I Vini spumanti d’Italia ancora in crescita nel mondo
di Informacibo
Ultima Modifica: 10/10/2012
Piacenza, 8 ottobre 2012. Si continua a brindare con le nostre bollicine all’estero, con una dettagliato studio ce lo ricorda Giampietro Comolli,massimo esperto in bollicine, nella veste di Economista Distretti Vini e Territori nonché Fondatore e Amministratore di Ovse, l’organismo di ricerca con referenti presenti in 48 paesi, che ha elaborato i dati del primo semestre 2012.
Secondo gli ultimi dati il consumo all’estero dei vini spumanti italiani risulta ancora con il segno positivo.
L’Europa, che rappresenta ancora il 57% dei volumi e il 51% del valore globale di mercato, fa segnare un +7% in valore e un –2% nei volumi, con Francia, Spagna, Portogallo e Germania in calo e Svizzera, Norvegia, Svezia, Austria e UK in crescita. Germania e UK restano i principali mercati.
Nei Paesi terzi l’export degli spumanti (per il 96% appannaggio del metodo italiano di Prosecco, Asti e Valdobbiadene) segna un +14% in volumi e + 17% in valore assoluto, con punte rappresentate da Giappone e Estremo Oriente attestati su +20% in valore e +11% in volumi. Numeri ancora piccoli in assoluto, ma interessanti: circa 2 milioni di bottiglie in più rispetto al 2011. In Russia cresce il Prosecco e altri spumanti generici di origine piemontese e lombardi, a scapito dell’Asti Docg che segna un calo in volumi del 50% (3,5 milioni di bottiglie consumate, contro i 7,0 milioni nei primi 6 mesi del 2011). In totale l’area “exUrss” registra un incremento di consumi del 8% con un incremento dei valori del 2%. Un mercato difficile e altalenante, dovuto a imposte aggiuntive. Oltreoceano, i diversi mercati, segnano numeri differenti: se Canada e Usa mantengono un trend crescente, il Brasile e il sud America dopo la scorpacciata di fine anno 2011, segnano per la prima volta un dato stabile. Nel 2012 ci sono i presupposti per superare il fatturato record di 4,2 mld di Euro per tutto il vino italiano. Un richiamo forte al Governo italiano. In Italia cresce produzione, volumi spediti e valore all’origine, ma le spedizioni sul mercato interno sono calate del 10,1%, i consumi del 6,9%, a fronte di un prezzo medio/bottiglia all’origine aumentate del 3,1% e un prezzo sullo scaffale a +2,2% rispetto al primo semestre 2011. Vanno meglio i Docg (Franciacorta e Valdobbiadene) che i Doc (Prosecco e marchi leader del metodo classico). Il calo dei consumi nazionali si registra in tutti i canali, meno nelle aree tradizionali di produzione.
Così Giampietro Comolli, fondatore di OVSE commenta questi dati: “Per il semestre vuol dire un calo di consumi interni di 4,5 milioni di bottiglie, pari a -36 milioni di euro di giro d’affari. Senza Export, il mercato dei vini italiani e vini spumanti segnerebbe una decrescita. All’estero le DOP Asti e prosecco sono simbolo del nostro Paese, riconoscimento e consolidamento del rapporto identità/valore, su cui puntare. Il Governo italiano deve rivolgere maggiore attenzione agli asset economici del Paese: vino, alimentari, turismo, moda”.
A Comolli, chiediamo cosa vuol dire in numeri su base annua? << Vuol dire che nei primi 6 mesi dell’anno abbiamo riscontrato all’estero un incremento dei volumi consumati (acquistati) rispetto ai primi 6 mesi del 2011 pari al 6,6% che su base annua vorrebbe dire un incremento dell’esportazione di circa 18,480 milioni di bottiglie avvicinandoci a 300 milioni di bottiglie esportate in un anno, con un +9,2% in valore registrato nei punti vendita al consumo (bar, distribuzione, grossisti, ristoranti enoteche) che vogliono dire su base annua un incremento del giro d’affari per circa 175 milioni di €, quindi un fatturato estero stimato per il 2012 di circa 2,2 mld di €. >>.
