Cavallette, grilli e bachi di seta meglio di olio d’oliva e arance
Lo rivela uno studio condotto in vitro dall’Università di Teramo il quale dimostra che le attività antiossidanti degli insetti registrano valori superiori fino a 5 volte
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 22/07/2019
Ci sono tante buone ragioni per mangiare gli insetti commestibili: sono un’ottima fonte di proteine, contengono acidi grassi polinsaturi, minerali, vitamine e fibre. Lo sostengono – ormai da anni – autorevoli studiosi, inclusi quelli della Fao, che cercano di convincerci ciclicamente dell’alto valore nutrizionale di cavallette, grilli, coleotteri, bruchi e addirittura scorpioni. “E’ il novel food (il cibo del futuro)”, dicono. A ricordarcelo questa volta è uno studio inedito che arriva dall’Università di Teramo e che è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers in Nutrition and Sustainable diets”.
La ricerca, tutta italiana, condotta da Mauro Serafini, docente di Nutrizione umana nell’ateneo abruzzese, è andata addirittura oltre le precedenti analisi scientifiche realizzate sull’entomofagia, cioè sul consumo di insetti, perché ha dimostrato che esiste un loro valore nutrizionale che fino ad oggi non è stato considerato dalla scienza: ad esempio, l’attività antiossidante degli estratti di cavallette, bachi da seta e grilli che mostrano valori anche cinque volte superiori a quelli del succo d’arancia fresco. Le cicale e i bachi da seta mostrano, invece, due volte di più l’attività antiossidante dell’olio d’oliva. “Però, non è possibile dire che siano ‘superfood’ perché lo studio è stato condotto in vitro e si tratta di una potenzialità del cibo. Ora bisognerà, con nuove ricerche, capire l’effettiva biodisponibilità degli antiossidanti valutando cosa succede nell’organismo dopo averli mangiati”, ha puntualizzato Mauro Serafini.
Gli italiani e gli insetti
Ma gli italiani che cosa pensano dell’entomofagia? Al quesito, qualche mese fa, ha provato a rispondere una ricerca Doxa, finalizzata proprio ad indagare il sentimento della popolazione rispetto a questo fenomeno, a maggior ragione dopo che il Parlamento europeo ha introdotto dallo scorso 1° gennaio 2018 le regole per la vendita di nuovi prodotti alimentari compresi gli insetti. Dall’indagine, commissionata da Rentokil Initial, è emerso che oltre il 40% degli italiani ritiene che gli insetti possano essere uno dei cibi del futuro. In particolare, sono i giovani tra i 18 e i 34 anni che dimostrano maggiore apertura (49%) contro il 63% degli over 55 che pensa che gli insetti non saranno mai accettati come alimenti in Italia. Gli analisti registrano inoltre che 4 italiani su 10 si dimostrano aperti all’assaggio del “novel food” (cibo del futuro), un 19% li assaggerebbe incuriosito dal gusto, mentre un 21% sarebbe stupito e indeciso se assaggiarli. Dal punto di vista della sicurezza alimentare e sui possibili effetti per la salute 7 italiani su 10 pensano invece che cibi a base di insetti possano avere effetti benefici e fornire nutrienti utili al nostro organismo. Infine, il 73% dei connazionali sostiene che la produzione degli insetti richiederebbe maggiori attenzioni in termini di sicurezza alimentare e pratiche igieniche, mentre il 55% è molto preoccupato dal punto di vista sanitario per le pratiche che possano essere utilizzate o meno nella lavorazione degli insetti ad uso alimentare.
Novel food, un percorso a ostacoli
Ecco le domande cruciali: in quale ristorante è possibile mangiare insetti in Italia? Dove sono la farina di grillo, i biscotti alla formica, il pane al tenebrione? A quasi due anni dall’entrata in vigore del regolamento europeo che disciplina i “novel food”, gli insetti non sono ancora arrivati nei nostri supermercati, mentre l’offerta dei ristoranti è assai limitata. Questo perché, per immetterli sul mercato, gli interessati devono chiedere l’autorizzazione alla Commissione europea e nessuna azienda italiana lo ha fatto, per il momento. Le realtà italiane a favore degli insetti commestibili non mancano di certo, che siano associazioni culturali che promuovono l’entomofagia o aziende che già allevano insetti per il consumo animale. Ma nel settore c’è molta confusione sull’iter burocratico da seguire per ottenere il via libera. Il panorama è frammentato anche a livello europeo perché gli imprenditori dei Paesi dove gli insetti commestibili erano già diffusi prima del 2018 – Belgio, Olanda, Regno Unito, Svizzera, Danimarca, Finlandia, alcuni land tedeschi – hanno ricevuto la deroga di un anno per poter continuare a venderli e mettersi in regola. Certo è che i sostenitori del “novel food” sono convinti che l’industria degli insetti da settore di nicchia diventerà presto molto popolare. Anche grazie al sostegno della Fao che da anni sottolinea i possibili benefici che l’utilizzo degli insetti come proteina animale alternativa avrebbe sull’ambiente e nella lotta alle disuguaglianze alimentari
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