Dino Scanavino nuovo presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori - InformaCibo

Dino Scanavino nuovo presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori

di Informacibo

Ultima Modifica: 27/02/2014

Roma 27 febbraio 2014. Dino Scanavino è il nuovo presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori. Imprenditore vitivinicolo e vivaistico di Calamandrana, nell'Astigiano, 53 anni, è stato eletto dall'Assemblea elettiva, riunita a Roma presso l'Auditorium della Tecnica e composta da 436 delegati, in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti dell'organizzazione in tutta Italia.

Scanavino, già vicepresidente nazionale dal 2010 nonché presidente della Cia di Asti dal 2002, sarà alla guida della Confederazione per i prossimi quattro anni e rappresenta il passaggio finale e definitivo da una governance mista composta da agricoltori e funzionari confederali a una tutta di agricoltori, come sancito dal nuovo Statuto. Succede a Giuseppe Politi, che è stato al vertice dell'organizzazione per gli ultimi dieci anni.

"Oggi i cittadini, agricoltori compresi, non si sentono rappresentati dalla politica – ha detto il neo presidente della Cia – e quindi è assolutamente necessaria quella che io chiamo una intermediazione buona tra gli interessi dei cittadini agricoltori e quelli della nazione, per curare il disagio che c'è
nel Paese".

Giuseppe Politi lascia la presidenza dopo 10 anni

Roma, 26 febbraio 2014. "Negli ultimi dieci anni e' mancata una vera politica per l'agricoltura. Non c'e' stata una strategia mirata. E' venuto meno un disegno organico che coinvolgesse tutto il sistema agricolo-alimentare. Si e' pensato unicamente al contingente, a superare quella o quell'altra emergenza. Mai si e' capito che era tempo di ridisegnare uno scenario nuovo per il settore".

Così, il Presidente uscente della Cia, Giuseppe Politi, all'Assemblea elettiva della sua organizzazione, in corso a Roma, tracciando un bilancio delle ultime vicende politiche ed istituzionali, con la nascita del nuovo Governo e dei riflessi sul settore agroalimentare.

E in attesa del suo successore che sarà eletto domani,  Politi ha detto: "Sarà la storia a dire se lascio un'organizzazione migliore o peggiore di quando l'ho presa".
"Guardiamo – ha detto ancora Politi – con attenzione all'evolversi della situazione politica e agli scenari nuovi che saranno determinati con il governo presieduto da Matteo Renzi". "Quello che ci preme e' che l'agricoltura abbia una nuova e piu' incisiva considerazione. Alle forze politiche -ha spiegato Politi – e soprattutto al nuovo governo diciamo fin da adesso che le strategie economiche e sociali devono puntare anche sul settore primario e far si' che esso sia messo nelle opportune condizioni per crescere in maniera equilibrata e uscire da quella crisi strisciante che ormai lo attanaglia da alcuni anni. E questo oggi suona come un imperativo categorico. Una scelta nevralgica dalla quale non si puo' prescindere".

"E' possibile immaginare – ha proseguito Politi – una nuova agricoltura solo all'interno di un nuovo contesto economico territoriale. In questo, l'innovazione si presenta con caratteristiche nuove: essa e' un processo continuo e rapidamente si deteriora, poiche' i mutamenti tecnologici ed economici a livello mondiale sono rapidi; richiede competenze informatiche e tecnologiche avanzate; e' parte integrante del sistema economico di un territorio; e' flessibile e puo' essere adattata a diversi settori produttivi; e' un'esigenza comune a tutti i settori produttivi, in particolare a quelli piu' maturi che costituiscono l'ossatura dell'economia e del "made in Italy" nel mondo".

I processi di innovazione richiedono "un approccio intersettoriale: questa potrebbe essere la chiave di lettura di una nuova tipologia di distretto non piu' caratterizzato dalla produzione di un prodotto specifico, come finora e' avvenuto, ma dalla relazione intersettoriale tra imprese che operano in uno stesso territorio".

Dieci anni di crisi e l'assenza di una strategia organica da parte di Governi, Parlamento e Regioni
"Le aziende agricole hanno, pesantemente pagato gli effetti della crisi. Nei dieci anni trascorsi, ha ricordato il Presidente uscente della Cia – la produzione agricola in Italia e' aumentata (a valori correnti) del 3 per cento. Un dato peggiore rispetto a quello dell'Ue 27 nel suo complesso che aumenta la produzione del 17,5 per cento". Dieci anni di crisi e l'assenza di una strategia organica da parte di Governi, Parlamento e Regioni (la Pac e' stata, in tutti questi anni, "la" politica agricola nazionale sia come indirizzi sia come risorse) hanno avuto effetti gravi sull'agricoltura e sulle imprese agricole. Valgono pochi,ha aggiunto, ma significativi dati: dal 2004, come detto, la produzione agricola aumenta del 3%, ma solo per effetto dell'andamento dei prezzi, perche' in volume, la produzione perde quasi l'11%.

Riferendosi ad Agrinsieme Politi ha sottolineato che "rappresenta un fattore di discontinuita' rispetto alle logiche della frammentazione del mondo della rappresentanza degli interessi in Italia. Il secondo motivo e' che si costituisce un soggetto ancora piu' autonomo, fortemente radicato nel sistema delle imprese agricole e agroalimentari che non cancella le storie, le sensibilita', ma intende integrarle.

Il terzo motivo e' che per la prima volta anche in Italia il mondo agricolo non si contrappone, ma costruisce un progetto insieme con il mondo della cooperazione agroalimentare".
La Confederazione italiana agricoltori lancia un appello al premier Matteo Renzi, chiedendo al governo di aprire subito "una nuova stagione" anche per l'agricoltura e l'agroalimentare.

L'intervento del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina
La Pac, il mediterraneo e l'Expo. Questi alcuni dei temi su cui occorre una "visione", una vera e propria "strategia" sapendo che l'agricoltura è un settore "formidabile per le potenzialità incredibili che ha, ben oltre i suoi limiti su cui comunque dobbiamo lavorare". Questi i tempi al centro dell'intervento del neo ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina.

Per Martina "è arrivato il tempo di un grande appuntamento nazionale, pubblico, esplicito, anche andando oltre gli addetti ai lavori", un tema che coinvolge tutti, senza esclusioni. "Sulla Pac – ha sottolineato il ministro – occorre un rafforzamento immediato del lavoro con le Regioni. Giovedì ci sarà un incontro" e confronti ci saranno "con le organizzazioni e le commissioni parlamentari. Occorre tornare a fare strategia", ha ribadito.

Martina ha invitato anche a "riflettere sulla strategicità del fronte mediterraneo per un Paese come questo" che non può restringere i confini della questione "solo a qualche territorio che si affaccia su quel mare" ma deve divenire un "grande tema nazionale, un grande tema geopolitico che definisce il senso dell'Italia dentro uno schema più complessivo".

Infine l'Expo, con il neo ministro Martina che ha mantenuto il ruolo di coordinamento delle attività di Expo 2015 avuto nel governo Letta: "sono stati fatti passi avanti – ha rivendicato – nelle prossime settimane perfezioneremo questo lavoro. Mi batterò fino a quando questo appuntamento non chiuderà i battenti perché deve essere chiaro che deve essere uno strumento" per l'Italia, "una visione di quello che vuoi essere da qui a qualche anno".

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Capo Redattore