Il “Chiaretto”, il vino amato da Gabriele D'Annunzio, protagonista di “Italia in Rosa” - InformaCibo

Il “Chiaretto”, il vino amato da Gabriele D’Annunzio, protagonista di “Italia in Rosa”

di Informacibo

Ultima Modifica: 08/06/2017

di Luciano Scarzello

Penserò a te ogni sera come il monte Baldo è rosa come nessuna rosa”, così, con galanteria, scriveva Gabriele d’Annunzio a Eleonora Duse con la quale aveva avuto una storia d’amore (nonostante lei avesse confessato di averlo amato anche se l’aveva umiliata e rovinata..) e il richiamo al monte Baldo ha un significato preciso poiché e il monte che sovrasta il territorio di produzione del “Chiaretto”, il noto vino rosè prodotto sul lago di Garda. Il “Vate” D'annunzio era quasi astemio, ma aveva un'eccellente cantina per gli ospiti., sta di fatto che è una frase ad effetto che evoca questo vino che nasce dal Groppello doc oltre ad altre uve rosse, è gradevole per la sua grande finezza, eleganza e versatilità.

 

Il “Chiaretto” è stato il protagonista in assoluto, anche quest’anno, della 10ma edizione di “Italia in Rosa” svoltasi a Moniga del Garda.

Favoriti anche dal bel tempo, tra il 2 e il 4 giugno almeno 8000 amanti del buon bere hanno degustato gli oltre 200 vini presentati da oltre 140 cantine provenienti da tutta l’Italia. Un successo senza precedenti favorito anche dal fascino del castello medioevale di Moniga , affacciato sul lago e che per l’occasione è stato illuminato di rosa nelle ore notturne creando un effetto molto suggestivo e, chissà, magari con un pensiero risvolto proprio anche a D’Annunzio che qui è ancora di casa oggi essendo stato intitolato a lui il famoso “Vittoriale” della vicina Salò – ora presieduto dallo storico Giordano Bruno Guerri – che sta per diventare anche produttore di rosè con una propria etichetta.

Il Chiaretto (2 milioni e 300 mila bottiglie) insieme agli altri vini raggruppati nel Consorzio “Valtenesi” è una delle punte forti dell’economia locale tanto più in estate quando da queste parti arrivano migliaia di turisti soprattutto tedeschi che fan man bassa negli acquisti.

La novità principale dell’edizione di quest’anno di “Italia In Rosa” è la denominazione unica “Riviera del Garda Classico” che – dal 2016 – sotto lo stesso ombrello mette insieme oltre al “Chiaretto” la produzione di vini “rossi” e “bianchi”, spumante rosè e Groppello come vino varietale. Per chi produrrà Valtenesi” sia nella versione del Chiaretto che in rosso è previsto l’obbligo di riportare in etichetta l’appellazione di Valtenesi sopra il nome della denominazione con dimensione almeno doppia. Come nelle edizioni precedenti la mattina di sabato 3 giugno è stata dedicata al convegno per fare il punto della situazione non solo del Chiaretto ma dei rosè italiani.

Le vendite all’estero sono in aumento (ma su questo i rosè francesi ci battono come ha rilevato Jean Marc Ducasse, buyer manager del festival “PinkRosè” di Cannes) ma possono aprirsi ancora nuove prospettive e un ruolo importante svolgerebbe un gioco di squadra tra i vari produttori delle varie regioni italiane.

Oggi i vini rosè hanno ancora un mercato secondario rispetto ai vini bianchi e rossi e ciò per vari motivi.

Tra questi il fatto che non si siano ancora ritagliati uno spazio ancora più ampio di quello che son riusciti a ritagliarsi come sottolinea Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Valtènesi o perché, come precisa Giovanni Bracco, presidente della Cantina cooperativa di Clavesana nelle Langhe piemontesi (che a “Italia In Rosa” erano presenti con alcune aziende) “Non esiste ancora una cultura di questo tipo di vini”. Per Ducasse a volte “I ristoratori tendono a snobbarlo” anche perché la cultura sui vini di molti ristoratori è piuttosto scarsa e badano soprattutto al prezzo.

Secondo Eugenio Arlunno presidente della cantina “Il Chiosso” di Gattinara , sempre in Piemonte e che produce anche vini rosati, “Il rosè ha alti e bassi e segue un po’ le mode, in Italia è più difficile da vendere mentre all’estero le condizioni sono migliori”.

Ma la volontà di creare questo gioco di squadra di cui si diceva prima esiste tuttora come ha precisato il presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago: “Vogliamo fare rete con i territori italiani del rosè ma queste sinergie non possono prescindere dalla consapevolezza che per noi la priorità è soprattutto quella di essere forti sul nostro territorio”.

Un’altra sinergia è stata creata anche nel Salento con la nascita dell’Associazione “DeGusto Salento” che promuove il rosè da Negroamaro. Infine la consegna del trofeo “Pompeo Molmenti” 2017 che è andato all’azienda agricola “La Basia” di Puegnago con il Valtènesi Chiaretto doc 2016 “La moglie ubriaca”.

Dulcis un fundo i Chiaretti sono stati degustati accompagnati dai piatti serviti dell’ottimo chef Carlo Bresciani dell’omonimo ristorante di Salò.

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Capo Redattore