline. A maggio scorso a Milano è nato il primo negozio fisico dell’Alveare che dice Sì, l’Alveare Boutique, che si trova nel quartiere Isola e vende esclusivamente prodotti dei contadini della rete. L’attenzione, come in tutti gli Alveari, è tutta puntata sulla provenienza dei prodotti, sulla stagionalità e sulla artigianalità delle lavorazioni.
Che cos’è L’Alveare che dice Sì
Fondata da Eugenio Sapora il 4 dicembre 2015 presso i locali dell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino, L’Alveare che dice Sì! unisce tecnologia e sharing economy per permettere una distribuzione efficiente dei prodotti locali tra agricoltori e consumatori: gli Alveari sono infatti dei Gruppi di Acquisto 2.0 che consentono ai produttori iscritti di mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carni, formaggi e molto altro.
I consumatori registrati possono acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino a casa, ordinando e pagando direttamente online, per poi ritirare la spesa settimanalmente in un luogo fisico, il vero e proprio “Alveare”, che può essere un bar, un ristorante, un co-working, un’associazione. Il progetto ha avuto origine in Francia nel 2011, dove da subito ha riscontrato un enorme successo, vantando tra i suoi fondatori Mounir Mahjoubi, Segretario di Stato al Digitale in Francia.
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