Export vini di Romagna: giro d’affari da 151 milioni di euro
Destinazioni top: Germania, Usa e Regno Unito. Dati e trend presentati a Forlì al "Wine Marketing 2018"
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 12/11/2018
L’export del vino romagnolo nel mondo va bene, ma potrebbe andare meglio.
Negli ultimi 5 anni la Svezia ha incrementato del 182% il valore degli acquisti di bottiglie dalla Romagna e gli Usa del 173%. Seguono Spagna (+ 87%), Cina (+ 86%), Giappone (+ 37%), Regno Unito (+ 23%) e Canada (+ 13%).
Le stime di Nomisma Wine Monitor evidenziano un export delle cantine della Romagna per circa 151 milioni di euro di vino nel 2017, così distribuito: in Germania il 29,5%, negli Usa il 23%, nel Regno Unito il 10,1% e in Francia il 5,6%. A ruota: Cina (4,3%), Canada (3,8%), Giappone (3,2%) Spagna (3,1%) e Russia (2,3%).
Nel primo semestre 2018 non mancano andamenti in controtendenza rispetto all’export del vino italiano: crescono del +54% le etichette di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini in Polonia, dove il vino italiano segna un +21%; del + 46% in Svizzera contro il + 12% del nazionale; del + 31% nel Regno Unito contro una flessione pari al -2% del vino made in Italy. Tuttavia, i balzi in controtendenza si riferiscono ai quei mercati che rappresentano solo il 12% dell’export romagnolo. E appare preoccupante la flessione registrata nell’export verso la Germania (-7%).
È questa la fotografia scattata da Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma, alla presentazione forlivese, 12 novembre 2018, del volume “Wine marketing 2018″ di Nomisma Wine Monitor su scenari, mercati internazionali e competitività del vino italiano.
Denis Pantini, “metà dell’export di vino romagnolo finisce in Germania e Stati Uniti”
«Più della metà dell’export di vino romagnolo finisce in Germania e Stati Uniti, due mercati che attualmente figurano agli antipodi come trend di consumo: mentre i tedeschi stanno rallentando negli acquisti di vini esteri riscoprendo quelli locali, gli Stati Uniti presentano ancora forti potenzialità di crescita, privilegiando vini biologici, da vitigni autoctoni e, in questo particolare momento, sparkling e rosè», ha dichiarato Pantini.
«Un prodotto senza una forte connotazione territoriale, per quanto buono esso sia, è un prodotto meno appetibile – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, Carlo Carli -. Puntiamo a valorizzare la qualità e l’eccellenza del settore e del nostro territorio, perché crediamo che solo attraverso la crescita di tutti gli attori del comparto vitivinicolo si possa ottenere un beneficio generalizzato. In questo senso cogliamo l’occasione per sottoporre all’attenzione della politica locale l’esigenza di collaborare con il mondo agricolo per una valorizzazione del territorio, depurata di qualsiasi ideologia o campanilismo».
Dello stesso avviso è il vicepresidente Alberto Mazzoni che puntualizza: «Serve una politica che sappia essere collante tra il mondo imprenditoriale e associazionistico, e che ponga in essere gli strumenti necessari per accrescere l’attrattiva sul territorio e preservare il patrimonio paesaggistico. Occorre una strategia volta a contrastare il fenomeno dell’incuria e dell’abbandono, cioè che valorizzi le bellezze della Romagna».
Durante la tavola rotonda “Export vini della Romagna #territorio #osare #investire”, moderata dalla giornalista e sommelier Master class, Adua Villa, la parola è passata agli imprenditori e ai gruppi cooperativi di successo: SimonPietro Felice (Caviro); Federico Facciani (La Castellana); Alfeo Martini (Mondo del Vino); Maximilian Girardi (Tenuta Diavoletto) ed Enrico Drei Donà (Drei Donà Tenuta La Palazza).
Al talk hanno partecipato anche Giordano Zinzani, presidente del Consorzio Vini di Romagna e Alberto Mazzoni, vicepresidente Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini.
L’evento è stato organizzato dalla Confagricoltura di Forlì-Cesena e di Rimini in collaborazione con Nomisma, Enoteca Regionale Emilia-Romagna, Consorzio Vini di Romagna, Strada dei vini e dei sapori dei colli di Forlì e Cesena e Banca Credito Cooperativo ravennate, forlivese e imolese.
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