Conad, il rilancio dell’uva da tavola passa da Taranto - InformaCibo

Conad, il rilancio dell’uva da tavola passa da Taranto

Il Grande Viaggio di Conad tra le filiere si ferma nel capoluogo ionico e incontra i protagonisti del territorio, per presentare due indagini dell’istituto di ricerca Aaster

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 05/10/2019

Le ricerche del Grande Viaggio: la filiera dell’uva da tavola, che ha a Taranto uno dei suoi principali luoghi di produzione, e la città pugliese, alla ricerca di un’identità oltre l’Ilva. Valorizzare l’agroalimentare ionico può diventare parte del progetto di rinascita della città

L’11,4 per cento dell’uva da tavola che viaggia nel mondo è italiana, il nostro è il secondo Paese esportatore dopo il Cile, davanti a Usa e Sudafrica.

L’uva è uno degli ambasciatori dell’agroalimentare made in Italy, il secondo prodotto ortofrutticolo più esportato dopo le mele: nel 2018 abbiamo prodotto 1,06 milioni di tonnellate di frutti, coltivati su una superficie agricola di 46mila ettari, per un valore che oscilla tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro di euro, di cui circa il 45 per cento destinato ai mercati esteri.

È in Puglia, più precisamente nelle province di Taranto, Bari e Barletta-Andria-Trani che si trova il cuore produttivo del comparto. Dalla regione proviene il 60 per cento della produzione nazionale (la Sicilia è seconda con il 35 per cento), e nonostante il calo della produzione del 30 per cento avvertito negli ultimi dieci anni, l’area vanta tassi di resa soddisfacenti, con punte di 300 quintali per ettaro a Taranto. Tra i tre capoluoghi pugliesi dove si produce il frutto è Taranto, scelta come prima tappa autunnale del Grande Viaggio Insieme 2019, la città il cui futuro appare più legato agli sviluppi del comparto e in generale di tutto il settore agroalimentare.

Per tutti, da sempre la città dell’Italsider prima, dell’llva poi, Taranto sta cercando con difficoltà di sopravvivere alle macerie del sogno industriale, alla ricerca di una identità che vada “oltre” il polo siderurgico. È però sufficiente uscire dai confini cittadini per accorgersi che il territorio circostante continua a mantenere una forte connotazione agricola, con circa il 20 per cento degli occupati impiegato in agricoltura. Lo sviluppo e il potenziamento delle filiere agroalimentari legate al territorio può diventare dunque uno degli asset di sviluppo dell’economia locale e dell’area ionica, assieme a turismo e cultura, se gli attori sapranno valorizzare adeguatamente il comparto, creare sinergie e sfruttare le opportunità offerte dalle infrastrutture esistenti, porto in primis.

Questi i temi che sono stati discussi nel corso dell’incontro che si è svolto ieri al Castello Aragonese, dal titolo Dialoghi con le meraviglie del nostro Paese, uno degli eventi della tappa tarantina del Grande Viaggio Insieme, dal 3 al 5 ottobre, che punta quest’anno i riflettori sul tema delle filiere agroalimentari.

In occasione della sosta pugliese Conad ha affidato all’istituto di ricerca Aaster il compito di realizzare due studi socio-economici, sul comparto dell’uva da tavola e sulla comunità di Taranto. Entrambi i lavori sono stati  presentati nel corso dell’incontro, dove si sono alternati contributi e testimonianze di diversa natura, dando vita a due dibattiti, entrambi moderati dalla giornalista Marianna Aprile, alla presenza di Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, e di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. Dopo i saluti di Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto, si è dato inizio alla tavola rotonda sulla città, a cui sono intervenuti  Eva Degl’Innocenti, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Taranto MArTA, Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia con delega all’Agricoltura, Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, don Francesco Mitidieri, presidente dell’associazione “Noi e Voi” e parroco della parrocchia “Corpus Domini” del quartiere Paolo IV di Taranto, Carmelo Rollo, presidente Legacoop di Puglia, l’ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello, comandante del Comando Marittimo Sud.

