Crisi Mar Rosso: a rischio l’esportazione di conserve italiane
di Oriana Davini
Ultima Modifica: 29/01/2024
Un rischio per tutto l’export italiano e in particolare quello agroalimentare: la situazione critica nell’area del Mar Rosso, e quel che sta accadendo nel canale di Suez con gli attacchi Houthi, ha e avrà conseguenze negative per le esportazioni made in Italy, il 90% delle quali avviene via nave.
A lanciare l’allarme in questi giorni sono diverse aziende e associazioni di categorie, preoccupate per lo scenario che va delineandosi. Tra queste c’è anche Anicav – Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo.
L’export italiano di conserve di pomodoro
Il comparto italiano delle conserve di pomodoro è da sempre molto orientato all’esportazione: il 60% delle produzioni, infatti, è destinato a oltrepassare i confini nazionali, raggiungendo mercati anche molto lontani come Asia e Oceania. Tradotto in cifre, si tratta di circa 380 milioni di euro di esportazioni, il 13,5% del totale dell’export.
Va da sé che le tensioni nel canale di Suez rischiano di incidere molto seriamente sui flussi commerciali, soprattutto per l’aumento del costo dei noli.
“I mercati di Asia e Oceania, come Giappone e Australia, rappresentano uno sbocco commerciale fondamentale – spiega Giovanni de Angelis, direttore generale di Anicav -. L’aumento del costo dei noli, generato dal contesto, va monitorato con grande attenzione perché potrebbe incidere sulla competitività delle nostre aziende all’estero”.
Non solo: l’attuale situazione, con la ridotta disponibilità di navi e container, influisce anche su altre rotte facendo aumentare il costo dei noli. “A questo si aggiunga anche l’impatto sugli approvvigionamenti di materia prima e semilavorati, principalmente packaging metallico, che arrivano dal Far East”.
Il comparto del pomodoro da industria
Il comparto del pomodoro da industria rappresenta la principale filiera italiana dell’ortofrutta trasformata. Ha un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro (dati aggiornati al 2023) e impiega circa 10mila lavoratori fissi e oltre 25mila stagionali, ai quali si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto.
L’Italia è il terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo Stati Uniti e Cina ed è il primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale. La Penisola rappresenta il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo.
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