Convegno “50 anni di qualità e bellezza nei territori” a Vinitaly domenica 7 aprile
di Informacibo
Ultima Modifica: 04/04/2013
Nel 2013 si celebra il Cinquantenario della approvazione della prima legge di tutela delle Denominazioni di Origine dei vini italiani. Tra le iniziative programmate dall’Associazione Nazionale Città del Vino c’è il convegno dal titolo “50 anni di qualità e bellezza nei territori” che si terrà in occasione del Vinitaly il 7 aprile, alle ore 12:45 presso la Sala Salieri della Fiera di Verona.
Il convegno, realizzato assieme a Coldiretti, propone una riflessione sul valore delvino oggi che riguarda anche le dimensioni economica, imprenditoriale, sociale, ambientale e territoriale. Sarà presente il Ministro per le politiche agricole Mario Catania. Modera l’incontro Stefano Masini responsabile area ambiente e territorio di Coldiretti.
Il convengo sarà aperto da Pietro Iadanza, presidente nazionale delle Città del Vino, al quale seguiranno gli interventi di Silvio Menghini, Università di Firenze, che interverrà sul tema “Numeri del vino. Vino e qualità territoriale“. Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino parlerà di “Qualità che crea legalità. Nuova economia e welfare“. “Vino e sviluppo territoriale: le opportunità di lavoro” è il tema al centro della relazione di Cristina Mottironi, Università Bocconi di Milano.
Seguiranno le testimonianze di alcuni giovani imprenditori ed ex amministratori pubblici, “Sindaci pionieri” nella valorizzazione territoriale legata al vino: i “giovani” sono Francesco Molinari, delegato Giovani Impresa Coldiretti Siena, e Riccardo Fioravante, delegato Giovani Impresa Coldiretti Verona. Gli ex amministratori sono Ilio Raffaelli, già primo cittadino di Montalcino all’epoca della nascita della denominazione legata al Brunello, e Riccardo Fioravante primo presidente del Consorzio del Soave.
Il convegno sarà concluso da Sergio Marini, presidente nazionale Coldiretti.
“50 ANNI DI QUALITÀ E BELLEZZA NEI TERRITORI”
Esposizione delle prime bottiglie etichettate come Doc
CONVEGNO CITTA’ DEL VINO E COLDIRETTI
DOMENICA 7 APRILE
ORE 12,15
Veronafiere, Verona
Centrocongressi Europa – Sala Salieri
Interventi:
Pietro Iadanza, presidente Città del Vino
Gian Carlo Caselli, procuratore della Repubblica al Tribunale di Torino
Silvio Menghini, Università di Firenze
Cristina Mottironi, Università Bocconi di Milano
Sergio Marini, presidente Coldiretti
Testimonianze:
Francesco Molinari, delegato Giovani Impresa Coldiretti Siena
Riccardo Fioravante, delegato Giovani Impresa Coldiretti Verona
Ilio Raffaeli, ex sindaco di Montalcino
Bruno Marchioni, primo presidente del Consorzio del Soave
Modera:
Stefano Masini, responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti
Con la partecipazione di Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
L’Associazione nazionale Città del Vino ha voluto celebrare il cinquantesimo anniversario delle Doc con la pubblicazione di un volume che racconta le prime 50 Doc italiane, abbinate a prodotti e piatti della tradizione locale.
“DOC&DOP – 1963-2013, cinquant’anni di qualità”, edito da Civin srl con la collaborazione di SaperiSapori&Gustolandia di Progetto WebFl@vors, che verrà presentato al Vinitaly 2013, il giorno 7 aprile alle ore 12:15, presso la Sala Salieri, in occasione del convegno organizzato in collaborazione con Coldiretti dal titolo “50 anni di qualità e bellezza nei territori”.
Progetto WebFl@vors, già partner di Civin nel progetto editoriale “Un’Itàlia, 150 piatti 150 vini 150 territori”, ha dato un prezioso contributo alla messa a punto dei testi e della cronologia dei primi cinquanta vini italiani a cui è stata riconosciuta la Doc, avendo come punto di riferimento la data del relativo decreto istitutivo. Ad ogni vino è stato abbinato sia un prodotto agroalimentare rigorosamente scelto tra quelli fregiati dalla Denominazione di Origine Protetta sia un piatto tipico, entrambi appartenenti alla stessa regione o provincia, avendo cura di offrire un ventaglio il più possibile variato di tipologie di preparazioni culinarie. L’introduzione è firmata da uno dei nostri più prestigiosi e attivi Ambasciatori, tra i massimi esperti di viticoltura mondiale: il professor Mario Fregoni, che è stato presidente del Comitato Nazionale Vini Doc ed estensore della legge 164/92.
“Questa ricorrenza rappresenta un importante momento di riflessione sul ruolo delle denominazioni di origine ieri, oggi e domani, oltre ad offrire l’occasione di festeggiare vini e luoghi che hanno fatto la storia della nostra enologia” sottolinea Pietro Iadanza, Presidente dell’Associazione nazionale Città del Vino – “E l’Associazione ha voluto così rendere omaggio alle città sue associate che, in gran numero sono legate ai disciplinari delle denominazioni ‘storiche’”.