Sempre Comolli sui mercati esteri e Paesi concorrenti precisa: << L’Export sta diventando l’unico canale di sbocco per Italia, ma anche Francia e Spagna sono sulla stessa linea. In Francia il calo dei consumi interni è attestato nel primo semestre sul 14,7% fra Champagne e altre bollicine; in Spagna è del 22% il calo del Cava; in discussione la leadership dello Champagne in UK, con cali vertiginosi. Gli Champagne poco conosciuti e quelli delle Coop registrano un calo all’estero del 12%, solo del 4,4% per le Grandi Maison, causa il prezzo al consumo. Il Cava va bene in UK e in Germania, con un prezzo all’origine ridotto del 3% medio>>.
E per le bollicine italiane?: “Il mercato italiano -afferma Comolli- ha bisogno di più attenzione, più personalizzazione dei rapporti commerciali, filiera corta, meno ricarichi, grande differenzazione fra DOP e spumanti. All’estero cresce la consapevolezza del binomio qualità-origine del vino italiano, grandi case distributrici mondiali siglano contratti per milioni di bottiglie, chiedono esclusive. Nel 2012 l’Italia potrebbe superare i 450 milioni di bottiglie vendute, ma in calo i consumi in Italia. Insisto che è sul mercato interno che bisogna puntare e ragionare. In Italia il consumatore e i luoghi di consumo sono diversi che in altri Paesi, continua il trend per vini freschi, moderni, meno alcolici, abbinabili con ogni cucina, ideali per ogni momento e occasione, meglio se il vino è anche festa, convivialità, cultura. All’estero è molto alto il livello del binomio vino-cultura italiana. Gli spumanti potrebbero essere un biglietto da visita per ExpoMilano2015”.
L’ EXPORT in dettaglio: La Germania si presenta nel primo semestre 2012 come un mercato molto differenziato, dinamico e diverso dal solito: a fronte di un calo dei consumi di Champagne pari al 24% su dato annuale, l’Italia risponde contenendo il calo nel 5%. Bene per Asti e Prosecco doc, in vantaggio il Cava che fa segnare un +10% nei volumi e un +7% nel valore. In Germania (n.t: mercato con il minor ricarico e prezzo al consumo della stessa etichetta in Europa) una bottiglia di Cava DOP marchio leader in grande distribuzione si acquista a circa 7 euro. Per l’Italia la Germania è ancora il primo paese di esportazione (circa 18 milioni di bottiglie nel semestre): incremento nel valore di circa il 6%, a fronte di un leggero calo di volumi.
Da sottolineare che in Russia l’incremento dei consumi di bollicine riguarda solo gli spumanti italiani, tedeschi e georgiani: prezzo compreso, sullo scaffale, da € 3,20 (tedeschi e georgiani) a 4,25 (italiani e ucraini). Anche lo Champagne è in calo, cresce il Cava: l’Asti DOCG come prezzo medio è il secondo sul mercato dopo lo Champagne. Il mercato russo sta diventando il 3° o il 4° mercato mondiale, OVSE stima in 270 milioni le bottiglie stappate nel 2012,con la “piramide” Prosecco intorno a 22milioni di bottiglie e la “piramide” Asti Moscato intorno a 20 milioni. Stime, ripete OVSE, perché la legislazione russa è molto dinamica sui dazi e accise per combattere l’importazione di partite vinose di dubbia origine e preparazione che poi sono vendute direttamente o in mix con altre bevande a base di alcol puro che sta creando grossi problemi per l’alcolismo dilagante nelle generazioni giovanili (anche sotto i 18 anni) e in quelle over 50 anni.
Da sottolineare il grande interesse in sud America per le bollicine italiane: Argentina e Brasile restano due capisaldi seppur con qualche momento di rilassatezza, mentre avanzano Bolivia e Columbia in modo impressionante, a colpi di +10% di consumi al mese nel 2012 per Moscato e Prosecco, in senso lato. Anche questi mercati, più deboli, puntano molto su prodotti italiani e vini freschi.
