Grande Viaggio a Forlì: come rilanciare l’ortofrutta made in Italy?
Francesco Pugliese, Ad Conad: “È più efficiente far viaggiare merci da Milano a Oslo che da Catania a Napoli”
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 14/06/2019
Il Grande Viaggio Insieme Conad oggi, 14 giugno, alla fiera di Forlì ha messo a confronto i protagonisti del comparto per discutere i temi della filiera dell’ortofrutta nazionale con un particolare riferimento alle dinamiche della regione Emilia Romagna in riferimento all’indagine svolta dall’istituto di ricerca Aaster, diretta dal sociologo Aldo Bonomi.
Cosa fare contro il calo dell’export e la concorrenza degli altri paesi europei?, quali sono le esperienze più virtuose di aggregazione delle aziende emiliano romagnole?
Francesco Pugliese, Ad Conad: abbiamo i costi infrastrutturali più alti d’Europa
Nel suo intervento è stato Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad a non avere peli sulla lingua affermando che “il vero tema della filiera dell’ortofrutta non è che la Spagna compete meglio, ma che abbiamo i costi infrastrutturali più alti d’Europa che incidono fortemente sul prezzo. È più efficiente far viaggiare merci da Milano a Oslo che da Catania a Napoli”. E poi ha rafforzato il concetto, espresso da Vincenzo Colla, vice segretario generale Cgil e già numero uno della Cgil in Emilia Romagna, che aveva sottolineato come la filiera dell’agroalimentare è strategico per il nostro Paese e la sua economia. “Sono d’accordo con Vincenzo Colla –ha detto Pugliese-: la filiera agroalimentare in questo paese è strategica, ma il tema della tenuta della filiera della responsabilità è fondamentale per questo paese. Dobbiamo scacciare i farabutti”.
Indagine sulle filiere agroalimentari con l’obiettivo di produrre valore
Durante la tappa forlivese de Il Grande Viaggio Insieme il sociologo Aldo Bonomi, ha condotto un’indagine socio economica sul tema delle filiere, nello specifico quella della frutta. I risultati dello studio sono stati presentati nel corso dell’incontro, coordinato dalla giornalista Marianna Aprile, sul tema: “Dialoghi con le meraviglie del nostro paese” che ha visto la partecipazione, tra gli altri, oltre a Pugliese e Colla, Francesco Avanzini, presidente Cpr, Mirco Zanelli, direttore commerciale Apofruit, Lauro Guidi, presidente Consorzio Agribologna, Roberto Guidi, direzione commerciale Società Agricola Guidi di Roncofreddo.
I dati più salienti della ricerca che Conad ha affidato all’istituto di ricerca Aaster
Più di 318mila imprese, quasi 472 mila occupati, un fatturato di 14,7 miliardi di euro (per le società di capitali), in crescita del 3,2 per cento tra il 2016 e il 2017. Sono i numeri della filiera ortofrutticola italiana, settore che coinvolge il 5,1 per cento delle aziende nazionali, la stragrande maggioranza delle quali operanti nell’area agricola.
Con un giro di affari di 3,6 miliardi di euro e 7,2 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, il comparto della frutta rappresenta una fetta importante di questo mercato. Un comparto che ancora accusa i colpi della crisi, e soffre nell’export la concorrenza di realtà ben più strutturate. L’Italia è il settimo esportatore mondiale di frutta fresca, al terzo posto in Europa, ma a lunga distanza da Paesi Bassi e Spagna. Le esperienze di aggregazione produttiva, gli investimenti in qualità e sostenibilità, un maggiore sforzo di pianificazione anche in concerto con la Gdo possono però divenire la chiave del rilancio per l’intero settore.
Con una quota del 16 per cento sulla superficie totale, l’Emilia-Romagna è la prima regione per aree dedicate alla coltivazione di frutta, le sue aziende vantano una superficie media di 3,7 ettari, più che doppia rispetto alla media nazionale (ferma a 1,8), e vicinissima a quella della Spagna (3,9).