Dall’8 aprile il volume sarà in vendita online all’indirizzo www.terredelvino.net/it/editoria
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Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri
Verso Vinitaly 2013. I cinesi adorano le griffe, e anche nel vino ricercano l’idea di status symbol e lusso: insomma, Brunello di Montalcino e Barolo come Valentino e Prada. I brasiliani amano sperimentare nuove etichette, mentre i russi sono disposti a spendere grosse cifre. È questo l’identikit, stilato da Winenews.it, dei nuovi consumatori mondiali, potenziali mercati di riferimento del futuro per il vino Made in Italy, di cui si parlerà a Vinitaly di scena a Verona dal 7 al 10 aprile.
Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri. In Europa, si è stabilizzato sui livelli del 2011, ma è fuori dai confini europei che il trend è positivo: negli Stati Uniti si dovrebbero raggiungere i 29 milioni di ettolitri (+5%), mentre la Cina ha registrato una crescita dei consumi pari al 9 per cento.
Si tratta ancora di consumi lontani da quelli europei, infatti agli oltre 37 litri italiani si contrappongono il litro scarso dei cinesi, i pochi centilitri degli indiani, il litro abbondante dei brasiliani o i circa 10 litri dei russi, ma in crescita continua. Si tratta comunque di dati spalmati su tutta la popolazione, la maggior parte della quale non beve vino. Nelle città di consumo, quelle principali e più ricche, dove si concentra chi beve vino, i consumi pro capite, infatti, si avvicinano a quelli di altri paesi consumatori.
Se è vero che le nuove potenze mondiali, i cosiddetti Paesi BRIC, rappresentano un bacino potenziale di miliardi di consumatori, è altrettanto vero che non è facile entrare in questi mercati, sia perché in alcuni casi si tratta di Paesi in cui il vino non fa parte della tradizione alimentare, sia perché il Made in Italy si deve scontrare con competitor internazionali particolarmente agguerriti.
A partire dalla Cina, uno dei mercati più promettenti e difficili al mondo. Qui il consumatore, nella grande maggioranza dei casi, è completamente estraneo, dal punto di vista storico e culturale, al consumo di vino. Sono relativamente pochi anni che il vino è approdato in Cina, ed è destinato, per il momento, ad una piccola nicchia di nuovi ricchi, che ricercano uno status symbol di appartenenza allo stile di vita occidentale. È invece faticoso far entrare il consumo di vino nelle abitudini della classe media cinese, molto conservatrice. Su un punto tutti i produttori italiani che stanno lavorando con la Cina sono concordi: i tempi di reazione al vino, quello italiano in particolare, sono lenti, perché i vini-icona sono soprattutto quelli francesi, presenti in Cina da oltre vent’anni, mentre le nostre etichette devono ancora accreditarsi definitivamente in questo senso. E ci vuole il Sistema Italia a dare una mano, come ha fatto la Francia per i suoi produttori.
Diverso il caso della Russia: il consumatore di vini italiani appartiene ad un target medio-alto e cosmopolita, residente in prevalenza nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo, e abituato a viaggiare, spesso in Italia. Anche per i russi le nostre etichette rappresentano uno status symbol, legato al lifestyle italiano. Grazie a frequentazioni assidue del nostro Paese, conoscono sempre più le denominazioni e i terroir di casa nostra e, anche se sono disposti a spendere grandi cifre, lo fanno sempre più con cognizione di causa: amano sfoggiare, quindi, ma non sono disponibili a farsi ingannare.
In Brasile, invece, l’interesse per il vino sta crescendo lentamente, ma con costanza: qui le bevande tradizionali sono infatti la birra e la cachaça, rispettivamente con 54 litri e 11 litri pro capite annui, mentre il vino si attesta sui 2,5 litri a persona. Il Brasile, essendo anche produttore, sta promuovendo azioni interne per incrementare il consumo responsabile di vino. Qui a bere vino sono sicuramente la nicchia dei più abbienti, ma anche la nuova classe media, che prima non esisteva e che oggi è sempre più informata e preparata. Rimane invece totalmente estranea al consumo di vino la grande massa della popolazione. Il vino italiano – l’Italia è il quarto esportatore in Brasile, con una quota di mercato del 14 per cento circa – gode di un’immagine privilegiata tra i consumatori brasiliani, anche per la vicinanza culturale con l’Italia, grazie ai molti immigrati provenienti dal nostro Paese. Il vino toscano fa la parte del leone, in particolare il Chianti, ma sono molto diffusi anche Prosecco e Lambrusco. Resta una criticità il pesante sistema di dazi che rende il mercato verdeoro tra più cari al mondo.
Infine, l’India: un mercato che si è appena aperto al vino, e in cui il target dei consumatori è in espansione, anche se ancora di nicchia, soprattutto a causa di un elevatissimo sistema di tassazione che seleziona i potenziali acquirenti, appartenenti ad una classe economica di livello molto alto. Anche qui il vino si ordina e si beve soprattutto nei ristoranti e negli hotel di lusso, ma grazie alla lunga tradizione coloniale di stampo anglosassone le abitudini occidentali sono, rispetto alla Cina, molto più diffuse ed accettate.
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