La seconda parte del dibattito, dedicata ad approfondire il tema della filiera dell’uva da tavola, ha visto protagonisti protagonisti Vincenzo Cesareo, presidente e amministratore delegato di  Agromed Srl S.B., Nicola Giuliano, imprenditore dell’organizzazione di produttori (Op) Giuliano Puglia Fruit, Lucia La Penna, segretaria generale Flai-Cgil della provincia di Taranto, Luca Lazzaro, presidente di Confagricoltura Puglia,  Giuseppe Savino, ideatore della startup rurale  VàZapp’ e presidente dell’associazione Terra Promessa e cooperativa “Terra Terra”.

Erano presenti anche i rappresentanti degli studenti dell’Istituto professionale alberghiero “IISS Mediterraneo” di Pulsano (Taranto) che racconteranno i progetti attivati nella loro scuola.

Francesco Pugliese Ad Conad

 «Questa tappa del Grande Viaggio Insieme ci mostra con grande evidenza le vere urgenze del Paese: se vogliamo far ripartire l’Italia dobbiamo far ripartire il Sud. E possiamo farlo – dobbiamo – mettendo a frutto il patrimonio di ricchezze e di competenze che troppo a lungo sono state trascurate.

Taranto, per decenni intrappolata in una visione di sviluppo concentrata elusivamente sulle politiche industriali, è l’emblema di un Meridione che ha tanto da dare al Paese», annota l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «La città, e tutta l’area jonica hanno bisogno di riprogrammarsi puntando sui veri punti di forza: i giovani, le tradizioni, le bellezze artistiche e il patrimonio culturale, e le eccellenze agroalimentari, di cui l’uva tavola rappresenta una delle punte di diamante. Riuscirci non è semplice: va riconsiderata l’organizzazione delle filiere, superate le divisioni e create sinergie tra coltivatori e produttori, progettate piattaforme per la commercializzazione. Prima ancora, bisogna intervenire sul gap infrastrutturale che oggi costituisce il principale freno allo sviluppo del Meridione».

 La ricerca Aaster mette in evidenza che la filiera dell’uva da tavola dell’area tarantina ha molte sfide davanti a sé, a cominciare dalla sostenibilità sociale – che potrà essere vinta solo quando il settore avrà trovato anticorpi efficaci al caporalato – . Non meno importante sarà superare la prova della modernizzazione e abbattere l’ostacolo della frammentazione, che resta uno dei limiti principali all’affermazione sul mercato delle aziende agricole locali.

Da più parti, però, arrivano segnali di vivacità. Sul fronte della ricerca applicata, se da una parte lo sforzo di modernizzazione è principalmente in capo ad alcuni grandi operatori, si registrano diverse iniziative e investimenti sia a livello pubblico che privato, come i programmi di breeding sviluppati per lanciare nuove varietà di uva.

Molto si sta facendo anche sul piano dello sviluppo organizzativo. Tra le altre, spicca l’iniziativa della Camera di Commercio di Taranto, che sta per lanciare la piattaforma logistica Agromed. La funzione dell’hub sarà accompagnare le aziende agricole del bacino ionico, offrendo ai piccoli operatori servizi come lo stoccaggio, la refrigerazione, i servizi di certificazione e di tracciabilità, il confezionamento in IV gamma,  con lo scopo di aumentare il potere di contrattazione dei piccoli nei confronti degli intermediari.

Centri servizi come Agromed dovrebbero fungere da hub per il conferimento e la lavorazione per conto delle organizzazioni di produttori,  per poi fare da raccordo logistico con il nodo portuale di Taranto e quello aeroportuale di Grottaglie. È a queste due importanti infrastrutture, in particolare al porto cittadino, che ruotano molti dei progetti di sviluppo della città. Che ha già le basi per riprendere le redini della sua storia, ma ha bisogno di ritrovare quel senso di comunità che le permetterà di gettare le basi per una rinascita.

 

 

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