Il commendo dell’Ad Conad Francesco Pugliese
«Quello dell’ortofrutta è un comparto dalle grandi potenzialità, ma che soffre di alcuni deficit strutturali, primi tra tutti un’eccessiva frammentazione delle filiere, la mancanza di grandi piattaforme logistico-distributive, la difficoltà tutta italiana di fare sistema. Esempi virtuosi –precisa Pugliese– come quello delle mele trentine, o della realtà emiliano-romagnola, dimostrano però che è possibile costruire filiere di successo e di valore, in grado di coniugare alta qualità, sostenibilità sociale, competitività e innovazione. Lo studio condotto da Aaster evidenzia la necessità di estendere le strategie vincenti all’intero comparto. In questa partita la Gdo può dare un contributo fondamentale, impegnandosi per mantenere alta la qualità dei prodotti coltivati sul suolo italiano e promuovendo nel contempo innovazione. È con questo obiettivo che Conad ha scelto di avere rapporti diretti con i suoi fornitori, bandendo da tempo le aste a doppio ribasso. Nella consapevolezza che il rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità impone costi maggiori, ma che per immettere sul mercato un prodotto che sia competitivo in Italia e all’estero le aziende devono essere in condizione di investire in ricerca, controlli, sviluppo, sicurezza dei lavoratori».
La ricerca Aaster ha coinvolto grandi realtà produttive, gruppi cooperativi, coltivatori e trasformatori, scavando a fondo tra i problemi di un settore complesso, che nei mercati globali subisce l’efficienza dei competitor stranieri, e in casa è drogato dalle storture di un mercato che troppo spesso antepone alla qualità la quantità a basso costo. Attraverso le testimonianze raccolte si intravvedono però vie e soluzioni per invertire la rotta. Mentre il Mezzogiorno appare ancora penalizzato dalle piccole dimensioni delle sue imprese (il fatturato medio di una cooperativa agricola al Sud è di 1,9 milioni di euro all’anno, contro i 17,4 del Nord) è l’Emilia Romagna a indicare la via maestra per superare la debolezze della filiera ortofrutticola italiana. La regione conta 26 Organizzazioni di produttori (Op) che rappresentano assieme a quelle del Trentino-Alto Adige il 60 per cento delle aziende agricole nazionali, e 6 Associazioni di organizzazioni di produttori (Aop), un terzo di quelle nazionali. Qui sorgono realtà cooperative importanti come Apofruit, Agrintesa, Agribologna, che in virtù dei loro numeri riescono a fronteggiare il mercato, organizzare il lavoro secondo logiche di pianificazione, e, come nel caso di Apofruit e Agrintesa, offrire ai coltivatori servizi di protezione, come polizze che contro le calamità naturali o la volatilità dei prezzi.
L’Emilia-Romagna si contraddistingue anche come territorio di innovazione. Oltre agli investimenti nel settore bio, che in tre anni ha visto un aumento del 95 per cento delle superfici coltivate, il sapiente utilizzo dei fondi comunitari ha permesso la nascita di 93 gruppi operativi di innovazione, formati da centinaia di agricoltori che si sono uniti per condividere sperimentazioni su metodi di coltivazione, conservabilità dei prodotti, nuove forme di produzione di energia e nuovi packaging.
Anche su temi come il packaging e la sostenibilità e si giocherà il futuro del settore. Ne sono consce le aziende, che, come sottolinea l’indagine di Aaster, vanno sperimentando metodi di coltura finalizzati alla tutela o al ripristino della biodiversità, abbinate a politiche di crescente riduzione dell’uso di agro farmaci, e studiano nuove confezioni per i loro prodotti, “nella consapevolezza che tra le determinanti delle scelte di consumo di frutta vi è proprio l’aspetto legato alla biodegradabilità delle confezioni”.
Il Grande Viaggio Insieme Conad venerdì e sabato a Forlì
Nella città romagnola si festeggia il 60°di Cia Conad. Ospite d’eccezione, Fiorella Mannoia, in un concerto tributo a Lucio Dalla.
Verso l’incontro dedicato all’approfondimento dell’indagine socio economica commissionata da Conad ad Aaster e dedicata alla filiera della frutta.
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