Fase 2: come sarà la pausa pranzo post Coronavirus?
Tra social distancing e nuove norme di sicurezza, ecco alcune ipotesi per la ripartenza. Voi quale scegliereste?
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 21/04/2020
In queste settimane ne stiamo vedendo di tutti i colori sulla Fase 2 per la ristorazione ai tempi del Coronavirus. Dalla improbabile soluzione dei tavolini al ristorante circondati da barriere di plexiglass all’incognita di come potranno, locali che riuscivano giusto a stare a galla con 40 coperti, farlo ora con la metà di posti a causa del distanziamento di sicurezza.
E che dire per bar, chioschi e altri “luoghi di assembramento” tanto amati dalle pause pranzo? Se sempre più persone torneranno al lavoro non potranno certo affollare bar e locali per un panino e insalatona al volo circondati dalla folla dei lavoratori in pausa come si faceva una volta….
Come sarà la pausa pranzo per i lavoratori durante la fase 2?
Di possibili scenari per bistrot e ristorazione ne abbiamo parlato qualche settimana fa con lo chef stellato Igles Corelli e torneremo a parlarne nella prossima puntata del nostro podcast, Cucine in Quarantena.
Il timore è che alcuni locali, con piccoli spazi e servizio di pasti veloci, potrebbero trovarsi in difficoltà a rispettare distanze di sicurezza e provvedimenti vari. Tra l’allargamento del servizio e gli accessi magari a turno, per i professionisti la pausa pranzo dopo il Coronavirus potrebbe o richiedere più tempo per file e attese, o calcolata in anticipo per “accaparrarsi” un orario per pranzare.
Un’altra soluzione potrebbe essere il delivery, letteralmente esploso durante la quarantena e il lockdown. E se il servizio ha subito un’accelerata in città ma anche in zone di provincia dove prima era impiegato molto meno, resterà da “educare” i ristoratori a forme di pagamento elettronico più efficaci. Dove non arrivano i vari Deliveroo, Glovo o Just Eat, il pagamento digitale è ancora impiegato poco, o solo tramite Pos. Permettere agli utenti forme di pagamento che permettano di ridurre ancora di più il contatto, come Paypal, direttamente da app o tramite servizi come Satispay, potrebbe facilitare ancora di più le cose per i consumatori.
Un’altra soluzione papabile sarà l‘intramontabile schiscetta o il pranzo portato da casa. Con meal prep per preparare prima l’occorrente per le pause pranzo settimanali e ridurre le uscite al supermercato, oppure facendo rifornimento di prodotti confezionati ma di qualità e freschi che permettano varietà, prodotti in atmosfera isolata e prodotti in luoghi di produzione sanificati e sterili, ma anche varietà di sapori e gusti. Insomma, al bando il “solito” panino.
Le mense post Covid-19
Mense e bar presi d’assalto in pausa pranzo probabilmente saranno per ancora molti mesi un lontano ricordo. E’ infatti molto probabile che, in una fase due in cui alcune attività produttive riapriranno, il modo in cui vivremo la pausa pranzo sarà molto diverso.
Esistono già mense aziendali che offrono la possibilità di prenotare il proprio pasto e di pagare con borsellino elettronico gli acquisti. Pasti preparati in centri cottura con metodi di sicurezza all’avanguardia. Resterà da capire come disporre gli spazi in questi casi, in modo che non avvengano “assembramenti” sulle postazioni disponibili per mangiare.
E arrivano nuove formule: Streeteat la startup fondata nel 2015 da Giuseppe Castronovo, nata come un aggregatore di food truck, ha creato Delò, il primo locker che permette, a chiunque lo abbia installato nei propri uffici, di scegliere il piatto che più preferisce, trovandolo in poco tempo nello scomparto assegnatogli.
Il concept, disponibile dal 10 aprile, è la creazione di un locker refrigerato formato da 48 scomparti che possono essere inseriti nei coworking e nelle grandi aziende per offrire al personale non solo un servizio sicuro e comodo, ma anche un’esperienza culinaria in linea con il loro mood del momento.
Voi che metodo scegliereste?
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