Gavi: quel vino speciale che lega Piemonte e Liguria - InformaCibo

Gavi: quel vino speciale che lega Piemonte e Liguria

Alla scoperta del Gavi Docg, il grande vino bianco piemontese, del suo territorio e delle sue caratteristiche. Idee per un itinerario enogastronomico

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 15/10/2018

Nasce in una “terra di mezzo”, a 30 chilometri dal mare e vicino ai colli dell’Appennino Ligure il Gavi Docg, grande bianco piemontese di un territorio di confine, tra vigneti, boschi, valli e dolci colli.

Un vino antico e longevo tanto quanto la vocazione vitivinicola di queste terre: le prime tracce storiche risalgono a oltre 1000 anni fa, precisamente al 3 giugno 972, in un documento oggi conservato nell’Archivio di Genova dove si parla di affitto di vigne e castagneti a due cittadini di Gavi da parte del Arcivescovo di Genova.

La Docg

La mappa del Gavi (credits Consorzio di Tutela e Valorizzazione Gavi)
La mappa del Gavi (credits Consorzio di Tutela e Valorizzazione Gavi)

Il Gavi Docg è Cortese in purezza, in 5 tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico.
Il disciplinare definisce la zona di produzione in 11 comuni piemontesi: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo e indica come resa massima per ettaro 95 q.li per le tipologie Fermo, Frizzante e Spumante e 65 q.li per la Riserva e la Riserva Spumante. La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 70% e le regole devono essere rispettate per mantenere il marchio di denominazione d’origine Controllata e Garantita.
Le caratteristiche del vino lo fanno apparire nel bicchiere dal giallo paglierino a sfumature più intense con riflessi dorati.
Al naso sentirete diversi profumi: dai fiori bianchi alla vaniglia, dal miele di acacia alla frutta bianca e matura, dalla mandorla dolce alla pesca.
Al palato è fresco, pieno, armonico di grande eleganza e finezza. Nelle tipologie Riserva guadagna in ampiezza di naso, dove alla frutta subentrano interessanti aromi terziari e in bocca è vellutato, rotondo, ricco.
Spesso considerato l’omologo bianco del Barolo, il Grande Bianco Piemontese è figlio di un territorio dalla storia e dalle caratteristiche geologiche e atmosferiche uniche.

Perchè un bianco in Piemonte?

Gavi, vendemmia © Cristian Castelnuovo
Gavi, vendemmia © Cristian Castelnuovo

La presenza di un grande vino bianco in Piemonte, regione famosa per i suoi eccellenti vini rossi, rivela in realtà il forte legame che la terra del Gavi ha sempre avuto con la Repubblica di Genova, dimostrato anche di recente da un’iniziativa del Consorzio di Gavi proprio dedicata a Genova.

I nobili e signori genovesi infatti avevano nelle Terre del Gavi feudi, castelli e dimore di campagna, oggi divenuti mete di attrazione turistica o sedi per cantine vinicole tutte da visitare. La loro cucina però restava a base di pesce, carni magre e verdure. Si sposava quindi perfettamente a un bianco. Nel Gavi c’era già allora il Cortese, vigitno autoctono nobile da cui è nato poi il Gavi.

Perchè si chiama così?

Il Gavi è terra di colline e monti, ma dove già si sente la vicinanza del mare; è terra agricola con vigne che si mescolano a boschi e intatti paesaggi naturali, borghi, castelli e leggende.
La più conosciuta è quella della Principessa Gavia da cui sembra sia derivato il nome del vitigno. La giovane, fuggì dall’ira del padre Clodomiro, Re di Francia, che le negava il suo amore per un cavaliere e arrivò sulle colline piemontesi, dove trovò rifugio dalle truppe francesi e dimora, grazie all’intercessione del Papa. Al borgo che l’accolse si dice che la principessa diede il suo nome così come si narra che la giovane bella e “cortese” abbia ispirato il nome del vitigno che dà origine al Gavi.
L’etichetta, tutelata da un consorzio, attiva costantemente procedure a tutela e sostenibilità dell’ambiente, per esempio collaborando con l’Associazione Aspromiele perché gli interventi fitoterapici in vigna rispettino le api, la cui presenza è la vera indicatrice della salute del territorio.

Itinerari per tutti

Castello di Francavilla Bisio
Castello di Francavilla Bisio

La Via del Vino porta alla scoperta dei produttori e delle Cantine del Gavi DOCG: parte da Gavi, seguendo la strada Lomellina in direzione Nord; sale fino a Novi Ligure e da qui discende verso Sud percorrendo la strada verso Serravalle Scriviam dove c’è il famoso villaggio dello shopping di lusso; poi curva in direzione di Bosio, Parodi e Capriata, toccando via via gli altri Comuni della Denominazione e circoscrivendo così il territorio di produzione del Gavi: un alternarsi di vigneti, colline dolci, boschi e radure ricche di fascino in ogni stagione, da attraversare fermandosi ad ogni svincolo per scoprire le tenute e le aziende agricole.

Dal territorio del Gavi passano anche  la Via Francigena e le Vie del Sale, ideali per trekking e passeggiate, e  ha sempre costituito l’Oltregiogo, ovvero l’entroterra viario e commerciale di Genova con cui mantiene da sempre un legame particolare. Lo testimonia l’attributo “ligure” dei tanti comuni della zona.
Da sempre “soggiorno di campagna” delle famiglie nobili come i Guasco, i Doria, gli Spinola, i Pallavicini, i Grimaldi, il territorio del Gavi conta quasi un castello in ogni comune.

Non è poi raro imbattersi in splendide ville e palazzi, dimore patronali delle riserve di caccia e delle proprietà terriere nobiliari.

Qui il turismo è slow: si pesca nei torrenti Scrivia, Lemme e Orba, si fanno escursioni a piedi o a cavallo, si pratica il trekking e la mountain bike in Val Borbera e in Val Lemme.

Gli amanti del turismo verde vanno alla scoperta del Parco delle Capanne di Marcarolo o dei Laghi del Gorzente e della Lavagnina, mentre gli appassionati di storia indugiano sul sito archeologico di Libarna a Serravalle Scrivia, i cui resti fanno presupporre la presenza – già in epoca preromana – di un importante mercato o centro di scambi commerciali, com’è tutt’oggi questa zona. Il Geo sito internazionale di Carrosio, visitato ogni anno da studiosi e geologi, costituisce una linea convenzionale che testimonia il passaggio Paleogene-Neogene e stabilisce l’esatta età delle rocce: 23,8 milioni di anni.
Per chi ama arte e architettura l’itinerario perfetto è tra i borghi medioevali e i loro centri storici, fino alle colline per visitare i castelli e le antiche dimore signorili dei nobili, oggi spesso riconvertite in cantine vinicole.

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