Farm to Fork: meno chimica e incentivi al biologico, la strategia della Commissione Ue
Le reazioni in Italia sono positive, quelle del mondo del biologico e ambientalisti, negative da Confagricoltura e Assica. Il commento dell’europarlamentare Paolo De Castro
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 23/05/2020
La Commissione europea ha approvato la Strategia “Farm to Fork” (F2F) [dal campo alla tavola] che caratterizzeranno le politiche dell’Unione in materia di biodiversità e di alimentazione fino al 2030 e che costituiscono elementi chiave del Green Deal europeo.
Le reazioni in Italia sono contrastanti, le associazioni ambientaliste e del biologico italiano guardano fiduciose all’impegno dell’Unione Europea, la Coldiretti vede delle criticità mentre più drastiche sono le critiche che arrivano da Confagricoltura e Assica.
L’europarlamentare, Paolo De Castro, afferma: «Siamo pronti a raccogliere la sfida ambiziosa che ci lancia oggi la Commissione ma…”. Salvatore De Meo: “Strategia ambiziosa, ma non è tutto oro quello che luccica”.
Ecco gli obiettivi principali della strategia sulla sostenibilità con le due comunicazioni su biodiversità e “Farm to Fork”
La Commissione europea punta a raggiungere una quota di almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette, e a trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità. Riduzione del 50% dell’uso dei fitorfarmaci in agricoltura e del 20% dei fertilizzanti, entro il 2030. Taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti e l’acquacoltura e incremento del 25% delle superfici coltivate a biologico, oltre all’ulteriore estensione dell’etichetta d’origine sugli alimenti.
La strategia prevede un finanziamento di 20 miliardi l’anno tra fondi Ue, nazionali e privati. Le comunicazioni, che aprono la strada anche all’utilizzo delle nuove biotecnologie in campo, non sono vincolanti ma indicano le linee guida per futuri atti legislativi da concordare con Consiglio e Parlamento europeo.
Coalizione #CambiamoAgricoltura: ci si avvia verso un sistema agro-alimentare più sostenibile
La Coalizione #CambiamoAgricoltura plaude all’iniziativa della Commissione UE per avviare la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile. Adesso è necessario concentrare gli sforzi sugli strumenti per la sua concreta applicazione, a partire dalla riforma della Politica Agricola Comune post 2020.
Il documento “A Farm to Fork Strategy” è il primo vero tentativo di politica agroalimentare integrata, un fatto positivo perché si colloca, giustamente, al centro del Green Deal accogliendo il principio che alimentazione, ambiente, salute e agricoltura sono materie strettamente connesse. Il documento, con approccio certamente innovativo, dichiara che “i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta” e che “la sostenibilità deve ora diventare l’obiettivo chiave da raggiungere”.
Dalla coalizione #CambiamoAgricoltura arriva un riferimento alla PAC: “Le ambizioni della Farm to Fork saranno praticabili solo con una energica revisione della PAC per incidere sui sussidi perversi che oggi premiano la sovrapproduzione degli allevamenti intensivi e delle grandi superfici a monocoltura” affermano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura.
Presidente della Coldiretti Ettore Prandini: non mancano le criticità
Positivo anche la Coldiretti: il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, afferma che «l’estensione dell’obbligo di etichette con l’indicazione dell’origine degli alimenti è una vittoria per 1,1 milioni di cittadini europei che hanno firmato l’iniziativa dei cittadini europei promossa dalla Coldiretti ed altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea» ma, ha sottolineato Prandini, non mancano le criticità nella strategia che «presenta preoccupanti zone d’ombra nei fuorvianti bollini nutriscore e nei pregiudizi sui consumi di carne e sugli allevamenti».
Nicola Levoni, presidente di Assica critica la strategia “Farm to Fork”
Delusione e rammarico per aver perso un’occasione sono i sentimenti del Presidente di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, Nicola Levoni.
“Siamo pronti a impegnarci in una strategia di sviluppo sostenibile che valorizzi ed aiuti a crescere il nostro settore, in una vera e propria “Politica Alimentare Comune”, e invece ci troviamo una lista di accuse da cui difenderci, obblighi da rispettare con prospettive commerciali per il futuro incerte. Nel testo approvato rileviamo una contrapposizione diffusa tra prodotti di origine animale e prodotti di origine vegetale. Cattivi o quantomeno sospetti i primi, buoni ed esenti da difetti o impatti ambientali i secondi. Avremmo preferito un approccio più equilibrato da parte della Commissione europea. Ci saremmo aspettati fosse stata più obiettiva, che nel testo fosse quantomeno considerato che una dieta equilibrata dovrebbe includere tutti gli alimenti” ha affermato il Presidente di Assica, Nicola Levoni. “In tema di etichettatura d’origine, da anni il nostro settore chiede un regime armonizzato UE, che soddisfi la richiesta di informazioni per tutti i consumatori europei e garantisca la competitività delle aziende. Ci fa piacere che la Commissione lo proponga e ci auguriamo che la regola sia imposta a tutti i settori oltre che a tutti gli Stati Membri e che quindi anche i consumatori vegani e vegetariani abbiamo il diritto di conoscere, per esempio, l’origine dei milioni di tonnellate di materie prime di origine vegetale che l’UE importa ogni anno. C’è poi la questione dell’etichettatura nutrizionale fronte pacco che, a differenza di quanto dichiarato da alcuni Commissari pochissimi giorni fa, sarà obbligatoria. Ancora non sappiamo, però, che sistema sarà. Speriamo sia un sistema informativo che non implichi una classificazione degli alimenti, che per quanto si cerchi di avvalorare scientificamente non può ridursi alla mera applicazione di un algoritmo matematico ed infine, ma non meno importante, che non si presti a strumentalizzazioni commerciali. Non dovrebbe infatti obbligare le nostre aziende a modificare le loro ricette tradizionali, che non possono essere aggirate o messe in pericolo da schemi astuti il cui obiettivo reale, nascosto dietro all’informazione dei consumatori, è ottenere vantaggi competitivi impropri minando aspetti difficili da copiare o imitare come la tradizione e la cultura. Ci preoccupa inoltre il piano d’azione allegato alla strategia. Un susseguirsi di scadenze rispetto alle quali saranno fissati nuovi obblighi per le aziende: solo entro il 2021, un codice di condotta, la riformulazione (impossibile cambiare le ricette dei nostri salumi tipici), imposizione di limiti massimi di alcuni nutrienti (la riduzione del sale nei nostri prosciutti è già arrivata al limite) criteri di sostenibilità. Poi nel 2022 avremo i profili nutrizionali, la revisione della direttiva sui materiali a contatto con gli alimenti; etichettatura nutrizionale fronte pacco obbligatoria; indicazione d’origine obbligatoria”, ha concluso Levoni.
