Il caldo “brucia” la produzione di miele made in Italy
In Italia 3 mieli sono a denominazione di origine: il miele della Lunigiana Dop, delle Dolomiti Bellunesi Dop e il Varesino Dop
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 11/08/2018
La produzione di miele made in Italy è in grave difficoltà. Il caldo di queste settimane ha stressato le api e sta “bruciando” le fioriture. Tutto questo a danno della produzione di miele italiano, il cui calo stimato è del 50%.
Lo afferma la Coldiretti, sulla base di un primo monitoraggio sugli 1,2 milioni di alveari sparsi nelle campagne italiane che impegnano 45mila apicoltori tra hobbisti e professionali.
La Coldiretti: crollo del raccolto, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Liguria alle Marche
Ma torniamo ai dati della Coldiretti. “Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti in un comunicato – ad un crollo a macchia di leopardo della raccolta, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Liguria alle Marche fino alla Sardegna e alla Lombardia, con punte anche dell’80% in meno rispetto alla media per alcune tipologie. Gli effetti del clima aggravano il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei peggiori risultati della storia dell’apicoltura moderna. Quest’anno il caldo record alternato a violente tempeste d’acqua, grandine e vento, dopo una primavera fredda e piovosa, sta condizionando il lavoro delle api sia nella gestione degli alveari sia nella raccolta del nettare con problemi sulle principali varietà di miele: dal castagno al tiglio, dal girasole al millefiori, dal coriandolo all’acacia, dall’arancio alla melata”.
“Tutto questo – sottolinea Coldiretti – apre la strada alle importazioni da altri Paesi che già nel primo quadrimestre del 2018 hanno fatto segnare un vero e proprio boom del +32% per un totale di oltre 9,4 milioni di chili in particolare dall’Ungheria (+64%), dalla Romania (+46%), dalla Polonia (+34%) e dalla Cina (+19)”.
Peggiora così una situazione che vede già due barattoli di miele su tre provenire dall’estero e tutto mentre gli acquisti da parte delle famiglie italiane sono aumentati del 5,1%, secondo i dati Ismea relativi al 2017.
Per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per nazionali e garantire un futuro alle api italiani il consiglio della Coldiretti è di verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
L’Italia può contare su 3 mieli a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione europea: il miele della Lunigiana Dop, il miele delle Dolomiti Bellunesi Dop e il miele Varesino Dop.
La cittadina abruzzese Tornareccio si fregia della Denominaziona Comunale di veronelliana memoria
Allarme anche da Tornareccio, considerata “la capitale del miele” e insignita della De.Co.
“Il calo della produzione di miele è preoccupante ma la cosa che mi spaventa di più è il dover assistere impotente al crescente fenomeno della morte delle api“. A lanciare l’allarme, da Tornareccio, l’unico paese ad essere incoronata con la Denominazione comunale, (2 mila abitanti della comunità montana della Val di Sangro, in provincia di Chieti), è Luca Finocchio, 60 anni, noto apicoltore a capo di un’impresa familiare che conta 7 dipendenti. Nata negli anni ’70 per volontà del nonno con appena 35 alveari, oggi è arrivata a contarne più di mille.
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