Il nord America non delude: le bollicine italiane piacciono tutte. Dopo gli incrementi significativi anche per il metodo classico italiano, soprattutto a marchio Berlucchi e Gancia registrato sulla costa orientale, il consumo è sempre più aperto e orientato anche nella grande distribuzione, per cui alla crescita dei volumi non corrisponde una uguale crescita dei valori, a scapito dei marchi e denominazioni più blasonate. Il Prosecco DOC (Mionetto, Valdo, Cinzano, Zonin, Martini, La Gioiosa in particolare) è fortemente in crescita, mentre il Conegliano Valdobbiadene nei primi mesi 2012 (rispetto al primo semestre 2011) registra un calo del 4% dei volumi e un 2% del valore globale. Poca cosa, ma un piccolo segnale da non sottovalutare in termine di strategia aziendale e di approccio a mercati tradizionali e nuovi. In Canada, in particolare, cresce il volume consumato in sei mesi (+8%), cresce il fatturato nei vari canali (+3%), ma scende il prezzo medio a bottiglia offerto al consumatore del 4%. Dati generali che non si riscontrano per gli spumanti francesi e spagnoli. Sul mercato americano, non buoni segnali vengono da spumanti sudafricani, australiani e cileni. Buona se non ottima la performance degli spumanti americani-francesi sul mercato canadese soprattutto in area di monopolio, zona Montreal e Toronto.
Il MERCATO ITALIA
Per Comolli il nostro mercato si presenta “Lento e marginale segnale di calo registrato già nel 2011, nel primo semestre 2012 è più accentuato. Calano i numeri dei consumi, le occasioni di consumo, il numero di acquisti, ma non calano proporzionalmente i valori e questo dato dovrebbe far aprire un dibattito molto serrato, perché le cause sono evidenti. Si beve meno -aggiunge Comolli- anche per i ricarichi, i costi della filiera lunga e il prezzo al consumo. Solo nella GDO italiana si è constatato nel 2012 una rimodulazione dei prezzi al consumo, alcuni con cali del 15% per una o due etichette del metodo classico nelle insegne di livello medio alto. Alcuni buoni segnali si registrano per il Brachetto d’Acqui nella Gdo, cresce ancora la voglia di vini “effervescenti” con il Prosecco Superiore Docg (+6% in bottiglie). In GDO italiana il Conegliano Valdobbiadene Docg è posizionato fra 6,90 e 7,80 euro la bottiglia, con punte di 12,50-14,10 euro del Cartizze (un cru da 1,130 milioni di bottiglie consumate nel mondo), mentre il Prosecco Doc, che fa segnare un rallentamento importante, si posizione fra 4,10 e 5,80 euro la bottiglia. Un divario troppo limitato al consumo. Il mercato interno registra ancora il calo maggiore nell’Horeca, soprattutto nella ristorazione di pregio e qualità, tiene con fatica l’aperitivo grazie soprattutto allo spritz per riduzione del grado alcolico. In Italia il prezzo è tornato ad essere il fattore discriminante, elemento base della discontinuità e della prossimità che si riscontra. Ovvero il consumo, oggi, dipende di più dalla comodità del luogo di accesso e dal servizio offerto, soprattutto in orari serali.
Una riflessione va fatta anche su sagre e feste del vino troppo banali e commerciali: calano le presenze, i winelovers e gli atti ad essi collegati sono in contrazione, le disponibilità di spesa e gli obiettivi sono mutati. Meno edonismo, più concretezza….. In crescita, nelle zone di produzione, l’acquisto diretto di bollicine: in questo anche gli stranieri e turisti in Italia sono molto attivi”.
Elaborazione OVSE: Informazioni raccolte con Rete Linkedin Updates Group Consulting (394 testimonianze da 48 mercati esteri), con Insee, Oemv, Justdrinks, Istat, Ice, Eurostat, AcNielsen, Databank, Iwsr/GDR, uffici Dogane, Oeno.
– Fabio Piccoli intervista Gianpietro Comolli ( da Origine 2009)
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