Confagricoltura: Le proposte dell’ Ue penalizzano il potenziale produttivo dell’agricoltura
Negativo anche il giudizio di Confagricoltura. «Le proposte della Commissione penalizzano il potenziale produttivo dell’agricoltura e del sistema agroalimentare europeo. È una prospettiva che non condividiamo, anche perché aumenterebbero le importazioni da Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose – ha detto il presidente dell’organizzazione, Massimiliano Giansanti –. Nel contesto dell’emergenza sanitaria in atto l’agricoltura e il sistema agroalimentare sono stati considerati alla stregua di attività essenziali, anche dalla Commissione Ue. I prodotti destinati all’alimentazione hanno una valenza pubblica che, in futuro, non dovrà essere sottovalutata e sacrificata».
AssoBio sollecita la Commissione Europea per la definitiva approvazione della legge sul bio in Italia
“Esprimiamo il nostro plauso per le positive sollecitazioni della Commissione Europea e come Assobio continueremo la nostra battaglia in modo ancor più deciso per la definitiva approvazione della legge sul bio già varata alla Camera dei deputati e ancora assurdamente bloccata al Senato da sciocchi e “imbarazzanti” giochi di palazzo. – afferma Roberto Zanoni, Presidente di Assobio – Impedire l’approvazione di questa legge significa voler attaccarsi a vecchie logiche e frenare un essenziale cambiamento, già percepito e richiesto dalla popolazione, relativamente alla salute delle persone e dell’ambiente la cui connessione è stata resa palese anche dalla presente pandemia”.
Monito di Paolo De Castro: pronti a raccogliere la sfida ma non a qualunque prezzo, No al Nutriscore
Dal fronte dell’Europarlamento è arrivato il monito di Paolo De Castro: «Siamo pronti a raccogliere la sfida ambiziosa che ci lancia oggi la Commissione – ha detto il coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – ma non a qualunque prezzo. È l’inizio di un percorso che deve portare a un patto fiduciario tra produttori e consumatori europei basato sulla qualità, la trasparenza e sicurezza dei processi produttivi e dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole.
Siamo molto preoccupati – ha aggiunto De Castro – che gli obiettivi di riduzione dell’utilizzo di input produttivi, possano pregiudicare la capacità produttiva dei nostri agricoltori: ogni vincolo dovrà essere accompagnato dalla messa a disposizione di strumenti alternativi, e in questo senso l’aperura della Commissione alle nuove biotecnologie sostenibili per l’evoluzione assistita delle piante ci fa ben sperare. Non ultimo – tiene a sottolineare De Castro – ci aspettiamo che gli annunci in merito all’indicazione d’origine si concretizzino in un obbligo europeo per tutti i prodotti agroalimentari, così come l’obiettivo di armonizzare i sistemi di etichettatura nutrizionale sia basato su rigorose analisi scientifiche e non porti a semplificazioni inaccettabili come il Nutriscore, che discriminerebbero le nostre produzioni senza informare correttamente i consumatori e prendere in debita considerazione l’importanza di diete varie e bilanciate”.
“L’Italia è da sempre all’avanguardia su molti dei target di sostenibilità identificati dalla strategia: ora dobbiamo lavorare – conclude De Castro – per salvaguardare gli sforzi fatti in questi anni e rafforzarli ulteriormente, in modo da sbarrare il passo all’import di prodotti da Paesi terzi che impongono standard molto meno ambiziosi dal punto di vista economico, ambientale e sociale”.
Salvatore De Meo, membro effettivo della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo: “Strategia ambiziosa, ma non è tutto oro quello che luccica”
«Si tratta di una sfida molto ambiziosa – dichiara Salvatore De Meo, membro effettivo della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo – che ha come principio fondante quello di innalzare il livello di sicurezza alimentare attraverso la salute e il benessere degli animali e delle piante, basandosi su un percorso “privilegiato” dalla fattoria alla tavola. Ciò nonostante esprimo qualche perplessità su come si intenda concretamente attuare questa strategia e sull’impatto che possa avere in agricoltura, ma soprattutto per il fatto che la sua realizzazione coincide con un momento di emergenza economica, dovuta alla pandemia, nel quale non tutte le aziende potrebbero essere pronte a questo cambio di passo sostanziale. In questo scenario c’è il forte rischio che il perseguimento degli obiettivi della strategia diventi un nuovo onere non sostenibile per le nostre produzioni a vantaggio di quelle dei Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose, i cui prodotti trovano spesso, alle frontiere Europee, punti deboli nei quali insinuarsi. Inoltre credo che alcuni convinti sostenitori della strategia “farm to fork” non debbano presentarla come unica ed immediata alternativa all’attuale agricoltura spesso evidenziata come “male assoluto”.
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