Grana Padano DOP: come il Coronavirus ha rivoluzionato i consumi - InformaCibo

Grana Padano DOP: come il Coronavirus ha rivoluzionato i consumi

Crescita importante nel retail, ma saldo negativo a causa del blocco della ristorazione in Italia e estero. Un progetto per aiutare i ristoranti e la solidarietà per combattere il Coronavirus

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 17/04/2020

La “tempesta” Coronavirus spariglia le carte nel mondo dei consumi anche per i grandi classici italiani, come il Grana Padano DOP. Il suo consorzio di tutela conta  128 caseifici produttori e 149 stagionatori per un totale di 40mila addetti e 5.164.759  forme prodotte nel 2019. Sono inoltre autorizzate a confezionare Grana Padano in porzioni e alla grattugiatura 205 aziende, e 19 a usare la DOP in prodotti composti elaborati e trasformati (CET).

Retail e GDO in forte ascesa

Un prodotto diffuso in Italia e all’estero, “simbolo” del made in Italy, che sta vivendo una rivoluzione dei consumi. “Ovviamente abbiamo perso moltissimo nel food service, visto che ristoranti, locali, bar sono chiusi, ma stiamo recuperando nel retail, sia grande distribuzione che negozi di vicinato, soprattutto ortofrutta e panifici” spiega Stefano Berni, direttore generale del consorzio “Stiamo avendo una crescita significativa nel retail ma abbiamo azzerato quasi le uscite verso il food service. Comparto che regge solo per quanto riguarda i preparati fatti da industrie, tipo sughi e prodotti a base di Grana Padano Dop, ma non essendoci i ristoranti c’è  comunque una perdita importante”.

Il consorzio ha sede a San Martino della Battaglia, località nel territorio di Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, mentre la zona di produzione si estende lungo tutta la pianura Padana e comprende 32 province dal Piemonte al Veneto, dalla provincia di Trento a quella di Piacenza; la produzione effettiva è oggi concentrata in 13 province.

Il Grana Padano Dop  è un bene radicato e irrinunciabile per le famiglie italiane in questo momento. Rientra di diritto nella cosiddetta “spesa di guerra”: prodotti nutrienti, semplici, a lunga scadenza, con cui riempire il carrello nei tempi in cui fare scorta e uscire poco è vitale. Ma nonostante le famiglie non facciano mancare il formaggio Dop sulla tavola, il salto totale per Grana Padano Dop è in leggera flessione negativa. Questo a causa delle difficoltà con l’export.

Export in sofferenza

“Il saldo in Italia è comunque leggermente positivo: ciò che perdiamo in food service si guadagna con qualche interesse nel retail. Ma è l’estero il grosso problema” specifica Berni. “Perchè con i ristoranti chiusi, non veniamo compensati con il retail, e siccome nel 2019 abbiamo esportato oltre il 41 per cento del prodotto, basta fare due conti per capire che è un problema. Il saldo complessivo generale è quindi un meno che cercheremo di recuperare nella parte finale dell’anno”.

D’altronde le proporzioni dei consumi, passato il confine, cambiano radicalmente. In Italia, specifica Berni,  il 75%  di prodotto mediamente è consumato nelle famiglie e il 25% è consumato nella ristorazione ( si parla di quantità in epoca pre-Coronavirus); il rapporto all’estero invece è molto diverso: in media circa il 55% è consumato in ristorazione e il 45% nelle famiglie, ma in queste percentuali generiche tra specifici paesi ci sono grosse divisioni:  da paesi in cui il consumo nelle famiglie è importante, come Germania e Francia, ad altri dove è pressoché inesistente, come UK, Spagna, Scandinavia, paesi dell’Est Europa.

“La ristorazione va aiutata”

La ristorazione è quindi un nodo fondamentale per la ripresa e preoccupa il consorzio “In questo momento non sappiamo in che modo si riattiverà e non si sa in quali volumi. Ristoranti che prima avevano 100 coperti potrebbero essere costretti a dimezzarli o più, per mantenere le distanze di sicurezza. Con minori introiti e minori consumi, per tutta la filiera”.

Per Berni “La ristorazione va aiutata perchè i ristoratori sono gli ambasciatori dei nostri prodotti nel mondo” e così il consorzio, assieme ad altri rappresentanti delle Dop italiane, sta cercando di dare una mano “Stiamo provando ad avviare un progetto sia in Italia che all’estero, per aiutare i ristoranti, assieme ad altre Dop italiane, e sensibilizzando ministeri e Governo”. 

Nel frattempo, il consorzio Grana Padano Dop ha messo a budget oltre due milioni di euro per aiutare la ristorazione italiana ed estera “Se ogni consorzio farà il suo, potremo essere di aiuto”.

Germania primo mercato oltre confine

C’è poi il capitolo turismo: il mercato tedesco aveva tra le sue destinazioni estive per eccellenza il Lago di Garda “E’ un po’ il loro mare, dove consumano molto e acquistano molto per poi portare a casa. Ma non sappiamo come sarà quest’anno e quanti arriveranno”.

La Germania è il primo mercato per l’export di Grana Padano: nel 2019 le esportazioni nel paese hanno superato le 500mila forme. Supera del doppio il secondo mercato di riferimento, la Francia, a cui seguono UK, Stati Uniti, Spagna, Canada.

In totale il consorzio Grana Padano esporta il 41% di prodotto,  che nel 2019 si è tradotto in oltre due milioni di forme. E di questi il 25% e oltre è andato in Germania, più di un quarto del totale dell’export”.

La solidarietà di Grana Padano

Il Consorzio Grana Padano è il maggior produttore al mondo come quantità assoluta: si parla di 5 milioni e 100mila forme nel 2019. E la produzione negli ultimi mesi dell’anno era aumentata di circa il 4%. “Una crescita produttiva che al momento stiamo mantenendo – sottolinea Berni – anche per stare vicino ai produttori di latte. Non abbiamo buttato un litro di latte. Ma abbiamo parlato con i soci per rallentare nei prossimi mesi, perchè se scendono i consumi è un problema. È sufficiente perdere un 10% dell’estero, che in termini assoluti è un 4,1%  e si sconquassa il mercato così”.

Nel frattempo l’associazione è impegnata anche in azioni di solidarietà nella lotta contro il Coronavirus: il consiglio di amministrazione del consorzio nel mese di marzo ha deliberato di devolvere 1.000.000 di euro per contribuire a contrastare l’emergenza: 500.000 euro alla Lombardia, 250.000 al Veneto, 150.000 a Piacenza, 50.000 al Trentino e 50.000 al Piemonte, toccando così tutte le aree della zona di produzione della DOP, per l’acquisto di strumentazione sanitaria quale respiratori, tamponi, mascherine.

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